Il numero 8 porta fortuna a Patty Schnyder, almeno a New York. Vent'anni fa, nel 1998, raggiungeva i quarti di finale battendo Steffi Graf nel suo percorso. Era ancora una teenager e quello fu l'unico scontro diretto tra le due. “Non sono in tante a poter dire di essere in vantaggio negli scontri diretti con Steffi!” sorride oggi la svizzera, 40 anni da compiere a dicembre. Nel 2008, ancora una volta nei quarti. Non è stato il suo miglior piazzamento Slam, poiché nel 2004 si è spinta in semifinale all'Australian Open. E l'anno dopo saliva al numero 7 WTA. Insomma, una campionessa. Patty si era ritirata nel 2011, senza troppi squilli. Poi ha rimesso a posto i pezzi della sua vita e quattro anni dopo, con ancora meno clamore, ha scelto di ricominciare. Perché Patty ha un vissuto particolare, fatto di storie e storiacce. Tutto è nato anni fa, quando sembrava che il suo coach Rainer Harnecker potesse plagiarne la mente di ragazzina. Lo chiamano il “guru del succo d'arancia” perché riteneva che la bevanda facesse miracoli. I suoi genitori, preoccupati, le misero alla calcagna un altro Rainer, l'investigatore privato Hofmann. È finita che Patty si è innamorata di lui, si sono sposati e Hofmann è diventato il suo allenatore. Ma se sul campo le cose andavano bene, la vita privata le ha messo di fronte tante prove. Hofmann non aveva la fedina penale esattamente intonsa: furti, frodi, falsificazioni di documenti, querele per diffamazione… non è dato sapere quanto le sia costato il matrimonio, ma è probabile che sia volata via gran parte degli 8 milioni di dollari che aveva intascato di soli premi ufficiali. Si è parlato di un debito di 380.000 euro, con aste e ipoteche. Patty si è liberata dell'ex marito e ha trovato serenità con il nuovo compagno, Jan Heino, un imprenditore tedesco di origine finlandese. La coppia vive alla periferia di Hannover e nel novembre 2014 è nata la figlia, Kim Ayla.
"POCO PROFESSIONALE, MA CHE MI IMPORTA?"
Un anno dopo, forse per scherzo, ha ripreso a giocare. È partita piano, con i tornei ITF, mostrandosi subito competitiva. Ha giocato una ventina di tornei nel 2016, ha insistito lo scorso anno fino a raggiungere le top-200 e annusare nuovamente l'aria degli Slam, anche se solo nelle qualificazioni. Allo Us Open 2018 (c'è sempre quel numero 8 di mezzo…) ha fatto di più, vincendo tre partite e assicurandosi un posto nel main draw. Il sorteggio è affascinante: le metterà contro Maria Sharapova, una delle più popolari del tour. Si sono affrontate otto volte, con sette successi della russa, ma non vi aspettate che Patty abbia studiato chissà quale strategia. Anzi… “Non so nulla delle mie avversarie, perché sono impegnata con mia figlia. So che non è molto professionale, ma mi piace così”. Niente coach, niente preparatori… solo persone di fiducia al suo fianco. Oggi è numero 186 WTA e può davvero permettersi di giocare tranquilla. A quasi 40 anni, ha fatto la sua carriera e sa che certi risultati non sono più alla sua portata. Personaggio un po' naif, non è neanche troppo interessata a cercare di battere i record di longevità di Billie Jean King, o magari di Kimiko Date. Gioca per divertirsi, togliersi qualche soddisfazione, provare belle emozioni senza la zavorra di tornare a casa e trovare notifiche giudiziarie nella cassetta delle lettere. “Sono una giocatrice esperta, però sul campo da tennis sono ancora piuttosto nervosa – racconta la svizzera – piano piano sto trovando il mio rendimento. Sono contenta del servizio, ma devo migliorare ancora. Se i vari pezzi si mettono insieme, posso essere competitiva”. Il suo gioco così particolare, fatto di talento e angoli impossibili, non è mai stato dimenticato. Tanti spettatori, durante le qualificazioni, hanno fatto il tifo per lei. “Il pubblico mi segue e mi riconosce ancora. È una grande soddisfazione vedere che accade anche in un grande torneo, in cui ci sono tutti i migliori". Patty giocherà di sera, sul nuovo Louis Armstrong, proprio come 20 anni fa contro Steffi Graf. Chissà che non le possa portare fortuna…