La Jabeur ha tolto d’impaccio i Championships eliminando in semifinale la bielorussa Sabalenka, protagonista di polemiche nei giorni scorsi, il russo Medvedev oggi potrebbe approdare in finale. Diario di un problema che non trova soluzione
Neanche i quarti di finale sono riusciti a dissipare le ombre russe su Wimbledon.
Il russo Daniil Medvedev ha avuto la meglio, dopo cinque sofferti set, sulla sorpresa americana Christopher Eubanks, che ha finito la benzina al quinto. Nel torneo femminile, l’ucraina Elina Svitolina, anche lei una sorpresa, è entrata in semifinale, mentre nell’altra semi ha giocato la bielorussa Aryna Sabalenka, rappresentante di un Paese che è stato il principale alleato di Mosca nell’invasione dell’Ucraina. Le turbolenze create dalla guerra, con relativi strascichi di polemiche, accompagnano i Championships di quest’anno fino alla fine.
L’anno scorso, l’All England Club, unico fra gli Slam, d’intesa con il Governo di Londra, aveva decretato l’esclusione dei giocatori e delle giocatrici russi e bielorussi. L’ATP e la WTA avevano risposto azzerando i punti ottenuti nel torneo. Quest’anno, i tennisti dei due Paesi sono stati riammessi (sempre senza bandiera, come era avvenuto negli altri tornei del circuito), ma la controversia non si è placata. Anzi, è esplosa nuovamente con la vicenda delle strette di mano a centro campo a fine partita. Quando Svitolina, agli ottavi, ha battuto l’altra bielorussa Victoria Azarenka, quest’ultima (che peraltro vive negli Stati Uniti da più di dieci anni) l’ha salutata con un cenno a distanza, riconoscendo la presa di posizione delle ucraine, che avevano dichiarato di non voler più stringere la mano a russe e bielorusse. Bordate di fischi del pubblico contro Vicka. Al Roland Garros era avvenuto il contrario e, alla mancata stretta di mano, il bersaglio dei fischi era stata Svitolina.
“Fate chiarezza su questa storia”, ha sollecitato gli organizzatori la Sabalenka, ma correttamente, l’All England Club con una tersa dichiarazione ha fatto presente di non poter dettare ai giocatori come vogliono salutarsi a fine partita. Una finale Svitolina-Sabalenka avrebbe avuto il potenziale per attizzare altre polemiche, anche via social. In una conferenza stampa, uno spaesato cronista, chiaramente poco a suo agio con la geopolitica, ha chiesto ad Azarenka cosa ne pensino i russi di questa situazione, per sentirsi rispondere che non essendo russa, lei non è in grado di dirlo. La numero 1 del mondo, la polacca Iga Swiatek, anche lei sconfitta da Svitolina, porta sul cappellino, in solidarietà, la bandiera gialloblu dell’Ucraina. “Avere una bimba (Svitolina è diventata mamma l’anno scorso, ndr) e vedere il tuo Paese in guerra – ha detto la tennista ucraina – ti fa vedere le corse da una prospettiva diversa”.
Gli uomini hanno assunto posizioni più sfumate. L’unico a esprimersi fin dall’inizio della guerra per la “pace subito” è stato il russo Andrei Rublev, che ha poi ha ripetuto più volte in modo netto la sua posizione e per questo è stato molto criticato in patria. Medvedev si è trincerato dietro una sorta di no comment, sostenendo di aver espresso più volte il suo pensiero: solo che nessuno sa esattamente quale sia.