229 anni fa, in questo stesso giorno, scoppiava la Rivoluzione Francese. In un altro 14 luglio, Serena Williams ha sognato di prendere la sua Bastiglia tennistica, rappresentata dai 24 Slam di Margaret Court. Ma la suggestione si è rapidamente spenta, in appena 65 minuti che hanno regalato il trofeo ad Angelique Kerber, capace di batterla con un doppio 6-3 dopo l'impresa di due anni e mezzo fa, in Australia. Sul piano tecnico, il successo a Melbourne vale di più. Ma il prestigio di Wimbledon, nella testa degli appassionati e delle giocatrici, è un'altra cosa. Per comprenderlo, basta osservare la reazione di Angelique dopo l'ultima risposta sbagliata dalla Williams. Si è sdraiata sull'erba spelacchiata, ormai bruciata, una specie di terriccio, e ha iniziato a piangere. Un gesto dall'enorme valore simbolico, visto che “Angie” è una persona riservata. Una che passa inosservata in mezzo alla gente, con soltanto un paio di vezzi: le scarpe e l'alta velocità. “Possiedo un centinaio di paia di scarpe e in autostrada non è raro che raggiunga i 200 km/h” ha detto in tempi non sospetti. Sul campo da tennis, aveva raggiunto il picco due anni fa: Australian Open, Us Open e finale a Wimbledon (persa proprio contro Serena). E poi, la leadership WTA. Nel 2017 è crollata, e nell'anno dei 30 ha deciso di riprovarci. Chiuso il rapporto professionale con Torben Beltz, l'ultima versione della Kerber è stata plasmata da un coach belga, Wim Fissette, che finalmente ha vinto Wimbledon da allenatore dopo esserci andato vicino un mucchio di volte con Clijsters, Lisicki, Halep e Konta.
LA NORMALITÀ DI MAMMA BEATA
Per comprendere il senso di questa vittoria bisogna andare fino al 2011, proprio a Wimbledon. Perse al primo turno contro l'allora baby prodigio Laura Robson. Tornata nella sua abitazione di Kiel, confessò a mamma Beata di volersi ritirare. Non ne poteva più. “Lavoro costantemente, ma non c'è modo di vincere una partita. Lascio perdere, il tennis non è uno sport per me”. Era inconsolabile, non c'era verso di farle cambiare idea. L'unico suggerimento, timido, è stato. “Prova ad andare in un'accademia”. Oltre ad essere sua madre, la signora Beata è anche una maestra di tennis e sapeva che la figlia aveva ottime qualità. “Angie” non ne voleva sapere, ma poi si è fatta convincere dalla sua amica Andrea Petkovic. Qualche settimana ad Offenbach e sono stati gettati i primi mattoncini della campionessa di oggi, gioiosa e incredula con il Rosewater Dish tra le braccia. Talmente emozionata da dimenticare il rituale della premiazione: è stata Serena a fermarla quando, come un'automa, stava andando a parlare con Sue Barker per la consueta intervista-show. Prima deve parlare la finalista, poi la vincitrice. Pochi minuti prima, era corsa ad abbracciare il suo clan, dove mamma Beata indossava una modesta maglia verde e aveva un volto segnato da orgoglio e commozione. Una bella immagine di normalità, dopo che i box di Novak Djokovic e Rafael Nadal, nella semifinale maschile, sembravano un consiglio d'amministrazione, perfettamente consapevoli di essere parte integrante dello show. Beata Rzeźnik, invece, non si è ancora abituata all'occhio delle telecamere. La BBC se n'è accorta e ha spesso indugiato su di lei, intuendone la genuinità delle emozioni. Era tutto apparecchiato per il 24esimo Slam di Serena, per rivedere una mamma trionfare a Wimbledon, peraltro pochi giorni dopo che Alexis Olympia aveva fatto i primi passettini. “Ho lavorato tanto per arrivare così lontano, ovviamente è un dispiacere, però non posso sentirmi delusa – ha detto Serena durante la premiazione – per tutte le mamme… sappiate che ci ho provato e continuerò a lavorare per tornare qui e vincere”. Da parte sua, la Kerber ha detto che Serena festeggerà “molto presto” il suo 24esimo Slam.
L'ERRORE-SIMBOLO DI SERENA
I tempi non erano maturi e forse è un bene, anche per salvaguardare la credibilità di un tennis femminile che non poteva permettersi che una giocatrice al suo quarto torneo (dopo oltre un anno di stop!) potesse vincere il torneo più prestigioso. La partita è stata così così: consapevole che Serena parte un po' lenta dai blocchi, “Angie” ha spinto sin dal primo punto. Dallo 0-2, tuttavia, l'americana ha raccolto tre game consecutivi. Ma la Kerber sapeva che non avrebbe dovuto innervosirsi. Sul 3-3 è stata aiutata da un paio di doppi falli di Serena, e ha messo in mostra un tennis di una regolarità impressionante. A fine partita, i numeri diranno che ha commesso soltanto cinque errori gratuiti (contro i ventitré di Serena). Perso il primo set, la Williams ha provato a fare qualcosa di diverso, ma sul 2-3 il servizio ha ripreso a vacillare. Alla Kerber è bastato un break, l'unico del secondo set, per mettere al sicuro il successo. Poteva esserci qualche dubbio nell'ultimo game, quando ha servito per il titolo. Ma il punto del 30-0 ha scattato la fotografia del match: Serena ha comandato lo scambio, Angelique ha ripreso anche l'impossibile consegnando una morbida palla da chiudere con uno schiaffo al volo, a campo aperto. Serena l'ha sbagliato. Pochi minuti dopo, attraversava la rete per abbracciare la sua avversaria, prima tedesca a vincere Wimbledon a 22 anni dall'ultimo successo di Steffi Graf. Avrà pure una forte discendenza polacca (il padre è di Poznan, qualche anno fa la stessa Kerber ha spostato la residenza a Puszczykowo, dove i nonni gestiscono un tennis club), ma i tedeschi si sono potuti godere questo successo in chiaro, grazie alla trasmissione in extremis su ZDF, la TV pubblica tedesca, che stavolta non si è potuta esimere dalla trasmissione in diretta. Con questo successo, “Angie” tornerà al numero 4 WTA, ma per una ex n.1 le statistiche contano poco. Ciò che conta è aver conquistato l'immortalità tennistica sotto gli occhi commossi della madre. Forse è proprio questo a renderla ancora più orgogliosa.
WIMBLEDON DONNE – Finale
Angelique Kerber (GER) b. Serena Williams (USA) 6-3 6-3