Nell'anniversario del primo Roland Garros vinto da Guga Kuerten, si è spenta Maria Ester Bueno. Aveva 78 anni e si è arresa a un tumore. È stata tra le principali artefici della crescita del tennis femminile. Ha vinto sette Slam: a Wimbledon, dove ha vinto tre volte, si era fatta notare per il suo abbigliamento particolarmente audace.

Ci ha lasciato l'8 giugno, anniversario del primo titolo al Roland Garros di Gustavo Kuerten. Molto prima di Guga, il tennis brasiliano aveva vissuto i primi attimi di gloria grazie a Maria Ester Bueno. A cavallo tra gli anni 50 e 60, ha vinto sette prove del Grande Slam: tre Wimbledon e quattro Campionati degli Stati Uniti. È stata tra le figure che hanno contribuito a portare il tennis femminile nella modernità, ancora prima di Billie Jean King. Aveva 78 anni e si è spenta all'ospedale Nove de Julho di San Paolo, dove era stata ricoverata a maggio. L'ospedale ha comunicato la notizia, confermando che si è trattato di un tumore alla bocca. Non sono stati forniti ulteriori dettagli. Il giorno dopo, il Campo Chatrier del Roland Garros le ha tributato un minuto di applausi prima della finale tra Simona Halep e Sloane Stephens. L'avevano soprannominata “Ballerina” per il suo stile aggraziato: la sua popolarità, almeno fuori dal Brasile, si era un po' annacquata col tempo visto che ha trascorso buona parte della sua carriera prima dell'Era Open. Se includiamo anche doppio e doppio misto, ha vinto un totale di 19 Slam. Ammessa nella Hall of Fame nel 1978, dopo il ritiro ha svolto il ruolo di commentatrice per la TV brasiliana. Il suo titolo più importante è certamente il primo Wimbledon, nel 1959, quando ha portato per la prima volta il Brasile nella geografia del tennis. “Con le sue belle volèe, giocando con audacia e brio mozzafiato, la brasiliana è diventata la prima donna sudamericana a vincere il singolare a Wimbledon” aveva scritto il compianto Bud Collins nella sua “Tennis Encyclopedia”. Quel successo l'ha resa un personaggio molto popolare, quasi iconico, nel paese natale. Ancora oggi è ricordata come i simboli di un paese che, da rurale, si è modernizzato con l'urbanizzazione.

GLI ABITINI A WIMBLEDON
Secondo Billie Jean King, sua avversaria nella finale di Wimbledon 1966, la Bueno è stata tra i personaggi chiave per dare popolarità al tennis femminile. “Ha catturato l'interesse del pubblico in un momento in cui gli uomini erano al centro della scena. Ha gettato le basi per quello che sarebbe successi negli anni a venire”. Quando era in vita, la brasiliana ha ammesso che osservare gli uomini era stata la chiave del suo tennis. “Ho sviluppato la mia velocità proprio perché mi sono allenata con loro – diceva – secondo la gente, sembrava che non mi sforzassi. Era tutto merito degli allenamenti con gli uomini”. Curiosamente, non ha mai avuto un allenatore. Vittima di un'epatite nel 1961 (fu costretta a letto per 8 mesi), ha vinto i suoi ultimi titoli importanti nel 1968, anno dell'apertura ai professionisti. Una serie di infortuni a braccia e gambe la bloccarono proprio in quel periodo, ma ebbe la forza di tornare e vincere il suo ultimo titolo nel 1974, in Giappone. Appassionata di moda, spesso è scesa in campo con gli abiti su misura disegnati dallo stilista inglese Ted Tinling, proprio come la nostra Lea Pericoli. In particolare, fece scandalo a Wimbledon 1964 quando scese in campo con un abito bianco con sottoveste rosa e intimo dello stesso colore. “Ci fu un sussulto da una parte all'altra del campo, ma una parte degli spettatori non capiva. Si sono resi conto della cosa soltanto dopo il cambio di campo – ha ricordato – poi mi è capitato di indossare intimo che ricordasse i colori dell'All England Club. La cosa non era piaciuta agli organizzatori, i quali hanno introdotto la regola dell'abbigliamento totalmente bianco”. Nata a San Paolo, aveva iniziato a giocare a 6 anni salvo poi spostarsi negli Stati Uniti a 17. Da ragazzina era molto timida, ma sarebbero bastati i primi successi per far esplodere la sua personalità. Ci mancherà.