Rafael Nadal torna a Barcellona, dove nel 2003 diede dimostrazione di essere diventato un giocatore a tutti gli effetti. Un mese prima batteva Juan Antonio Marin al Challenger di Cagliari. Al Conde de Godò gli rifilò 6-0 e una sua bordata costò un ginocchio al costaricano. Perse da Corretja: “Mai visto un 16enne così: è fuori dal normale”.

A meno di 24 ore dal titolo numero 11 a Monte Carlo, Rafael Nadal si è già presentato presso il Real Club de Tenis di Barcellona. Sono trascorsi 15 anni dalla sua prima apparizione in un torneo a cui è molto legato (per quanto nel 2002 aveva giocato le qualificazioni, cedendo a Stefano Galvani): correva l'anno 2003 e le cinque wild card andarono a Galo Blanco, Marc Lopez, Fernando Verdasco, al costaricano Juan Antonio Marin… e a Rafa Nadal. La Nadal-Mania non era ancora esplosa, ma i suoi exploit di qualche giorno prima a Monte Carlo avevano acceso la curiosità degli spagnoli, colpiti anche dalla sua umiltà. Chiamato a rispondere alle prime domande dei giornalisti, diceva che “Sarei un tonto se oggi non firmassi per avere una carriera come quella di Carlos Moyà”. Il tutto mentre posava per qualche foto con il suo idolo davanti alla Sagrada Familia, uno dei luoghi simbolo della città. Qualche settimana prima aveva giocato il torneo Challenger di Cagliari, dove aveva affrontato (e giocato insieme in doppio) proprio Juan Antonio “Juancho” Marin, la cui fama arriva ai giorni nostri per aver lottato cinque set con Pete Sampras, al Roland Garros 1999. Si conoscevano bene, anche perché giocavano insieme nelle competizioni a squadre, ovviamente con il Real Club Tenis Barcelona. A Cagliari si impose Nadal 6-2 7-6 (sarebbe poi arrivato in finale, perdendo contro Filippo Volandri). Marin ha giocato per Costa Rica, ma si è costruito tennisticamente in Spagna. Ancora oggi vive lì: è il responsabile della scuola del Club de Tenis Murcia. “Ciò che mi aveva colpito di Nadal era il suo atteggiamento. Quei Challenger erano tornei durissimi: eppure Rafa, nonostante la sua età, non era in nessun modo intimidito. Pensava soltanto a competere”.

QUELL'INCROCIATO ASSASSINO
Dopo Cagliari, i due si sono trasferiti a Barletta, dove Nadal vinse il suo primo titolo Challenger, battendo in finale il “Dragone” Albert Portas. “Ci eravamo accorti che era speciale, molto speciale” dice Marin, semifinalista nello stesso torneo. Si persero di vista per qualche giorno, salvo poi ritrovarsi proprio a Barcellona. E il sorteggio, beffardo, li ha messi nuovamente uno contro l'altro. “Ho preparato la partita pensando a quello che era successo qualche settimana prima a Cagliari. Pensavo che sarebbe stata un'altra battaglia, punto a punto. Invece fu un calvario. Davanti a me c'era un giocatore completamente diverso. All'improvviso non potevo giocare contro di lui. Tirava colpi vincenti da tutte le parti. Non sapevo cosa fare. Sul 4-0 ho pensato che mi avrebbe rifilato un cappotto: non avevo mai provato una sensazione del genere su un campo da tennis. Però nel quinto game sono salito 40-0 e pensavo che avrei evitato 6-0. Sul punto seguente mi ha tirato un incrociato potentissimo, ma ho provato ugualmente ad arrivarci. Sono caduto, ho perso il punto e il ginocchio ha fatto crack. Ho perso il set 6-0, ho chiamato il fisioterapista e mi disse che non aveva senso andare avanti. Mi ero rotto il legamento e sarei rimasto fermo per quattro mesi”. Ma com'era possibile che la stessa persona fosse diventato un altro giocatore, completamente diverso, nell'arco di poche settimane? Come aveva fatto a cambiare passo, velocità, pesantezza? La risposta era qualche centinaio di chilometri verso est, al Country Club di Monte Carlo. Mentre Marin preparava il torneo di Barcellona, Nadal tentò le qualificazioni a Monte Carlo. Le passò battendo Eschauer e Stoliarov, poi nel main draw superò Karol Kucera e Albert Costa, campione in carica del Roland Garros.

“ERA FUORI DAL NORMALE”
Oggi Costa dirige il torneo di Barcellona ed è sicuro: “Non ci sono dubbi che aprile 2003 fu il mese in cui Rafa è diventato a tutti gli effetti un giocatore del circuito”. E pensare che non aveva ancora compiuto 17 anni. Dopo il successo contro Marin, per batterlo ci volle un giocatore di classe ed esperienza come Alex Corretja. Preoccupato dalle referenze di quel diavoletto maiorchino, gioco con grande attenzione e si impose 3-6 6-2 6-1. “Non ho mai affrontato un 16enne che gioca a tennis in questo modo – disse Corretja copo la partita – è qualcosa fuori dal normale, adesso capisco perché ha vinto così tanti match". Da quel giorno del 2003, Rafa ha vinto tutte le partite giocate al Conde de Godò fino al 2014, quando fu superato da Nicolas Almagro nei quarti. L'anno dopo sarebbe stato Fabio Fognini a togliersi questa soddisfazione. In questi 15 anni ci sono stati anche dieci successi, proprio come a Monte Carlo (fino alla scorsa settimana), proprio come a Parigi. Barcellona vale meno come soldi e come punti ATP, ma resta una tappa fondamentale nella carriera di Rafa. Per questo, giocherà al massimo anche quest'anno, puntando alla “undecima” in uno dei primi circoli che ha creduto in lui. Nella speranza che un suo colpo incrociato, almeno, non spacchi le ginocchia a un avversario.