Serena Williams è la tennista a sottoporsi al maggior numero di test antidoping. Il caso (se di caso si può parlare) nasce lo scorso 14 giugno, quando si è creato un incidente diplomatico quando l'USADA (l'agenzia antidoping americana) ha spedito i suoi addetti per un test antidoping, a sorpresa, nell'abitazione di Serena in Florida. Erano le 8.30 del mattino quando hanno bussato a casa Williams, ma la ex n.1 del mondo non era in casa. Una persona di servizio ha permesso all'addetto di entrare, il quale si è rifiutato di andarsene fino a quando la Williams non si è sottoposta al test. Alla fine, il test non è stato effettuato. La giocatrice, arrabbiata per quella che ritiene essere una persecuzione, si è lamentata dell'accaduto con il capo WTA Steve Simon, il quale si è messo in contatto con Travis Tygart, ammistratore delegato USADA. Secondo Simon, non è così inusuale che un'atleta faccia rimostranze per le modalità dei test antidoping “a domicilio”. “Non dico che è un fatto quotidiano, ma succede – ha detto a Laura Wagner, cronista di Deadspin, autrice di questo mini-scoop – c'è sempre una domanda sulle regole, ed è un costante processo di educazione delle atlete. Proviamo a facilitare le loro vite”. Tuttavia, non è chiaro cosa sia successo esattamente tra giocatrice, WTA e USADA. Brad Horn, il portavoce dell'agenzia antidoping americana, ha detto che è stato tutto normale. “Parliamo sempre con gli atleti riguardo i nostri programmi e lo sport pulito. Recentemente abbiamo parlato con Serena Williams in merito a una recente missione. Ci ha sostenuto ed è in regola con il nostro programma. Come indica il nostro sito, nel 2018 è stata controllata cinque volte da USADA fuori dalle competizione. L'ultima conversazione è stata positiva, così come tutte le volte precedenti in cui abbiamo parlato con lei”.
TROPPI TEST ANTIDOPING
I cinque test del 2018 non comprendono il controllo mancato del 14 giugno, ma rappresentano una cifra più che doppia rispetto alle altre migliori americane: secondo il database, soltanto Venus Williams e Coco Vandeweghe sono state controllate due volte. Un controllo a testa per Stephens e Keys, mentre tutte le altre non hanno ancora ricevuto visite degli addetti USADA. Quando la Wagner ha mostrato questi dati alle parti in causa, la Williams ha definito – tramite una portavoce – “invasivi e mirati” i test nei suoi confronti. Nel corso di una carriera lunghissima, non è mai risultata positiva nonostante sia stata controllata più di qualsiasi altro collega, uomini compresi. Più o meno, è stata testata il quadruplo delle volte rispetto alla concorrenza. Pur sottoponendosi “volentieri” a ogni controllo, sostiene che non ci siano ragioni per questo tipo di atteggiamento “invasivo e mirato”. Da parte sua USADA rivendica il diritto a controllare gli atleti come ritiene opportuno. Esistono vari criteri per stabilire gli atleti da controllare: prestazioni, classifica, analisi sportive, biologiche, infortuni, periodo di allenamento e programmazione agonistica. Sulla base di questi principi, si riserva il diritto di testare qualsiasi atleta in qualsiasi momento. Ma visto che i test possono essere molto invasivi, anche della privacy degli atleti, USADA si impegna a garantire la massima trasparenza e pubblica regolarmente i dati dei test sul proprio sito internet. Tuttavia, visti i tanti fattori in ballo, USADA ritiene che non sia possibile trarre conclusioni utili dal fatto che alcuni atleti siano controllati più di altri. Ma se Serena viene controllata così spesso, c'è qualche ragione per sospettare che ci sia qualcosa di strano? “Assolutamente no” ha detto Horn. E allora si torna alla domanda iniziale: è giusto sottoporla a così tanti test? Secondo la USADA, i test sono effettuati nel rispetto degli standard internazionali e non sono mai condotti ingiustamente. “Siamo sempre disponibili a discuterne con gli atleti, se hanno dubbi”.
LO "SPIONE" IN AEROPORTO
Lo scorso 14 giugno, la redazione di Deadspin ha ricevuto una mai definita “intrigante”. Il mittente sosteneva di trovarsi all'aeroporto di San Francisco, in attesa di imbarcarsi per Tampa. A due posti di distanza da lui c'era un tipo bianco, di mezza età, di aspetto normale. Si chiamava Steve. Questo Steve faceva una serie di chiamate su vari test antidoping, con tanto di una chiamata direttamente a Serena Williams. In una chiamata precedente, in cui discuteva come gestire la questione, sembrava piuttosto preoccupato. Pare che ci fosse stato un test a sorpresa che non era stato previsto, e il team cercava di risolvere i problemi legati alla violazione del protocollo. In particolare, la violazione della proprietà privata (la persone che si trovava in casa non avrebbe dovuto aprire) e lo stazionamento a casa Williams prima che il test fosse effettuato. Bene, sembra che lo Steve in questione fosse proprio Steve Simon, il capo della WTA. La Wagner ha contattato Simon, il quale ha confermato che nella data in questione aveva viaggiato da San Francisco a Tampa, e che aveva effettivamente chiamato sia la Williams che Tygart, il capo della USADA. Insomma, l'indiscrezione sembra confermata: Serena Williams ha chiamato il capo della sua associazione per lamentarsi dei test antidoping. In effetti, qualche giorno prima del Roland Garros, Serena aveva pubblicato un tweet in cui si lamentava del fatto di aver ricevuto un paio di visite degli emissari antidoping nel corso di una settimana. Nel suo tweet, non ha specificato l'ente che avrebbe effettuato i test (ITF o USADA). Da parte sua, Simon ha spiegato che – nel rispetto dell'integrità del programma – la WTA non può interferire sui test antidoping. Il regolamento USADA è perfettamente uguale a quello WADA. Gli atleti hanno dunque l'obbligo di fornire 60 minuti di reperibilità al giorno. Se non si fanno trovare in quel lasso di tempo, il test è da considerarsi “mancato”. Se l'infrazione si ripete tre volte nel corso di dodici mesi, è stata effettuata una violazione del programma antidoping (esattamente come successo ad Alize Cornet) Tuttavia, la USADA ha la possibilità di effettuare qualsiasi altro tentativo di test, in qualsiasi momento. Se però il test non si svolge, non viene contato come violazione. Sembra proprio che il famoso test del 14 giugno faccia parte di quest'ultima categoria, dunque non c'è stato nessun test “mancato” e la Williams continua ad avere un'ottima reputazione. E l'addetto ha evidentemente sbagliato nel volerla attendere in casa. Resta la domanda sul perché sia testata così spesso. Lei sostiene che ci sia un atteggiamento persecutorio, la USADA risponde dicendo di avere il pieno diritti di provare a testarla dove e quando vuole, per qualsiasi motivo. La WTA ripete che non ha nessun potere, e cerca di essere un buon mediatore. Insomma, sembra che il tennis e l'antidoping funzioni così. Deadspin chiude il suo articolo dicendo che, se è davvero così, significa che il tennis ha un problema. Non è necessariamente vero.