Lo hanno già celebrato a dovere durante il Roland Garros. Aveva artigliato una vittoria in extremis contro Leonardo Mayer, evitando un triste commiato sotto la pioggia del Campo 1. E così, una sconfitta contro Juan Martin Del Potro è stata il modo migliore per salutare il suo pubblico. Ma Julien Benneteau ama profondamente il tennis, tanto da cambiare spesso idea sul momento del ritiro. Alla fine, ha deciso: lo Us Open 2018 sarà il suo ultimo torneo. Esordirà martedì contro il nostro Marco Cecchinato. Tuttavia, al momento di scendere in campo, penserà soprattutto al passato. Per esempio, a 'sto benedetto titolo ATP che gli è sempre sfuggito, nonostante dieci finali. Però può consolarsi con tanti successi e belle soddisfazioni, irraggiungibili per molti. Per esempio, la vittoria al Roland Garros di doppio (2014, in coppia con Edouard Roger Vasselin) gli ha permesso di fare pace con la sua carriera. Senza dimenticare i due successi contro Roger Federer, a Bercy 2009 e Rotterdam 2013. “È una bella sensazione chiudere la carriera senza rimpianti – ha detto Benneteau alla vigilia del suo ultimo torneo – ovviamente mi sarebbe piaciuto vincere un torneo di singolare, ma è andata così. Ho uno splendido successo al Roland Garros di doppio e un bronzo olimpico. Non cambierei nessuno di questi titoli con un successo in singolare”. Qualche giorno fa ha giocato la sua ultima partita nel circuito ATP, perdendo contro Matteo Berrettini. C'è un altro italiano sulla sua strada, visto che martedì scenderà in campo contro Marco Cecchinato, uno che di titoli ATP ne ha vinti due in pochi mesi, e al Roland Garros ha raggiunto una semifinale che a Benneteau è sfuggita in 57 partecipazioni Slam (come migliori risultati vanta un quarto al Roland Garros 2006 e un ottavo a Wimbledon 2010).
SOGNI REALIZZATI
Benneteau sapeva che il 2018 sarebbe stato il suo ultimo anno, e aveva fissato un obiettivo molto semplice: “Essere fisicamente al 100% in ogni torneo”. Lo scorso anno sentiva di essere agli sgoccioli, poi ha giocato un torneo spettacolare a Parigi Bercy, superando Shapovalov, Tsonga, Goffin e Cilic. E pensare che aveva chiesto una wild card agli organizzatori perché sapeva che sarebbe stata la sua ultima volta a Bercy. “Ho vissuto grandi emozioni, è stato molto speciale vivere quel momento con il pubblico, gli amici, il mio allenatore, mia moglie e mio figlio”. Proprio a Bercy, nel 2009, aveva superato Roger Federer. Come se non bastasse, si è ripetuto quattro anni dopo a Rotterdam. “Ma battere il numero 1 del mondo proprio in casa, a Bercy, è stato speciale”. Il francese non era tra i convocati nella finale di Coppa Davis 2017, però ha contribuito al successo della Francia giocando nei turni precedenti. A proposito di gare a squadre, dopo lo Us Open si concentrerà sul nuovo incarico di capitano di Fed Cup. Tuttavia, trascorrerà molto più tempo in famiglia, con la moglie Karen e il figlio Ayrton, tre anni. “Quando sei un ragazzino e speri di diventare un professionista, sogni di diventare numero 1 del mondo e vincere tanti tornei – sospira Benneteau – poi inizi a giocare i tornei giovanili, i Futures, i Challenger… e ti rendi conto che è duro e complicato arrivare ai massimi livelli. Ho realizzato il mio sogno d'infanzia di vincere la Coppa Davis e diventare un professionista. Forse avrei potuto vincere di più, ma ho sempre fatto del mio meglio, in ogni singola occasione”.