Allenato da papà Apostolos, il baby Stefanos Tsitsipas ha sviluppato il senso della disciplina grazie al retaggio sovietico di mamma Iulia, ex grande promessa junior, bloccata dalle limitazioni per i giovani di allora. Il mix dei due approcci ha creato un giocatore pieno di fiducia, che oggi sfiderà uno dei favoriti del torneo.

Li hanno programmati soltanto sul Campo numero 18. C'è da credere che il nuovo mini-stadio del Roland Garros, in grado di contenere 2.200 spettatori, sarà stipato per il match tra Dominic Thiem e Stefanos Tsitsipas. L'austriaco è tra i favoriti del torneo, ma il match attrae. Incuriosisce. Intriga. Il greco è un personaggio affascinante, incrocio di razze e personalità. Papà Apostolos è greco, mamma Iulia Apostoli Salnikova è russa. E lui si nutre di due culture, un miscuglio da da cui sta emergendo una grande personalità. È già numero 39 ATP grazie alla finale colta un mese fa a Barcellona. Nel suo percorso aveva battuto proprio Dominic Thiem. Una memoria positiva che lo aiuterà a scendere in campo con lo spirito giusto. È stato una grande promessa junior, proprio come la madre. Prima ancora che l'URSS si sgretolasse, si pensava che potesse diventare una delle migliori tenniste sovietiche di sempre. Ha rappresentato la falce e il martello in Fed Cup, con tanto di vittoria su Virginia Wade. Ma in quegli anni, al di là della cortina di ferro, era dura impostare una programmazione internazionale. Pochi viaggi, tutto controllato. Per informazioni, chiedere a Natasha Chmyreva. E poi, la Salnikova aveva la “colpa” di essersi fidanzata con uno jugoslavo. “Tutti i giocatori sovietici avevano problemi di questo tipo, ma io ero sempre sotto gli occhi dei miei coach”. E allora ha smesso di giocare presto, finendo con lo studiare giornalismo presso l'Università di Mosca. “Ho grandi rimpianti perché non ero saggia, non avevo nessun allenatore, ho fatto tutto per conto mio. In questo modo non puoi andare lontano”. Quando ha lasciato il paese ci ha provato di nuovo, arrivando al n.194 WTA ma concentrandosi soprattutto sulle gare a squadre, sistema più semplice per intascare qualche soldo. Poi è arrivato Apostolos Tsitsipas, con il quale ha messo al mondo due figli, Stefanos e Petros.

DISCIPLINA E POSITIVITÀ
“Credetemi: il medico che mi ha aiutato nel parto ha detto che Stefanos è uscito con il braccio alzato, come un tennista che sta per giocare uno smash”. Qualche anno dopo, il clan è stato preso in mano da papà Apostolos, ex professore di educazione fisica che ha mollato tutto per guidare Stefanos negli arditi sentieri del professionismo. Tuttavia, la madre ha continuato ad avere un influenza, soprattutto per strutturare il lavoro in modo rigido e ordinato, proprio come le avevano insegnato ai tempi di Nikita Kruscev. “Per esempio, mi ha sempre infastidito il fatto che il riscaldamento non fosse effettuato nel modo giusto. In Unione Sovietica erano molto rigidi su queste cose”. Lo stesso Stefanos ammette che la madre gli ha trasmesso un senso della disciplina che non è così comune nella cultura greca. E per lui è importante mischiare questo atteggiamento all'ottimismo e alla positività tipici di suo padre. “Le cose sono diventate più tese quando ho iniziato a viaggiare, ma ho sempre visto tutto queste come qualcosa di divertente. Io provo ad essere disciplinato, ma è bello viaggiare con mio padre. Ora capisco l'importanza che ha avuto nella mia carriera”. Oltre a diventare sempre più forte, Tsitsipas si diverte a coltivare un hobby figlio del 21esimo secolo: il travel vlogging. Con una telecamera in mano, documenta tutte le tappe del tour, filmandosi come se fosse una guida turistica. Potrebbe sembrare una distrazione, invece è l'unica cosa che lo tiene lontano da stress e delusioni nei continui alti e bassi del tennis. “Vorrei ispirare altre persone a fare lo stesso, e dare loro qualche idea su come farlo. Mi viene naturale e mi rende felice”. Sul campo, gioca con lo stesso coraggio. “È frutto della fiducia con cui sono cresciuto e che mi è stata trasmessa”. Ne avrà un gran bisogno contro Dominic Thiem. Che peccato che li abbiano collocati sul Campo 18.