Lo hanno chiamato in tanti modi. Polmone, gioiello, gallina dalle uova d'oro… le metafore sono tante, ma il concetto non cambia: il Roland Garros è il cuore pulsante del tennis francese, la fonte capace di generare l'85% delle risorse della federazione. Senza il torneo, la FFT sarebbe costretta a strategie prudenti, addirittura parsimoniose. Pur essendo il più piccolo tra i quattro Slam, consente alla federazione di sostenersi senza dipendere dalle sovvenzioni pubbliche. Essendo un'associazione sportiva, la FFT non ha fini di lucro e dunque investe i profitti in un progetto di politica federale che promuove il tennis in Francia. Senza fare paragoni con realtà troppo diverse come Australia e Stati Uniti, il modello francese ha un impatto maggiore rispetto a quello di Wimbledon: il torneo londinese garantisce guadagni stratosferici, ma rimane proprietà di un club privato, l'All England Club. Nel 2018, il budget della federtennis francese ammonta a 280 milioni di euro. Di questi, circa 240 arrivano dal Roland Garros. Grazie a questa montagna di soldi, il tennis vanta oltre un milione di tesserati ed è il secondo sport più praticato in Francia. Il Roland Garros garantisce anche un effetto a cascata, poiché la Francia organizza diversi tornei ATP, ossigeno puro per giovani tennisti a caccia di punti per la classifica mondiale. Ma i proventi del Roland Garros servono a sovvenzionare il tennis a tutti i livelli. Il punto di svolta risale al 1980. All'epoca, il fatturato del torneo equivaleva a circa 300.000 euro. Lo scorso anno, il giro d'affari ha toccato i 230,7 milioni. Quest'anno aumenteranno ancora. Pochi eventi al mondo sono in grado di generare così tanti soldi in due settimane. Le risorse arrivano da quattro fonti principali: diritti TV (37%), sponsor (27%), investimenti pubblici (16%) e biglietteria (15%).
NIENTE PIÙ ASFISSIA
Le cifre si gonfieranno nei prossimi anni, a partire dal 2020, quando la copertura del campo Chatrier permetterà di organizzare le sessioni serali. Il percorso è iniziato lo scorso anno, con il varo di due biglietti diversi per le semifinali maschili. Con l'arrivo di una dozzina di sessioni in più, gli spettatori complessivi dovrebbero superare le 600.000 unità. Lo scorso anno, 471.959 persone hanno varcato i cancelli di Bois de Boulogne. Tra l'altro, la capienza complessiva dell'impianto aumenterà di circa 2.500 unità, senza dimenticare la crescita del valore del prodotto televisivo. E anche gli incassi da biglietteria aumenteranno. Quest'anno assistere alla finale costerà un minimo di 175 euro per la piccionaia, con una crescita intorno al 20% rispetto al 2015. Ma sono anni importanti per il Roland Garros, decisivi per il futuro. Se è vero che lo status di Slam non sembra in pericolo, è altrettanto vero che gli altri corrono e non ci si può permettere di restare indietro. Già quest'anno si potranno apprezzare le prime migliorie. C'è più spazio. Nel 2007, l'allora presidente FFT Christian Bimes aveva parlato di “pericolo di asfissia”. Nel 2002, aveva lanciato il primo progetto di ampliamento in vista della candidatura di Parigi per le Olimpiadi del 2012, poi assegnate a Londra. Dopo tante battaglie legali, soprattutto con gli ambientalisti, preoccupati per il destino delle serre d'Auteil, sono partiti i lavori. Quest'anno una parte dell'area è stata annessa al torneo, mentre una vecchia palestra si è tramutata nel nuovo Campo 18, un gioiellino da 2.200 posti che è il campo principale delle qualificazioni. Nei pressi del Philippe Chatrier, il Campo 7 e il Campo 9 uniscono il nuovo edificio dell'organizzazione. Ad est sono stati recuperati e ristrutturati due palazzi di pietra miliare costruiti sul finire del 19esimo secolo. Uno dei due si chiama “Orangerie” e sarà la sede del sorteggio del main draw, prevista giovedì sera.
358 MILIONI DI SPESA
Ma non finisce qui: a poca distanza dai palazzi c'è il cantiere del Campo Simonne-Mathieu, un mini stadio semi-interrato che sarà inaugurato nel 2019 e potrà ospitare fino a 5.000 spettatori, prendendo il posto del vecchio Campo 1. I francesi hanno scelto di intitolarlo a un ex campione, ma soprattutto membro della resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma il progetto più importante, ovviamente, riguarda il tetto sul Campo Centrale. Attualmente, il Roland Garros è l'unico Slam privo di un campo indoor. Scavallato l'ostacolo dei tribunali, i lavori possono andare avanti e costeranno la bellezza di 358 milioni. Il campo sarà inaugurato nel 2020. A progetto ultimato, lo spazio del Roland Garros passerà da 8,5 a 12,5 ettari. Un buon risultato per festeggiare i 90 anni dell'impianto, ma che non impediranno a Parigi di restare il fanalino di coda degli Slam: Wimbledon ha 17,7 ettari, lo Us Open 18,8 e l'Australian Open 20. Senza contare che Melbourne ha 3 tetti, mentre New York e Londra ne avranno due a breve, rispettivamente nel 2018 e nel 2019. “Non stiamo lottando per essere i più grandi o cercare chissa quale quantità – ha detto il direttore esecutivo FFT Christophe Fagniez – a noi interessa la qualità e la capacità di dare il tocco francese”. Sono definitivamente tramontate, dunque, le ipotesi che spingevano per uno spostamento in periferia. Si erano ventilate varie ipotesi, che peraltro avrebbero reso il torneo un gigante. L'opzione aveva diversi sostenitori, tra cui Amelie Mauresmo, ma alla fine hanno scelto di restare nella “cattedrale” parigina. Secondo il sociologo Bertrand Pulman, autore di un bel libro sul Roland Garros (Rouge est la terre, pubblicato nel 2013), la scelta è comprensibile ma potrebbero emergere nuovi problemi .”Secondo me, il problema sulle dimensioni del Roland Garros potrebbe ricomparire tra 10-15 anni”. Per adesso, evidentemente, va bene così.