Gail Brodsky aveva detto addio al tennis nel 2012, a 21 anni, troncando i rapporti con una famiglia "colpevole" di averle messo enormi pressioni. Odiava il tennis, ma ha iniziato ad amarlo grazie all'insegnamento, e dopo aver messo al mondo due figli ha deciso di tornare nel circuito. In cinque mesi è già n.332 Wta, e sogna una wild card per lo Us Open.“È il momento di riprovarci”. Nella testa di Gail Brodsky la lucina si è riaccesa durante l’ultima finale dello Us Open, dove dieci anni fa c’era anche lei. Appena diciassettenne, strappò la wild card a CoCo Vandeweghe battendola in finale nei campionati nazionali americani, e fece una discreta figura contro l’allora top-20 Agnes Szavay. Durante il duello fra Stephens e Keys, la statunitense era comoda sul divano della sua casa di Kirkland, Washington, con accanto il marito Mark e i due figli, Grayson di tre anni e Brooklyn di quasi due. Le bastava voltarsi a destra o sinistra per accorgersi di come la sua vita è cambiata da quando ad appena 21 anni decise di dire addio al tennis professionistico, perché – parole sue – si sentiva completamente “bruciata”. La colpa era delle enormi pressioni che ha dovuto sopportare per anni, da parte dei genitori. Da umili immigrati partiti dall’Ucraina, si auguravano di vivere grazie a lei il loro sogno americano, ma non si sono accorti che le stavano solo facendo del male. Gail ha sopportato fino a quando ce l’ha fatta, riuscendo a entrare fra le prime 200 del mondo nel 2012, ma proprio nel suo anno migliore non ha più retto l’ambiente. Ha tagliato i ponti col passato chiudendo ogni rapporto con la famiglia, e poi si è liberata completamente del tennis giocato, mollando la sua carriera per iniziare una nuova vita. Poco dopo aver fallito la qualificazione allo Us Open fece un colpo di telefono al suo futuro marito, al tempo solo un conoscente, chiedendogli se avesse un posto anche per lei, iniziando a lavorare al Kirkland's Eastside Tennis Center. Non avrebbe mai immaginato che qualche anno dopo grazie a quel lavoro avrebbe scoperto un amore per il tennis che da ragazza non aveva avuto la possibilità di sviluppare, al punto da decidere di regalarsi di nuovo una carriera professionistica, ma stavolta solo per se stessa.
OBIETTIVO WILD CARD PER LO US OPEN
Il mondo dell’insegnamento – ha raccontato a ESPN – mi ha ispirato, e Mark (il marito e collega, ndr) mi ha mostrato come amare questo sport. Ho imparato a divertirmi giocando, a giocare senza pressioni o paura”. E durante quella finale dello Us Open ha sentito qualcosa. “Ero fuori forma, una semplice mamma e insegnante di tennis, senza tanti altri pensieri, eppure ho sentito il desiderio di tornare nel circuito, di giocare ora che ho imparato ad amare il tennis”. Ha proposto l’idea al marito ha subito avuto carta bianca, quindi ha accantonato l’insegnamento per ritrovare la forma fisica necessaria per competere da professionista, e dopo aver perso una ventina di chilogrammi si è rimessa immediatamente in pista. “Recuperare la condizione fisica è stato brutalmente difficile – ha detto – ma il tanto lavoro svolto mi sta aiutando. E comunque la fatica del tennis non ha nulla a che vedere con quella di un parto”. Lei lo sa bene, visto che ha messo al mondo due figli, una delle ragioni che l’hanno spinta a tornare in campo. Ha fatto il suo ritorno a marzo in un 25.000 dollari in Messico, ha ripreso a vincere in fretta e oggi è già numero 332 della classifica mondiale, dopo aver appena vinto ad Ashland, nel Kentucky, un ITF da 60.000 dollari di montepremi, il più importante della sua vita. Non le è andata ugualmente bene questa settimana a Lexington, perché dopo le dieci partite giocare ad Ashland fra singolare e doppio il fisico le ha chiesto il conto, ma ciò che conta è che la sua carriera sia ufficialmente ripartita. Ha annunciato l’obiettivo di aggiudicarsi una wild card per lo Us Open, e se la meriterebbe solo per la sua storia, indipendentemente da un futuro che può essere ancora interessante. Dopotutto, i suoi punti di forza sono rimasti gli stessi di un tempo, in primis grinta e la tenacia, ma è cambiata la priorità: non gioca più per accontentare la propria famiglia, ma gioca per il piacere di fare ciò che ama. Per un tennista non c’è benzina migliore.