Nonostante fosse sfavorita dai bookmakers, e in svantaggio di un set e un break, Serena Williams rimonta Ashleigh Barty e acciuffa il terzo turno. La sua storia sta entusiasmando il pubblico di Parigi, mentre la condizione sale di partita in partita. Sta progettando un incredibile trionfo?

Difficilmente i bookmakers sbagliano pronostico. Prima che Serena Williams ed Ashleigh Barty mettessero piede sul Philippe Chatrier, gli allibratori davano per favorita l'aborigena. Di poco, ma pur sempre favorita. Una cosa del genere, a Serena, non accadeva da una vita. Avevano scelto così, non tanto per quel ranking al numero 453 WTA, ma per la condizione atletica approssimativa mostrata al primo turno contro Krystina Pliskova. Lo stato di forma della Barty faceva pensare che il secondo turno potesse essere un incubo. In effetti, nel primo set, l'australiana ha messo in difficoltà la Williams con il suo gioco preciso e puntuale, fatto di tagli interessanti e un ottimo rovescio in slice. Un tennis asimmetrico, ideale per mettere a nudo i limiti della Williams negli spostamenti. La Barty si è aggiudicata il primo set e ha brekkato in avvio di secondo. Sembrava il lento spegnersi di un'avventura, ma serviva una scossa. È arrivata nel secondo game, con un passante a suggellare il controbreak dell'1-1, in verità dopo un colpo un po' ingenuo della Barty. A quel punto Serena si è caricata, raccogliendo quattro giochi di fila in un quarto d'ora. È stata la benzina psicologica che ha rovesciato la partita e decretato l'amore tra Serena e il pubblico di Parigi. Il tifo (vergognoso) per Justine Henin nel 2003 è definitivamente archiviato.

CRESCITA COSTANTE
La Barty ha tenuto duro, ma un break in avvio di terzo set le è stato fatale. È rimasta incollata alla partita, ma Serena ha giocato con viva concentrazione, riducendo a zero gli errori ed esultando – anzi, ruggendo – dopo ogni bel punto. In queste condizioni, era difficile rovesciare il match per una ragazza che aveva abbandonato il tennis per evidenti ragioni di fragilità mentale. Si spiega così il 3-6 6-3 6-4 finale: al terzo turno, Serena sfiderà Julia Goerges (n.11 del tabellone), emersa su Alison Van Uytvanck sul filo della sospensione per oscurità. In caso di vittoria, l'asticella delle difficoltà si alzerebbe ancora, contro la vincente di Sharapova-Pliskova. “Ho perso il primo set e ho pensato che avrei dovuto provarci ancora più duramente – ha detto Serena, iscritta anche al torneo di doppio – ogni giorno è un gran giorno per me. Sono venuta per lottare, è una grande sensazione”. Non è ancora al meglio, come ammesso da Ashleigh Barty, ma anche così appesantita (e con l'abito tecnologico che la Pliskova ha definito “irregolare”) può essere molto competitiva. Migliora sempre, non solo giorno dopo giorno, ma anche all'interno di un match: per esempio, nel primo set ha tirato appena tre colpi vincenti. Nel secondo e nel terzo, ben venticinque. Non male, anzi, miracoloso. Ma non basta per vincere il torneo: per farcela, dovrà armare un altro miracolo. Se c'è una giocatrice in grado di farlo, il suo nome è Serena Williams.