Si dice che in guerra e in amore sia tutto lecito. Lo è anche in campagna elettorale: a una settimana dall'inizio dell'Annual General Meeting ITF, la mossa di Kosmos potrebbe avere un valore importante per il futuro della Coppa Davis. 147 federazioni dovranno decidere se mantenerla così oppure assecondare le teorie della nuova ITF, guidata da Dave Haggerty, che vuole ridurla a evento-business di una settimana, con 18 nazioni racchiuse in un'unica sede. Come è noto, affinché la riforma passi, è necessario il 66,66% dei voti degli aventi diritto. In altre parole, 306 su 456. Con un comunicato diffuso su carta intestata, il gruppo Kosmos (guidato dal calciatore del Barcellona Gerard Piqué e dall'amministratore delegato di Rakuten, Hiroshi Mitikani), ha incassato l'impegno di Larry Ellison, ai più noto come il patron di Oracle (anche se ha lasciato l'incarico di amministratore delegato nel 2014). Con un patrimonio personale di 58,5 miliardi di dollari stimato da Forbes (che lo rende il quinto uomo più ricco del mondo), si è impegnato a supportare i progetti di riforma non solo verbalmente, ma anche con investimenti diretti. Nel suo comunicato, Kosmos propone un passaggio che è una risposta indiretta alla missiva di Vladimir Dmitriev, presidente di Tennis Europe, inviata alle varie federazioni europee, in cui manifestava perplessità sulla copertura economica garantita da Kosmos. A suo dire, non vi erano certezze sui 120 milioni di gettito che Kosmos dovrebbe versare ogni anno nelle casse ITF. “L'accordo assicura la sostenibilità e l'ambizione del nostro legame con l'ITF e sappiamo che sarà accolto come una notizia positiva dall'intera comunità del tennis”. Non c'è da stupirsi che la discesa in campo di Ellison sia arrivata proprio oggi, dopo che le spinte riformiste avevano mostrato qualche crepa nei giorni scorsi, con la lettera di Dmitriev e la presa di posizione, forte, di Tennis Australia. Una delle cinque più importanti federazioni voterà contro la riforma.
DAVIS A INDIAN WELLS DAL 2021?
“Sono entusiasta riguardo al nuovo formato che ITF e Kosmos hanno sviluppato per la Coppa Davis – ha fatto sapere Ellison tramite il suo comunicato – e sono pienamente a favore dei piani che sono stati delineati per questa competizione storica. Io accolgo prontamente idee e opportunità di innovazione, ed è per questo che non mi limito a un sostegno scritto, ma diventerò anche un investitore in questa competizione. Inoltre, sono entusiasta del fatto che l'Indian Wells Tennis Garden, uno dei migliori impianti tennistici al mondo, sia preso in considerazione per ospitare le 18 squadre e le loro associazioni nella nuova Coppa Davis a partire dal 2021”. Le ultime righe sono molto significative: è evidente che Ellison abbia ottenuto ampie rassicurazioni sul fatto che il suo maxi-impianto diventerà sede dell'evento dopo le prime due edizioni in Europa, nel 2019 e nel 2020. La sede europea è stata stabilita per la vicinanza geografica con le ATP Finals, che si terranno alla 02 Arena di Londra fino al 2020. Viste le mosse di questo Risiko tennistico, vien da pensare che il Masters possa trasferirsi oltre oceano, magari negli Stati Uniti. Pare evidente, infatti, che la vicinanza geografica tra il Masters e la nuova Davis sia una conditio sine qua non per stabilire le sedi. Ellison ha fatto un miracolo con il torneo di Indian Wells: lo ha acquistato, moribondo, nel 2010. Oggi è chiaramente il quinto torneo al mondo e – di gran lunga – il miglior torneo del circuito ATP-WTA per montepremi, servizi offerti ai giocatori e anche per l'impressionante partecipazione di pubblico (450.502 persone soltanto nel 2018). In effetti, l'Indian Wells Tennis Garden si presta, strutturalmente, all'idea partorita dall'ITF, secondo cui ci saranno diverse partite in contemporanea (con 18 squadre, ci saranno sei giorni da tre squadre: le vincenti di ciascun gruppo più le due migliori seconde accederebbero ai quarti di finale). In questa storia, intristisce l'incredibile – e volgare – orientamento verso il business. Soldi, soldi, soldi: non si parla d'altro. Tante delle pagine più belle della storia del tennis, non necessariamente legate ai campioni, si sono scritte in Coppa Davis. In nome del Dio Denaro si vogliono distruggere 118 anni di storia, peraltro con un atteggiamento che rasenta l'arroganza: da una parte la gestione del “Caso Giudicelli” da parte dell'ITF, che manterrà nel suo Consiglio di Amministrazione una persona che avrebbe già dovuto dimettersi (motivo: è stato condannato per diffazione in Francia, però è favorevole alla rifoma…).
TRE SLAM SU QUATTRO A FAVORE DELLA RIFORMA
Dall'altra, i toni del comunicato di Kosmos, in cui la vittoria viene data per certa e l'assemblea di Orlando viene vista come una mera formalità. “Il progetto creerà un livello storico di investimento per la base del tennis e per le federazioni tennistiche grazie a un accordo di 25 anni tra Kosmos e ITF. La proposte rimane da essere ratificata dalle federazioni il prossimo 16 agosto, ad Orlando, presso l'ITF Annual General Meeting”. A seguito delle polemiche di qualche giorno fa, l'ITF aveva mosso l'artiglieria pesante: in primis, aveva respinto i dubbi di scarsa trasparenza delle procedure: “Una rigorosa indagine è stata intrapresa da esperti e l'ITF ha piena fiducia nel suo partner Kosmos per realizzare queste riforme – aveva scritto con un comunicato – siamo concentrati su qualcosa di più che proteggere gli interessi di qualsiasi nazione: siamo concentrati nel fare ciò che è meglio per l'intero mondo del tennis”. Nel frattempo, si sono esposti i rappresentanti dei tornei del Grande Slam: a parte l'Australian Open, opteranno per il “sì” Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia. Vi risparmiamo le dichiarazioni di Philip Brook (AELTC), Katrina Adams (USTA) e Bernard Giudicelli (FFT), tutte improntate a una presunta necessità di cambiamento. In questa storia, preoccupa – e intristisce – che si parli soprattutto di business e non di sport. Non è vero che la nuova Davis sarebbe un passo in avanti per il tennis, perché toglierebbe (in buona parte) la possibilità di ospitare grandi match di Davis in località solitamente non raggiunte dal tennis professionistico. E il fatto che si ipotizzi Indian Wells, già sede di un grande torneo, rende tutto ancora più triste. Il tennis è già un enorme fonte di business: la Coppa Davis, con il suo prestigio antico e un po' anacronistico, rappresenta un baluardo dell'essenza più pura dello sport. Ma questo, evidentemente, non interessa a chi pensa soltanto ai guadagni. Purtroppo, l'Assemblea di Orlando darà opportunità di voto alle federazioni: molte di queste sono improntate al business, se non addirittura bisognose di soldi. E non è una buona notizia in vista di un voto che non sarà “Vecchia vs. Nuova Coppa Davis”, ma “Business vs. Storia". Vedremo se i delegati penseranno allo sport oppure al portafoglio. Per salvare la Davis sarà necessario un atto di donchisciottismo elettorale.