Manca ancora la prova regina, ma un buon avvocato direbbe che ci sono indizi “gravi, precisi e concordanti”. Non sappiamo se ci racconteranno pubblicamente cosa è intercorso tra il clan di Camila Giorgi e la Federazione Italiana Tennis, ma quello che trapela è molto chiaro. E non viene fatto granché per nasconderlo. Al di là della vittoria su Deborah Chiesa nelle qualificazioni degli Internazionali BNL d'Italia, ha sorpreso vedere Camila rilasciare un'intervista a SuperTennis, l'organo più visibile della FIT. Dopo il gelo mediatico degli ultimi due anni, e il tira e molla degli ultimi mesi, i due minuti concessi a Francesca Paoletti significano mille cose. A chiarire ancora di più lo scenario, le parole di papà Sergio. Sulle colonne del Corriere dello Sport, intervistato da Stefano Semeraro, ha pronunciato una frase sibillina ma neanche troppo implicita: “Come vanno le cose con la FIT? Vedremo. Qualcosa succederà, secondo me. Qualcosa di positivo”. E pochi secondi prima aveva elogiato la bontà dell'organizzazione. Guarda caso, un torneo “Made in FIT”. Anzi, come diciamo da anni, la ciambella meglio riuscita dalla federazione di Angelo Binaghi. Considerato che Sergio Giorgi non è affatto uno sprovveduto, certe parole possono essere intepretate solo in un modo: Camila potrebbe tornare nel giro federale, magari riprendendo a vestire la maglia azzurra in Fed Cup. Intanto c'è da qualificarsi a Roma, dove non le è mai capitato di vincere più di una partita. Per azzannare il main draw dovrà battere Danielle Collins, protagonista di una bella favola nella primavera americana, tra Indian Wells e (soprattutto) Miami. “Non la conosco, dovrò fare il mio gioco – ha detto la Giorgi, più che soddisfatta del suo momento attuale – sto scegliendo la palla giusta per attaccare, avverto buone sensazioni nella gestione del punto". In effetti è vero: tra Lugano e Praga si erano viste avvisaglie importanti, e il 6-2 6-3 contro la Chiesa lo ha confermato.
CON UN COLPO IN PIÙ, IL PUNTO VALE LO STESSO
Va detto che la trentina ha giocato con una grossa fasciatura alla coscia sinistra e – più in generale – è parsa in enorme difficoltà negli spostamenti. Non era al 100%, anche se un cambio di campo (sotto 6-2 4-1) si è presa un mezzo rimbrotto di coach Francesco Piccari. “Nessuno ti chiede di vincere questa partita, ma io voglio vedere una Deborah che lotta fino alla fine e gioca col coltello tra i denti”. Non era facile, per Deborah, arginare i missili della Giorgi. Sul piano tattico, sapendo di essere poco incisiva negli spostamenti laterali, era complicato prendere in mano il gioco contro un'avversaria che non lascia tempo per respirare, figurarsi per pensare. Dopo uno scambio di break in avvio (1-1, 3-1 Giorgi, poi 3-2), Camila intascava tre giochi di fila dando la sensazione di una viva superiorità. Difficile dire quanto favorita dalle difficoltà atletiche della Chiesa, ma comunque sensibile. Come detto, le parole di Camila trovano riscontro sul campo: rimane fedele alla sua idea di gioco, ma ragiona una frazione di secondo in più prima di tentare il vincente. Fino a qualche tempo fa, il missile a occhi chiusi era il suo unico DNA. Adesso ha capito che il punto vale lo stesso se arriva dopo 5 colpi. Un miglioramento importante, che però dovrà essere accompagnato dalla giusta continuità. Nel secondo set, la Chiesa partiva benino, ma dall'1-1 e 30-0 incassava dieci punti di fila che erano una sentenza. Tutto lineare, senza squilli. La partita più delicata si sta giocando (o forse si è già giocata) altrove, tra uffici e corridoi. Se davvero dovesse scoppiare la pace, il tennis italiano avrebbe solo da guadagnarci. La Giorgi è l'unica italiana al turno decisivo delle qualificazioni, poiché le altre tre azzurre in gara non hanno raccolto neanche un set. D'altra parte, non si poteva chiedere troppo a Federica Di Sarra, Martina Trevisan e Anastasia Grymalska. Quest'ultima ha giocato alla pari contro Zarina Diyas e per un po' ha sperato di allungare il match al terzo, ma se l'asticella è troppo alta non c'è nulla di male nello scontrarla nel tentativo di saltare. Nella Roma degli addii (Knapp, Vinci, forse Schiavone) questi Internazionali BNL d'Italia potrebbero essere ricordati come quelli del grande riavvicinamento di Camila Giorgi. Aspettiamo la prova, ma gli indizi vanno in un'unica direzione. Gravi, precisi e concordanti.