Due mesi fa, Novak Djokovic riprendeva a lavorare con Marian Vajda. Un rapido sondaggio in famiglia ha convinto il coach slovacco ad accogliere il figliol prodigo: i risultati sono subito arrivati, e oggi Nole si giocherà l'accesso in semifinale contro Cecchinato. Quel 5 aprile, fissarono l'obiettivo Roland Garros. “Gli dissi subito che non sarebbe stato al 100%”. Ma anche all'80%…

“Si torna sempre dove si è stati bene”.
Chiara Galiazzo cantava così, lo scorso anno, sul palco del Teatro Ariston di San Remo. Novak Djokovic parla italiano, ma non sappiamo se conosca questa canzone. In quel periodo aveva strane idee per la testa. La competitività stava andando via e sentiva di dover cambiare qualcosa, a partire da uno staff tecnico che lo aveva accompagnato per oltre dieci anni. In primavera, la decisione: via Marian Vajda, il coach di una vita. Dopo, tante scelte strampalate (e anche un po' di sfortuna) che lo hanno fatto sprofondare, ha capito che con Vajda stava bene. E allora è tornato da lui, bussando alla porta della sua abitazione di Bratislava, capitale della Slovacchia. Che fare, Marian? L'esito delle votazioni di casa Vajda è stato unanime: tornare dal figliol prodigo. “Perché volevano rivederlo in TV, da troppo tempo ne era assente” ha scherzato Vajda con il New York Times, parlando di un Nole sempre più ritrovato. La semifinale a Roma è stata accompagnata da un bel quarto al Roland Garros, con la prospettiva di andare ancora avanti. Il suo prossimo avversario (intorno alle 16, diretta Eurosport 2) sarà Marco Cecchinato. Diciamo che una vittoria dell'azzurro sarebbe una grande sorpresa. Ritrovare Djokovic così competitivo è quasi sorprendente, specie dopo averlo visto a Indian Wells e Miami. Numero 22 ATP e 20esima testa di serie, sta rosicchiando terreno a chi gli sta davanti. Chissà che non riesca a superarli in tempo, magari arrivando ad essere l'atteso anti-Nadal. “Novak sta lentamente tornando – dice Vajda – non ancora pienamente, ne sono consapevole, quindi non lo vedo come favorito per la vittoria o qualcosa del genere”. Secondo Patrick Mouratoglou, gli ultimi risultati di Djokovic sono legati al ritorno di Vajda. Visto che anche Maria Sharapova è di nuovo competitiva dopo aver ripreso a lavorare con Thomas Hogstedt, ritiene che il lavoro del coach sia un po' sottovalutato. “Maria è tornata su ottimi livelli ed è qualcosa che mi piace – dice Mouratoglou – il suo caso e quello di Djokovic confermano che gli allenatori hanno un ruolo importante”.

C'È ANCHE IL PREPARATORE ATLETICO
Sarà pure una frase fatta, ma il rapporto tra Djokovic e Vajda va oltre quello tra coach e giocatore. Lo slovacco lo ha preso quando aveva 19 anni e, insieme, hanno vinto tutto. Nole è un ragazzo sensibile e lo scorso anno ha sofferto nel tagliare i ponti (non solo con lui, ma anche con il resto del clan). Tuttavia, Andre Agassi e Radek Stepanek non hanno risolto i suoi problemi. Anzi, le cose erano peggiorate. Adesso Nole ha ritrovato Vajda e il preparatore atletico Gebhard Phil-Gritsch. Il team non si è totalmente riunito, ma solo perché il fisioterapista Miljan Amanovic è ancora impegnato con Milos Raonic. “Roma è stato il miglior torneo della mia stagione, ma Parigi sta andando ancora meglio – dice Djokovic – sono stato tante volte nei quarti del Roland Garros e, più in generale, degli Slam. Ovviamente apprezzo la situazione perché sto vivendo un periodo diverso, ma non voglio fermarmi qui”. Per centrare l'obiettivo deve battere Marco Cecchinato, che di tanto in tanto si allena con lui nella sua base di Monte Carlo. Le foto su Instagram non tradiscono. In caso di vittoria ci sarebbe un grande duello contro il vincente di Thiem-Zverev, il quarto “nobile” di questo martedì. A parte Nadal, sono stati i migliori nello spicchio rosso della stagione. L'austriaco lo ha battuto a Madrid, il tedesco c'è andato vicino a Roma. Per la prima volta, è nei quarti di uno Slam. Djokovic comprende le sue difficoltà è sostiene che era soltanto questione di tempo. “Ci vuole tempo per raggiungere il tuo pieno potenziale, anche mentalmente. Ci vuole tempo per comprendere la differenze tra gli Slam e gli altri tornei”.

RITORNO AL PASSATO
Sistemato il gomito, Nole ha ripreso a servire più o meno come prima, dopo che in Australia aveva effettuato un movimento ridotto per preservare il braccio dolorante. A ben vedere, la testa della racchetta non si abbassa più come prima, ma sono dettagli. L'importante è aver fatto un passo indietro, anche perché Vajda era contrario alla novità. Dopo aver accettato di tornare a lavorare con lui, ha ricevuto ben 10 video in cui Djokovic gli mostrava il movimento al servizio. Glieli ha spediti mentre si trovava in vacanza in Repubblica Dominicana. Gli sono serviti, perché negli ultimi anni aveva guardato poco tennis per dedicarsi alla famiglia e ad altre attività. Stava bene: per questo, ha chiesto un parere alla moglie e alle due figlie. Come detto, il progetto è stato approvato all'unanimità. “In quel movimento c'erano alcune cose buone, ma anche altre che non mi piacevano” dice Vajda. A suo dire, il nuovo movimento consente a Novak di tirare il servizio in kick, arma molto utile sulla terra battuta. “Ma la cosa più importante è che non avverte nessun dolore e il tennis è la sua priorità assoluta”. La sfida contro Cecchinato si giocherà a due mesi esatti dal giorno della reunion. Si sono ritrovati il 5 aprile, in un resort di Marbella, subito scovati da un video pubblicato sui social network. Quel giorno, avevano fissato un obiettivo: il Roland Garros. “Gli dissi subito che non ci sarebbe arrivato al 100%, infatti non lo è. Direi che in questo momento è intorno all'80%, ma lavora con costanza continuità da due mesi”. Se un tempo così breve è bastato per tornare così competitivo, c'è da credere che la carriera del serbo avrà un'appendice di un certo livello. Sono tutti avvisati, da Nadal in giù. A partire da Marco Cecchinato. La canzone di Chiara Galiazzo, a San Remo, è arrivata 14esima. A Nole non può bastare.