PAROLA ALLA VINCITRICE – Secondo Angelique Kerber buona parte del suo successo a Wimbledon è stato costruito nel 2017, l'anno più difficile della sua carriera. Sembrava sparita, invece è tornata più forte. "Sono una giocatrice migliore, e ho realizzato il sogno di quando ero bambina. Fino a due settimane fa non ci avrebbe creduto nessuno".Ci credevano in pochi, ma Angelique Kerber ha sempre avuto qualcosa di diverso da tutte le altre. L’aveva dimostrato nella finale dell’Australian Open 2016, battendo proprio Serena Williams, e si è confermata due anni dopo a Wimbledon, cancellando in un colpo solo un 2017 terribile. Era diventata irriconoscibile, ma è riuscita a resettare tutto e quest’anno lascia Wimbledon col suo terzo titolo Slam (dopo Melbourne e New York), e anche il primato di vittorie stagionali, ben 39. Già dieci in più di quante ne ha raccolto nell’intera stagione scorsa, segno che si può parlare sul serio di rinascita, iniziata proprio nei periodi bui dello scorso anno. “Dopo la scorsa stagione – ha detto in conferenza stampa – nessuno si sarebbe aspettato di vedermi qui, ma sono stata capace di tornare e migliorare. Lo scorso anno ho solo pensato a crescere come giocatrice, senza badare troppo ai risultati, e ora sono una giocatrice migliore. Senza le difficoltà dello scorso anno non sarei mai riuscita a vincere questo torneo”. In finale è stata semplicemente perfetta: sapeva come battere serena all’ultimo atto di un Major, e si è ripetuta con un match strepitoso, commettendo appena cinque errori gratuiti e sfruttando tutte le chance a propria disposizione, per diventare la prima tedesca a vincere Wimbledon dai tempi di Steffi Graf, che trionfò l’ultima volta nel ’96. “Ho semplicemente provato a essere aggressiva quando ne ho avuto la possibilità, andando a prendermi i punti. Lei serve bene e sapevo di dovermi muovere tanto, mi sono concentrata sui game di risposta e ho provato a restare sempre tranquilla. Sapevo che dopo il primo set la partita poteva ancora cambiare, ma ce l’ho fatta: faccio fatica a descrivere le mie sensazioni, perché si è avverato il sogno di quando ero bambina”.
“MERITO DI CHI MI È STATO VICINO”
Nella storia sono solamente due le giocatrici capace di battere due volte Serena in una finale Slam: la sorella Venus e ora anche lei. Un dato che aiuta a comprendere la portata di ciò che ha combinato sul Centre Court, rovinando la favola dell’americana. “Per me Serena è una campionessa, è una delle migliori giocatrici del mondo e ciò che sta facendo, dopo aver avuto una bambina, è qualcosa di fantastico. Dividere il campo con lei è sempre un onore e mi piace, perché so che comunque andrà lei sarà in grado di spingermi al limite. È l’unico modo che ho per poter vincere una finale contro di lei. Sapevo che per riuscirci avrei dovuto prendere in mano la partita, e penso che solo due settimane fa nessuno si sarebbe aspettato di vedermi andare così lontano”. Invece, a sorpresa, si è presa un terzo Major, rilanciato a tutti gli effetti la sua carriera e portandosi a un Roland Garros dal Career Grand Slam. Merito anche di Wim Fissette, assunto a fine 2017 e capace di restituire al circuito la vera Kerber, quella capace di salire al numero 1 del mondo con Serena in attività. “Abbiamo provato a migliorare il mio tennis, grazie a lui ho cercato di essere più aggressiva e sono migliorata al servizio. Penso che servire bene nei momenti importanti sia stata una delle chiavi del mio torneo, e anche di questa finale”. È vero, insieme alla sua capacità di giocare al 100%, come già successo anche nelle tre finali precedenti. “Credo faccia parte dell’esperienza: una giocatrice sa cosa aspettarsi, sa che difficoltà incontrerà, e impara a conviverci. Ho sempre pensato di poter giocare bene un certo tipo di partite, e malgrado la strada sia stata molto lunga ce l’ho fatta. Devo dire grazie al mio team, alla mia famiglia e a tutte le persone che mi hanno supportato: se sono tornata a vincere un torneo così non è solo merito mio, ma anche di tutte le persone che mi stanno attorno”.