La data limite è chiara: 2021. Raggiunte le 20 edizioni del Mutua Madrid Open, “non si sa cosa succederà”. L'ha detto Gerard Tsobanian, direttore operativo e braccio destro di Ion Tiriac nell'organizzazione di uno dei tornei più importanti del tour. Madrid ha una storia molto particolare: in origine, si giocava a Stoccolma sul cemento indoor, in ottobre. Nel 1995, in piena età dell'oro del tennis tedesco, Ion Tiriac pensò bene di spostarlo in Germania. Prima edizione ad Essen, in attesa che fosse pronta la sede di Stoccarda. Si rimase nella città della Porsche fino al 2001, poi ci fu il forzato trasferimento in Spagna, giacché la Germania aveva esaurito la sua spinta propulsiva a e il baricentro del tennis europeo si era decisamente spostato verso sud. Sette edizioni indoor, poi l'inaugurazione della Caja Magica e un'altra forzatura: Madrid cambia superficie (dal cemento alla terra), si sposta a maggio lasciando a Shanghai la sua data autunnale. Ne fa le spese lo storico torneo di Amburgo, che viene declassato e non trova soddisfazione neanche in una causa milionaria contro l'ATP. A suo tempo, Tiriac era convinto di arrivare a insidiare gli Slam. Purtroppo per lui, certi meccanismi sono inscalfibili. E l'ATP, a quanto pare, non ha trovato il modo o il coraggio di varare i famosi “Mini Slam” che avrebbero dovuto accrescere l'importanza di alcuni tornei. Ad oggi, l'accordo tra la “Madrid Trophy Promotion” e la Città di Madrid scade nel 2021. Non esistono vincoli né opzioni per gli anni successivi. “Ci piace Madrid, la città, il pubblico, l'accoglienza… però manca la certezza per il futuro e quindi dobbiamo prepararci il terreno”.
UN TORNEO TROPPO COSTOSO?
L'obiettivo è restare nella capitale spagnola, anche perché si è creato un equilibrio perfetto, con il trittico Madrid-Roma-Parigi a sublimare la stagione sulla terra battuta. Tuttavia, non è escluso che gli organizzatori possano parlare con altre città europee, interessate a ospitare l'evento. La stampa ritiene che esista un conflitto politico, tesi smentita da Tsobanian. “Nel nostro percorso a Madrid abbiamo incontrato quattro amministrazioni cittadine e ci siamo adattati a ognuna. E tutte hanno riconosciuto che il torneo era una risorsa per la città”. I rapporti continuano ad essere “cordiali”, ma il torneo ha bisogno di certezze per il futuro. L'attuale sindaca Manuela Carmena non ha ancora raggiunto un accordo col torneo, peraltro dopo aver ereditato accordi presi dalle passate amministrazioni. Qualcosa ha iniziato a incrinarsi l'anno scorso, quando uscirono alcune notizie legate al costo eccessivo dell'evento. In particolare, le spese per l'amministrazione sarebbero aumentate in misura importante a partire dal 2009. Fino ad allora, la città spendeva 1,5 milioni di euro, poi diventati 5,3 fino agli attuali 10,4. Tsobanian ritiene che il Mutua Madrid Open sia molto più di una competizione: sarebbe la prova che la città è in grado di ospitare una manifestazione di natura globale, con un impatto economico di oltre 100 milioni di euro e circa 250.000 spettatori. “Grazie al nostro torneo, Madrid si è inserita nella lista di città che possono permettersi un evento del genere – ha detto Tsobanian – ovviamente le squadre di calcio possono rappresentare la città, ma non è detto che vincano sempre. Per un torneo è diverso: l'evento vince sempre, perché porta i migliori tennisti del momento”. Resosi conto che far sloggiare uno Slam è impossibile, così come inserirne un quinto in calendario, a Madrid hanno scelto di scollarsi dalla tradizione e spingersi alla ricerca dell'innovazione. Molti ricorderanno la trovata delle top-model raccattapalle, tutti l'esperimento della terra blu nel 2012. “Vogliamo essere un torneo giovane, tecnologico e moderno. Vogliamo innovare e continuare a crescere”. Meno diplomatico Ion Tiriac. Dall'alto del suoi 78 anni, può permettersi di dire quello che pensa. “Per me l'ideale è restare a Madrid per altri 20 anni, ma se non fosse possibile e il torneo non è necessario per la città, non possiamo certo andare avanti”. E pensare che dall'anno prossimo ci sarà il cambio del direttore del torneo, con Feliciano Lopez che prenderà il posto di Manolo Santana.
LA PREOCCUPAZIONE DI NADAL E QUELLE PAROLE SU BERLINO
“Non capisco come sia possibile che qualcuno non voglia il torneo – continua Tiriac – specie quando fa guadagnare soldi sia alla città che alla Paese. Ci sono soltanto guadagni, senza dimenticare la pubblicità. Tuttavia, non spetta a me capirlo. Lo deve fare chi se ne occupa. Da parte mia, devo assicurarmi che il torneo vada avanti, qui o in un'altra città”. Mancano tre anni al 2021, ma in realtà il tempo stringe: ATP e WTA hanno la necessità di pianificare i calendari con qualche anno d'anticipo. “Per costruire un torneo del genere ci vogliono tre anni. Devi costruire due stadi, uno da 18.000 spettatori, un altro da 10.000. Non si può fare un lavoro così importante in poco tempo. In 17 anni, noi abbiamo fatto qualcosa che altri hanno hanno fatto in 50 o 100. Abbiamo una reputazione straordinaria: non siamo il torneo più grande, ma certamente quello con più qualità, con tutto il rispetto per gli Slam”. Nella conferenza stampa pre-torneo, hanno chiesto un parere anche a Rafael Nadal. Il numero 1 del mondo non ha nascosto la sua preoccupazione. “So quanto costa avere un torneo del genere: ci sono città che pagherebbero grandi cifre per averlo. Sinceramente, credo che se dovessimo perderlo sarebbe molto difficile recuperarlo”. Nadal si è imposto cinque volte a Madrid (una presso la vecchia Madrid Arena, quattro nella Caja Magica) ed è inevitabilmente legato alla città. “È un evento di livello straordinario. Il tennis è uno degli sport più mediatici del mondo e una cosa deve essere chiara: è molto difficile arrivare a ospitare un torneo simile. Chi sarà chiamato a scegliere dovrà analizzare bene la situazione, anche pensando ai guadagni e alla pubblicità”. Il possibile Caso-Madrid schiarisce le idee su alcune recenti dichiarazioni di Ion Tiriac, che aveva “consigliato” a Boris Becker di farsi vivo con l'amministrazione di Berlino per provare a organizzare un torneo di “alto livello” nella capitale tedesca, laddove il tennis manca da moltissimi anni. I pezzi del puzzle si incastrano alla perfezione: aveva parlato di due stadi di primo livello e capienza notevole, oltre all'importanza di un buon rapporto con l'amministrazione comunale. Un nome come Becker – al netto dei suoi problemi finanziari – sarebbe un garante, almeno sul piano mediatico, per pensare a un clamoroso spostamento. Per adesso è fantatennis, una pura illazione, però…