Dopo nemmeno tre giorni, Wimbledon è già rimasto orfano di Wozniacki, Svitolina e Stephens, tre delle prime cinque teste di serie. La danese litiga con le formiche alate e cade al secondo turno contro una grande Makarova, ma non ha grossi rimpianti. "Ho fatto il possibile, non credo che lei riuscirà a mantenere questo livello per tutto il torneo".Sembra impensabile, invece è tutto vero: dopo sole tre giornate, o quasi visto che la terza è stata spezzata a metà dalla pioggia, il tabellone femminile di Wimbledon ha già perso tre delle prime cinque teste di serie. A Elina Svitolina e Sloane Stephens, fuori al primo turno, si è aggiunta qualche ora dopo anche Caroline Wozniacki, che coi campi in erba più famosi del mondo non va proprio d’accordo. L’invasione di formiche alate che si è abbattuta sull’All England Club ha messo in grande difficoltà la campionessa dell’ultimo Australian Open, tanto che c’è stato un momento in cui ne aveva dappertutto, nei capelli, nelle orecchie, sulla visiera e sulla racchetta, ma il suo vero problema sul Campo 1 è stata Ekaterina Makarova, che le ha riservato lo stesso trattamento dello scorso Us Open. L’aveva battuta in tre set al secondo turno, e si è ripetuta qualche mese dopo, spuntandola per 6-4 1-6 7-5 in tre set da montagne russe e negandole un'altra volta il sogno di accedere ai quarti di finale del terzo Slam dell’anno. Si è fermata ben sei volte agli ottavi senza mai andare oltre, mentre stavolta è caduta con due match d’anticipo, cancellando quanto di buono fatto lo scorsa settimana a Eastbourne. Aveva dimostrato di aver ritrovato la retta via vincendo il suo secondo titolo in carriera sull’erba, e primo in assoluto dal trionfo di gennaio e Melbourne, ma i suoi Championships sono finiti in anticipo. Colpa di una Makarova in grande spolvero nelle fasi calde, tanto da meritare il successo con un tennis vintage, a tratti degno di quando saliva al n.8 WTA. “Penso di aver fatto tutto ciò che potevo – ha detto la Wozniacki in conferenza stampa –, lottando al massimo delle mie possibilità. Non ho rimpianti su me stessa, mentre penso che la mia avversaria abbia giocato a un livello superiore al solito, alzandolo nelle fasi importanti e giocando benissimo quando ne aveva bisogno”.IL PREZZO DA PAGARE PER UN TITOLO
Eppure, dopo un buon primo set la Makarova è sparita dal campo nel secondo, e ha rischiato l’harakiri quando nel terzo si è lasciata riprendere da 5-1 a 5-5, mancando quattro match-point nell’ottavo game. Ne ha falliti tre consecutivi da 40/0 (uno commettendo un doppio fallo), e poi anche un quarto, ma è riuscita a dimenticarsi in fretta i problemi, e trovare la forza per allungare ancora dal 5-5. “Mi sono detta che non avrei perso, e per fortuna ha funzionato”, ha raccontato soddisfatta, mentre alla Wozniacki – la cui eliminazione tranquillizza la Halep: a fine torneo il numero uno WTA sarà ancora della rumena, indipendentemente da quanto andrà lontano – non è proprio andata giù di aver pescato così presto un’avversaria capace di giocare a certi livelli. “Penso – ha continuato – che avrei battuto il 90% delle avversarie che avrei potuto trovare oggi, mentre col restante 10% avrei sicuramente avuto delle buone chance. Oggi non è girata dalla mia parte, mentre alla mia avversaria ha funzionato tutto, eppure ho quasi trovato comunque un modo per girare la partita. Sarei sorpresa se riuscisse a mantenere questo livello anche nei prossimi giorni. È frustrante perdere al secondo turno perché sono arrivata qui pensando di poter andare lontano, dopo la vittoria a Eastbourne, che mi ha dato la preparazione ideale per affrontare questo torneo. Fisicamente mi sento al 100%, ma contro un’avversaria che gioca come ha giocato oggi Ekaterina ho fatto tutto ciò che potevo. Semplicemente non è stato sufficiente”. Forse è solo il prezzo da pagare per aver finalmente vinto quel benedetto primo Slam. Se alla vigilia dell’Australian Open le avessero chiesto di firmare per un titolo, a patto di raccogliere poco nei successivi Major, l’avrebbe fatto senza battere ciglio.
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