Fognini ha giocato la prima finale ATP a 25 anni, Seppi a 23 anni e mezzo (proprio a Gstaad), mentre Matteo Berrettini ce la fa a 22 anni e 3 mesi. Con un altro match perfetto il gigante romano fa fuori anche Jurgen Zopp, e si regala un posto in finale allo Swiss Open.A 19 anni compiuti Matteo Berrettini non aveva ancora una classifica ATP, mentre a 22 si prepara a giocare la sua prima finale nel circuito maggiore. È la risposta a un tennis che guarda solo alla ricerca sfrenata del risultato, a qualsiasi età, dimenticando sempre più spesso la costruzione dell’atleta. Quella del romano è una lezione per tutti, perché quando le basi ci sono possono bastare tre anni e pochi mesi per passare dall’ingresso nel ranking mondiale alla prima finale ATP. Un traguardo che Berrettini si è guadagnato a Gstaad, grazie a una semifinale-capolavoro contro l’estone Jurgen Zopp, raccogliendo i frutti di tanti anni di lavoro in silenzio, senza mai fare il passo più lungo della gamba, sfruttando le difficoltà per crescere e forgiare un atteggiamento che lo porterà lontano. Adesso lo si può dire senza più timore, perché quello che solo qualche mese fa era il nostro miglior prospetto in chiave futura ora fa invece parte del presente del tennis italiano. La conferma arriva dallo Swiss Open, che nel 2017 aveva consegnato il titolo a Fabio Fognini e quest’anno è diventato il torneo del ragazzone di Roma, indipendentemente da come finirà la finale di domenica, contro Roberto Bautista Agut o Laslo Djere. Nel circuito maggiore Berrettini non era mai arrivato nemmeno ai quarti di finale, ma si sapeva che era solo questione di tempo, perché lo ribadiva settimana dopo settimana una crescita repentina. A gennaio ha vinto la prima partita nel Tour, poi è entrato fra i primi 100 del mondo, ha iniziato a farsi vedere negli Slam ed è andato sempre più su, fino a trovare ai 1.100 metri della cittadina svizzera le condizioni ideali per costruire la miglior settimana della sua carriera.
CARATTERE E FREDDEZZA
In quattro partite Berrettini non ha sbagliato un colpo, e dopo le vittorie di spessore su Rublev e Lopez non poteva arenarsi contro Zopp, come lui alla prima semifinale nel Tour, ma con 8 anni in più – e varie possibilità in meno –sulla carta d’identità. Detto, fatto: 6-4 7-6, senza perdere il servizio (come già nei match precedenti) e finale in cassaforte, al termine di un match che doveva iniziare alle 11 e invece è scattato alle 15.45, con l’enorme rischio di venire direttamente rimandato a domenica a causa della pioggia. La lunga attesa non ha tolto la concentrazione a Berrettini: ha aperto il match con un robusto passante di rovescio, ha tolto immediatamente il servizio a Zopp e tanto gli è bastato per vincere il primo set, contro un avversario andato via via crescendo. L’estone ha avuto due palle per rientrare sul 5-5, ma Matteo le ha cancellate con attenzione e coraggio, e grazie alla solita combinazione servizio-diritto si è preso il set, costruendo un buon 50% del suo successo. La parte mancante l’ha aggiunta nel tie-break del secondo parziale: con un gran passante di diritto ha rotto l’equilibrio salendo sul 5-3, e anche se i primi due set-point (6-4) se ne sono andati con altrettanti errori di diritto, frutto di un po’ di tensione, è riuscito a tenere i nervi saldi. Se n’è guadagnato un terzo e l’ha giocato con una freddezza da campione: ha servito un kick profondo e poi si è inventato una precisa smorzata, imprendibile per l’avversario.
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PRIMA DI FOGNINI E SEPPI
Negli ultimi punti ho accusato un po’ di tensione – ha detto Matteo –, anche perché era la mia prima semifinale nel circuito. Ma sono molto contento di come sono andate le cose. Giocare due finali (sarà in campo anche nel doppio, con Daniele Bracciali, ndr) è una sensazione incredibile. Siamo stati fortunati a riuscire a finire la partita, e ho sentito tanto sostegno da parte del pubblico italiano, quindi grazie a tutti. Ora devo cercare di rimanere concentrato in vista delle finali di domani: spero di poter competere al meglio”. Dispiace che questa settimana con Berrettini non ci sia Vincenzo Santopadre (Matteo è accompagnato dalla fidanzata Lavinia e da Marco Gulisano), l’uomo che l’ha plasmato con attenzione, pazienza e cura, guidandolo verso tutte le scelte giuste che stanno fruttando risultati sempre più importanti, tanto da aver condotto alla nascita di una nuova accademia a Roma, costruita ad hoc su di loro. Grazie alla finale raggiunta Berrettini si è garantito un ritocco al best ranking, visto che salirà almeno al numero 67 ATP, ma il suo risultato allo Swiss Open guadagna ancor più valore se paragonato a livello di tempistiche a quelli dei nostri migliori giocatori attuali. Fabio Fognini la sua prima finale ATP l’ha giocata a 25 anni, Seppi a 23 anni e 5 mesi (proprio a Gstaad, nel 2007), mentre Matteo se l’è guadagnata a 22 anni e 3 mesi, dopo aver iniziato a frequentare a tempo pieno il circuito maggiore solamente lo scorso marzo. Un dato davvero incoraggiante.

ATP 250 GSTAAD – Semifinale
Matteo Berrettini (ITA) b. Jurgen Zopp (EST) 6-4 7-6