Problemi economici e mancanza di risorse decretano la scomparsa del torneo ATP di Quito. Si erano giocate appena quattro edizioni, tre vinte da Victor Estrella Burgos. L'Ecuador aveva rilevato la licenza da Vina del Mar tramite un'agenzia colombiana. L'ATP non può permettersi che il torneo scompaia: troveranno qualcuno disposto a investire?

Il sogno è durato appena quattro anni. Nemmeno ai tempi d'oro di Andres Gomez e Nicolas Lapentti l'Ecuador aveva ospitato un torneo ATP. Erano riusciti ad artigliarlo nel 2015, acquistando la licenza del torneo cileno di Vina del Mar. Si giocava presso il Club Jacaranda di Quito, a oltre 2.500 metri di altitudine, per un evento che era diventato terra di conquista per Victor Estrella Burgos, vincitore delle prime tre edizioni. Quest'anno si è imposto lo spagnolo Roberto Carballes Baena e resterà l'ultimo vincitore dell'Ecuador Open: è notizia di queste ore, infatti, la cancellazione del torneo. Le ragioni – come sempre in questi casi – sono di natura economica. Il commiato recita così: “Negli ultimi due anni, gli organizzatori dell'ATP 250 Ecuador Open hanno compiuto un grande sforzo e hanno lavorato duramente per ottenere le risorse necessarie, in modo da garantire lo svolgimento dell'edizione 2019 di un torneo che fa parte del circuito ATP. A causa della mancanza di sostegno, dovuta all'attuale situazione economica del Paese, l'organizzazione dell'ATP 250 Ecuador Open informa l'opinione pubblica che il torneo, giocato negli ultimi quattro anni, con una notevole risonanza nazionale e internazionale, non si giocherà più in Ecuador”. La morte di un torneo è sempre una cattiva notizia, ma bastava dare un'occhiata a qualsiasi incontro e si sarebbe capito che il torneo era appeso a un filo. Tribune spesso vuote, incapaci di riempirsi anche nelle fasi finali. Inoltre, un torneo sulla terra battuta, in altura, subito dopo il weekend di Coppa Davis, non avrebbe mai potuto attirare grandi giocatori.

UNA STORIA BREVE
Nel 2015, a sorpresa, Quito aveva preso il posto di Vina del Mar. Diciamo “a sorpresa” perché il Cile ha più tradizione rispetto all'Ecuador, oltre a vivere un miglior presente. Vina del Mar (o Santiago, in passato) era il torneo ideale per dare il là alla “Gira Sudamericana” di febbraio, che comprende anche i tornei di Buenos Aires, Rio de Janeiro e San Paolo (Acapulco si è staccato, passando al cemento). La nascita dell'Ecuador Open fu resa possibile grazie al lavoro di Manuel Maté, titolare dell'agenzia colombiana IMLA, che per anni aveva discusso del possibile trasloco di Vina del Mar con il suo direttore Alvaro Fillol. Una volta chiusa la trattativa con il Cile, ha preso contatto con l'agenzia ecuadoriana Provalten per portare il torneo nel paese delle Galapagos. La prima edizione si è giocata nel 2015 e ha subito celebrato il successo di Estrella Burgos. Nel 2017, tra l'altro, il dominicano ha battuto in finale il nostro Paolo Lorenzi. Sempre nel 2017, ha giocato un ottimo torneo Federico Gaio, giunto nei quarti partendo dalle qualificazioni. In quattro edizioni, pochi nomi davvero importanti hanno scelto l'Ecuador: tra loro, gli unici ex top-10 sono stati Fernando Verdasco e Pablo Carreno Busta, più Janko Tipsarevic. Hanno giocato a Quito anche Ivo Karlovic e Bernard Tomic. Un parco giocatori insufficiente per accendere l'interesse dei media. Secondo alcuni ecuadoriani, anche giornali e TV hanno colpe per questo epilogo. In particolare, vengono accusati di aver ignorato il tennis per lasciare spazio a insignificanti giornate del campionato di calcio.

FUTURO INCERTO
Qualunque sia la ragione, il circuito ATP abbandona l'Ecuador e non ci sono certezze sul futuro di un torneo che, in qualche modo, dovrà sopravvivere. Gli specialisti della terra rossa, in sede sindacale, si sono sempre opposti alla cancellazione della Gira Sudamericana o a un cambio di superficie: con sempre meno tornei sul rosso, il mese di febbraio rappresenta un polmone importante per raccogliere vittorie e punti ATP. Per ora non ci sono indicazioni sulla nuova sede: l'evento si gioca in contemporanea con le tappe europee di Sofia e Montpellier, entrambe sul cemento indoor. Si potrebbe pensare a un trasferimento in Colombia, anche se l'esperimento del torneo di Bogotà non è andato a buon fine (ha ceduto la licenza a Los Cabos), oppure in Cile, il paese con la maggiore tradizione organizzativa. Tuttavia, le condizioni economiche del paese andino non sono troppo diverse da quelle dell'Ecuador. Esclude le piste che portano in Paraguay e in Bolivia (nonostante l'arrivo del top-100 ATP Hugo Dellien), forse l'unico paese in grado di assumersi la responsabilità sarebbe l'Uruguay. Hanno un ottimo giocatore (Pablo Cuevas), una buona tradizione organizzativa e un ricco torneo Challenger autunnale. Per adesso, l'unica certezza è che l'ATP dovrà trovare qualcuno pronto ad assumersi il rischio e acquistare una licenza che non sembra garantire chissà quale ritorno.