Prima vittoria in un match ATP per Federico Coria, fratello minore di Guillermo. Un'avventura folle, partita da Roma e che doveva proseguire al Challenger di Mestre. All'ultimo momento, è entrato nelle qualificazioni di Lione. Aveva perso, ma il ritiro di John Millman gli ha aperto le porte di un sogno.

La città di Lione non evoca grandi ricordi al tennis argentino. Dentro il Palais des Sports de Gerland, nel 2010, l'albiceleste di Coppa Davis raccolse un'ingloriosa sconfitta nella semifinale contro la Francia. Otto anni dopo, Lione è entrata nel cuore e nella memoria eterna di Federico Coria, che forse – forse! – potrà affrancarsi dal terribile appellativo di “fratello di Guillermo”. Nei primi anni 2000, il “Mago” era tra i più forti giocatori del mondo, soprattutto sulla terra battuta. Poi la sua carriera è franata in un paio di dolorose sconfitte (la finale del Roland Garros 2004 contro Gaudio e quella di Roma, l'anno dopo, contro Nadal), affogando in un mare di doppi falli da cui non è più riuscito ad emergere. Era arrivato a commetterne anche 30 a partita. Oggi Guillermo è sereno, ha messo da parte i rimpianti e fa parte del nuovo gruppo dirigenziale della federazione argentina, guidata dal neo-presidente Agustin Calleri. Fino a ieri, Federico Coria (n. 335 ATP) era un giocatore come tanti, appunto, il “fratello del Mago”. Anni di professionismo basico, senza vincere una benedetta partita nel circuito ATP. Ce l'ha fatta ieri, proprio a Lione, ed è stata una benevolenza del destino. Sconfitto nelle qualificazioni, è stato ripescato in tabellone grazie al forfait di John Millman. E lui, da numero 335 ATP, ha battuto il connazionale Nicolas Kicker (n.84) al dodicesimo game del terzo set (4-6 6-1 7-5). La cosa divertente è che Coria non avrebbe nemmeno dovuto essere a Lione. La sua programmazione originaria prevedeva la partecipazione al Challenger di Mestre.

DAL TRENO PER MESTRE ALL'AEREO PER LIONE
​Contattato da Sebastian Torok per La Nacion, Coria ha raccontato la curiosa genesi della sua avventura francese. “In effetti è una storia un po' folle, perché non dovrei nemmeno essere qui – ha detto Coria – ho volato da Buenos Aires a Roma insieme a Martin Cuevas, fratello di Pablo. Dovevamo andare a Mestre giovedì, ma Pablo Cuevas ci ha chiesto di restare a Roma per allenarci. Il Foro Italico è un posto fantastico, stare accanto ai più forti al mondo è stata una grande esperienza”. Venerdì mattina, Coria avrebbe dovuto andare a Mestre per giocare le qualificazioni. Ha però ricevuto una mail dell'ATP in cui lo informavano che era ancora fuori dal tabellone. Avendo il treno alle 11, ha aspettato fino all'ultimo. Alle 10.50 era ancora escluso dal tabellone, poi alle 11.45 la comunicazione a sorpresa: era entrato nelle qualificazioni del torneo ATP di Lione. A quel punto ha salutato Cuevas, ha preso il primo taxi e si è recato in aeroporto, dove c'era un volo diretto per Lione. “L'ho pagato una fortuna, circa 600 euro, ma era una chance da non perdere. Sono arrivato a Lione nel pomeriggio e mi sono subito allenato con Cameron Norrie”. Bella avventura, che però due giorni dopo sembrava già terminata. Al turno di qualificazione, Coria aveva perso contro il dominicano José Hernandez-Fernandez. Come da prassi, ha firmato per entrare come lucky loser in caso di qualche forfait dell'ultim'ora. Alle 10.15 di lunedì mattina il tour manager ATP si è recato in sala giocatori e gli ha detto: “Ehi, Coria, sei stato ripescato. Giochi alle 11 contro Kicker”.

TOCCARE IL CIELO CON UN DITO
​Più che dalla gioia, è stato preso dalla disperazione perché non c'era tempo per prepararsi a dovere. Riscaldamento al volo, senza neanche poter parlare con il coach Alejandro Fabbri (è impegnato al Roland Garros con Hugo Dellien). I familiari dormivano e il preparatore atletico Martiniano Orazi (ex di Del Potro) era a Maiorca a lavorare con Schwartzman. La partita contro Kicker è diventata un mini-romanzo nel terzo set. Avanti 4-0 e 40-15, Coria si è fatto prendere dalla tensione. Kicker lo ha ripreso sul 4-4 e ha avuto una palla break per il sorpasso. “L'ho annullata, poi ho avuto un matchpoint sul 5-4. Niente da fare. Quando ho chiuso 7-5, è stato come toccare il cielo con un dito. Nella mia carriera ho passato di tutto: Futures, Challenger, gare a squadre… questo è un premio alla costanza. È venuto a complimentarsi con me anche Jo Wilfried Tsonga”. Da Rosario, l'ex “Mago” si è detto molto contento per il risultato del fratello minore, che però continua a vivere nella sua ombra. “Alla dogana di Roma, i poliziotti mi hanno detto che il mio cognome ricordava qualcosa. 'Sì, ma quello famoso è mio fratello'”. Il sogno del piccolo Coria proseguirà mercoledì, negli ottavi, contro Mikhail Kukushkin. Una partita non impossibile. In verità, non ci sono molti match proibitivi nelle settimane precedenti a uno Slam, perché i big sono in rifinitura e i rincalzi giocano le qualificazioni. E così Federico Coria si è assicurato un assegno di oltre 8.000 euro. “Adesso cercherò di restare a galla il più possibile. Per anni mi sono domandato quando mi sarebbe finalmente successo”. Quel momento è arrivato. Chissà se riuscirà a farlo durare.