Non arriva nemmeno a New York la prima vittoria sul cemento di Marco Cecchinato. Il siciliano illude salendo 6-2 2-0 contro Julien Benneteau, ma il 36enne francese, all'ultimo torneo in carriera, lo riprende e la spunta in 4 set, mettendo di nuovo a nudo le insicurezze del siciliano lontano dalla terra. Fuori anche Travaglia, tradito da crampi e capogiri.L’occasione era ghiotta per entrambi. Per Marco Cecchinato, perché al suo secondo Us Open si trovava di fronte un giocatore all’ultimo torneo, ma anche per Julien Benneteau, che contro un avversario incapace in carriera di vincere alcun match sul cemento aveva una bella chance per raccogliere una delle sue ultimissime vittorie. Per capire se resterà l’ultima bisognerà attendere un paio di giorni, ma intanto il successo è arrivato, dopo 3 ore e 20 minuti di battaglia che hanno bocciato di nuovo la versione da campi duri di Cecchinato, ben diversa da quella che sul rosso ha prodotto nel giro di poche settimane una semifinale al Roland Garros e due titoli ATP. Sul Campo 13 di Flushing Meadows è finita 2-6 7-6 6-3 6-4 per il 36enne di Bourg-en-Bresse, che la gioia di un successo nel Tour non l’ha mai assaporata malgrado dieci finali (è record negativo), ma anche al termine del suo lunghissimo percorso nel mondo della racchetta ha mostrato di avere più armi dell’azzurro, superiore nella prima parte del duello ma poi franato fra difficoltà, insicurezze sconosciute sulla terra e troppe occasioni gettate al vento. Dice molto il bilancio nelle palle-break: ne ha avute a disposizione la bellezza di 17, ma ne ha sfruttate appena tre, quelle sufficienti per salire 6-2 2-0 e dare l’impressione che la serie di quattro sconfitte consecutive fosse pronta a finire nel dimenticatoio. Invece cresce e resta aperta, come la ferita provocata da un secondo set che andava vinto, perché il gran caldo del martedì di New York dava più fastidio a Benneteau e gli undici anni di differenza si notavano in ogni scambio, con l’azzurro super solido e l’avversario sempre costretto a sbagliare per primo. Ma Cecchinato non ha ammazzato la partita e il francese, da vecchio volpone, gliel’ha fatta pagare a caro prezzo, aggrappandosi a un servizio brillante come ai tempi d’oro, o addirittura di più.
MANCA TANTE CHANCE, POI CROLLA
Oltre alla bellezza di 24 ace, spesso arrivati nel momento del bisogno, il gran rendimento in battuta ha permesso a Benneteau di giocare con i piedi vicini al campo, mentre Cecchinato si è ancorato lontano dalla linea di fondo, strategia che sulla terra funziona, sul cemento un po’ meno. Le chance sono arrivate comunque, ma col passare dei punti le energie di Benneteau parevano non calare, e nel tie-break del secondo set, in una situazione già potenzialmente decisiva, il migliore è stato lui. Nonostante l’iniziale 1-3 è arrivato per primo a set-point sul 6-5, ha aggredito una seconda dell’azzurro obbligandolo all’errore, e la Babolat frantumata dal siciliano ha rappresentato il gong della nuova partita. Un break nel quarto game è bastato a Benneteau per salire 2 set a 1 e capire che la vittoria era alla portata, e il francese è andato a prendersela nel quarto set, stringendo i denti in avvio, quando Cecchinato ha provato a suonare la carica costringendolo agli straordinari in tutti i primi tre game di battuta. Si è preso una palla-break nel primo e nel secondo, ben quattro nel terzo, ma il francese ha mostrato gli artigli, ha chiesto e ricevuto aiuto dal servizio, e le ha cancellate tutte, riuscendo a far perdere la pazienza al palermitano, che sul 3-3 ha dovuto chiedere anche l’intervento del fisioterapista, per una vescica al pollice della mano destra. Un piccolo problema che è stato sufficiente a fargli smarrire l’ultimo briciolo di energia mentale, come testimoniato dai pasticci del game successivo. Prima ha regalato una palla-break con un doppio fallo, poi ne ha offerta una seconda inventandosi una terribile stop-volley, e con un diritto in rete ha consegnato break e partita al rivale, raccogliendo ulteriori dubbi su un tennis che – lo dicono i risultati – sembra funzionare solo e soltanto sulla terra battuta. Il problema è che di campi rossi non se ne parlerà fino allo swing sudamericano di febbraio, quindi è necessario rimboccarsi le maniche.
FUORI ANCHE TRAVAGLIA, BATTUTO DAI CRAMPI
È terminato fra dolori e rimpianti anche lo Us Open di Stefano Travaglia, uno dei due azzurri (tre con Sonego, ma il torinese è lucky loser) entrati in tabellone dalle qualificazioni. L’ascolano aveva una discreta opportunità per ripetere il secondo turno del 2017, visto che l’urna l’aveva accoppiato al polacco Hubert Hurkacz, anche lui qualificato, ma è stato una delle vittime – come Leonardo Mayer e Ricardas Berakis – del mix fra caldo e umidità che ha messo al tappeto vari giocatori, spingendo gli organizzatori a inserire una pausa di dieci minuti fra terzo e quarto set. L’azzurro non ne ha potuto beneficiare, perché il suo incontro era in corso proprio quando è stata introdotta la “extreme heat policy”. Tuttavia, l’impressione è che la pausa sarebbe servita fino a un certo punto, perché l’azzurro aveva già i crampi ovunque, e aveva passato buona parte del terzo set a cercare l’ombra praticamente dopo ogni singolo punto. Un problema che l’ha paralizzato in avvio di quarto, obbligandolo a gettare la spugna sul 3-0 in favore del rivale, e ha reso meno amare le recriminazioni legate al terzo set. Dopo che i due si erano spartiti equamente primo e secondo (prima 6-2 per il polacco, poi per l’azzurro entrato in partita grazie al break in avvio), “Steto” è riuscito a tenersi a galla nel terzo, salvando un paio di set-point nel dodicesimo gioco, con un mix fra coraggio e fantasia, e poi ha avuto un’insperata chance per salire due set a uno. Malgrado il rivale fosse visibilmente più fresco, Travaglia si è guadagnato il 6-4 con un diritto vincente seguito da un ace, ma la lucidità era quella che era. Sul primo ha azzardato senza successo un serve&volley, sul secondo ha scentrato un rovescio nello scambio, e Hurkacz l’ha ripreso e superato, prima che crampi e giramenti di testa (“vedevo tre palline, non ero nelle condizioni per continuare”, avrebbe detto davanti ai giornalisti) lo costringessero ad alzare bandiera bianca.

US OPEN UOMINI – Primo turno
Julien Benneteau (FRA) b. Marco Cecchinato (ITA) 2-6 7-6 6-3 6-4
Hubert Hurkacz (POL) b. Stefano Travaglia (ITA) 6-2 2-6 7-6 3-0 ritiro