Il 25esimo compleanno non era stato così dolce. E anche l'anno scorso, il 3 settembre era arrivata una sconfitta. Nel giorno in cui ha compiuto 30 anni, invece, Carla Suarez Navarro ha vissuto una delle notti più belle. Maria Sharapova aveva giocato 22 match nella sessione serale dello Us Open: li aveva vinti tutti. Ma non ha potuto nulla contro lo splendido tennis di Carla, la canaria trapiantata a Barcellona che gioca un tennis elegante, con il rovescio più bello del circuito, almeno tra quelli a una mano. Non l'hanno mai celebrata a dovere ma non c'è da sorprendersi, se una marca di abbigliamento disegna un abito appositamente per una giocatrice mai entrata tra le top-100 (Alize Lim), soltanto in nome della sua avvenenza. Ma la bellezza non fa vincere le partite. Semmai, la bellezza del gioco. E in questo, l'eleganza della Suarez Navarro ha pochi eguali. Nel 2016 aveva vissuto una grande stagione, poi un problema alla spalla l'aveva cacciata nelle retrovie. E allora, ben decisa a ritrovarsi, ha chiuso il rapporto con lo storico allenatore Xavier Budo, colui che la capiva meglio di tutti. Per un'isolana è dura cambiare abitudini consolidate (per informazioni, chiedere a Rafael Nadal), ma evidentemente non c'era alternativa. Sapendo che Oscar Serrano aveva terminato il rapporto con Tommy Robredo, lo scorso ottobre gli ha telefonato chiedendogli di entrare in un team in cui era rimasto Marc Casabò, perché cambiare del tutto era troppo, per Carla. Risposta affermativa, obiettivi umili. Il coach spagnolo, che in passato aveva lavorato anche con Fabio Fognini e Andrea Arnaboldi (oltre ad alcune donne, tra cui Daniela Hantuchova), auspicava un 2018 senza problemi fisici. Lo ha avuto.
UN COMPLEANNO DIVERSO
I quarti in Australia hanno dato il là a una buona stagione, anche se è mancato l'acuto sulla terra battuta. L'estate, tuttavia, era stata foriera di buone sensazioni. La finale a New Haven le ha dato la spinta necessaria per uno Us Open da protagonista. Carla è nei quarti e ha interrotto l'imbattibilità notturna della Sharapova nel giorno del suo 30esimo compleanno, cancellando il ricordo un po' crudele di cinque anni fa: nel 2013 aveva conquistato il dirtto a giocare sull'Ashe il 3 settembre, contro Serena Williams. Una mattanza tennistica le rovinò i festeggiamenti. Stavolta è scesa in campo ben decisa, sotto gli occhi di un centrale quasi pieno e un box quasi vuoto. Oltre a Serrano, c'era anche Anabel Medina Garrigues, capitana del team spagnolo di Fed Cup. Ma Carla ha pensato soltanto a giocare, a creare danni con il suo fantastico rovescio. Oggi è una giocatrice diversa rispetto al passato, quando stazionava qualche metro dietro la linea di fondo. Lo ha dimostrato nella notte del suo compleanno, accettando (e tenendo con agio) scambi ad altissima velocità. Non solo: cercava l'angolo, appena c'era la possibilità costringeva la Sharapova sulla difensiva. Saliva 4-1 nel primo set (con doppio break), era brava a contenere il ritorno di Masha e chiudeva 6-4. Faccenda simile nel secondo set: break immediato, controbreak, poi fuga decisiva a partire dal quinto gioco. Non contenta, ha chiuso scippando il servizio alla russa per la quinta volta, trasformando il matchpoint con un fantastico rovescio incrociato, il suo colpo preferito.
UN MURO DA ABBATTERE
La Sharapova ha qualche demerito: ha commesso otto doppi falli e ben 38 errori gratuiti, ma spesso perché la Suarez la faceva giocare fuori posizione. Maria lo ha ammesso: “Ha fatto bene molte cose: in particolare, la sua palla rimbalzava molto alta, di più rispetto alle mia avversarie precedenti – dice la Sharapova – non ho sfruttato le occasioni che ho avuto: non dico nel punteggio, ma quando lei accorciava: ho esitato ad attaccare e quando l'ho fatto ho sbagliato, soprattutto con il dritto a uscire”. Non sapeva, la Sharapova, che fosse il 30esimo compleanno della Suarez Navarro. Gliel'hanno ricordato in conferenza stampa, ma non aveva voglia di parlarne. “Il tennis va così” ha esalato, desiderosa di scappare via, non prima di rispondere a chi le chiedeva se questo fosse il momento più duro della sua carriera. “I momenti difficili sono quando sei una teenager, con pochi dollari in tasca e non hai il senso del futuro e non sai dove andrai a finire. Hai semplicemente un sogno. Credo che sia molto più duro che trovarsi a 31 anni e aver avuto l'opportunità di fare ciò che vuoi nella vita”. Adesso torna a casa, senza particolari certezze sui prossimi impegni. Allo Us Open, invece, va avanti Carla Suarez Navarro. Contro la Keys parte sfavorita, ma non battuta. E poi ha un muro da abbattere: i quarti di finale. “Non solo negli Slam, ma anche in tornei di un certo livello – diceva qualche mese fa – La gente mi parla dei quarti di finale come se fosse un titolo, ma mi sono stufata di sentirlo dire. Ogni volta che mi reco a un torneo è perché voglio vincerlo, non per arrivare nei quarti. È un conto aperto, vorrei superarlo prima di ritirarmi”. Si è costruita l'occasione e non ci sarebbe modo migliore per celebrare i 30 anni appena compiuti, ma non ancora festeggiati. Contro la Keys ha sempre perso (tre volte su tre), ma impegnandola a dovere. E nel tennis, come nella vita, c'è sempre una prima volta. Carla lo ha dimostrato a New York, battendo Maria Sharapova laddove sembrava imbattibile.
US OPEN DONNE – Ottavi di Finale
Carla Suarez Navarro (SPA) b. Maria Sharapova (RUS) 6-4 6-3