Sorprendente o no, la scelta di Novak Djokovic di chiedere una wild card al torneo di Barcellona è da considerarsi positivo. Se ha scelto di tornare in Catalogna, a distanza di 12 anni, dopo tutto quello che ha passato negli ultimi mesi, significa che avverte sensazioni positive e vuole gonfiare l'autostima in vista di tornei ancora più importanti. Tra le novità del nuovo Djokovic c'è un aggiustamento alla racchetta. Il serbo utilizza un telaio Head dal 2009, mentre a inizio carriera utilizzava una racchetta Wilson. Quella del 2018 non è una rivoluzione, ma un adattamento che tiene conto delle sue caratteristiche attuali, diverse rispetto a quando aveva 22 anni. D'altra parte, aveva fatto qualcosa del genere Roger Federer nel 2013, quando gli ingegneri Wilson si misero d'impegno per trovare un telaio adatto alle nuove esigenze, trovando la soluzione con un piatto corde più grande. “Il modello rimane lo stesso – ha detto Djokovic, sottolineando che il cambio è arrivato nel 2018 – ho effettuato alcuni piccoli cambiamenti, che però nel nostro mondo sono piuttosto significativi. Anche Andre Agassi e Radek Stepanek, che hanno lavorato con me in quel periodo, hanno ritenuto che fosse una buona idea”. La novità della racchetta è passata in secondo piano: i titoli li aveva presi il mini-prolungamento dell'accordo con Marian Vajda per tutta la stagione su terra battuta, ma le modifiche alla racchetta sono un aspetto molto importante.
MAGGIORE POTENZA
Qualcuno ritiene che il setting attuale (su una Head Graphene Touch Speed Pro) renda più leggera la racchetta, in modo da ridurre la pressione sul gomito recentemente infortunato. Il serbo ha ammesso di essere ancora nella fase di adattamento, ma ha sottolineato come la scelta analoga di Roger Federer fu ottima per lo svizzero, aiutandolo a migliorare servizio e rovescio. “Più passa il tempo e più mi sento a mio agio con la racchetta – ha detto – ovviamente ci vuole un po' di tempo. Penso che qualche anno fa Federer abbia cambiato la racchetta e gli servì qualche mese per sentirsi a suo agio. Se pensi ad ampio raggio, ad alcune parti del tuo gioco che vorresti migliorare, forse la tecnologia può darti una mano. Perché no? È stata una scelta importante”. Vero, e neanche sorprendente: il serbo è sempre stato attento alla tecnologia, a volte maniacale. A parte la famosa dieta priva di glutine (da cui uscì persino un libro), molti ricordano le sedute nella camera iperbarica per adattare il corpo a condizioni climatiche simili a quelle che si trovano in alta montagna. Djokovic ha ricordato che anche nel 2009 gli servì un po' di tempo per adattarsi al nuovo telaio. “Mi ci volle un anno, un anno e qualcosa, per trovare la giusta dimensione. Peso, bilanciamento, tutte le specifiche adatte al mio tipo di gioco”. La transizione attuale è meno rivoluzionaria, ma era necessaria viste le nuove condizioni del suo gomito. “Mi sembra di aver già notato qualche miglioramento. In particolare, ho guadagnato qualcosa in termini di potenza, soprattutto con il servizio. E ho a disposizione più angoli”. Mercoledì avremo le idee più chiare. Qualche occhio in più del solito, ovviamente, sarà sulla sua racchetta. Nole esordirà contro il vincente di Klizan-Delbonis e nei quarti potrebbe pescare nientemeno che Rafa Nadal.