Non è difficile capire perché Carla Suarez Navarro abbia battuto 6-4 6-3 Maria Sharapova e perso, con identico punteggio, contro Madison Keys. Semplicemente, l'americana serve (troppo) meglio della russa. Grazie alla solidità nei colpi di inizio gioco, la Keys ha fatto valere la sua maggiore potenza e ha centrato la seconda semifinale consecutiva allo Us Open, peraltro arrivandoci meglio rispetto all'anno scorso. I numeri sono impietosi: 80% di trasformazione con la prima palla (contro il 48% della Sharapova) e 6 ace con 3 doppi falli rispetto al desolante 2-8 della russa. La differenza è tutta qui: la Suarez ha tenuto duro fino al 4-4 del primo set, poi ha incassato il break al decimo gioco, sigillato da un dritto fulminante della Keys. Nel secondo, pur senza giocare benissimo, Maddy ha trovato lo strappo al sesto game (4-2) e ha tenuto con agio gli ultimi due turni di servizio. Tutto semplice, senza particolari tremori. Lo scorso anno, lo Us Open aveva avuto quattro semifinaliste americane: l'unica superstite è proprio Madison, la più giovane. Ma a 23 anni è già esperta e sembra maturare mese dopo mese, torneo dopo torneo. “Rispetto all'anno scorso ho finito prima diversi match, senza troppi alti e bassi – ha raccontato – sto gestendo meglio le emozioni, non sono particolarmente nervosa”. In effetti, sta giocando un torneo perfetto. Ha lasciato per strada soltanto un set, contro Aleksandra Krunic. Per il resto, percorso netto. Niente a che vedere con il match di due anni fa contro Naomi Osaka, in cui la spuntò recuperando da 1-5 nel terzo set. “Fu il mio primo match sull'Arthur Ashe, avevo bisogno di adattarmi alla situazione – dice la Keys – per il resto, credo che Naomi se ne sia dimenticata”. Sarà proprio la giapponese la sua avversaria in semifinale. “Abbiamo un gioco molto simile, siamo entrambe molto aggressive. Forse io utilizzo un po' di rotazione in più, ma lei è molto brava a gestirla. Non credo che vedrete un match con scambi molto lunghi”.
VENT'ANNI FA, LINDSAY. E OGGI?
Il letale mix tra caldo e umido non accenna ad abbandonare New York. E forse non è un caso che tre delle quattro semifinaliste risiedano in Florida, dove le condizioni atmosferiche sono simili. “In effetti può aiutare, fa sentire la situazione meno pessima” ha detto la Keys, che in questi giorni sta utilizzando parecchio il suo telefonino. Dodici mesi fa, era stata la Stephens a consolarla dopo averla battuta in finale. Stavolta i ruoli si sono invertiti. “Dopo la sua sconfitta con la Sevastova le ho mandato un messaggio, ma non ero a Flushing, quindi non ho potuto fare molto”. E il telefonino è stato il primo oggetto che ha preso in mano dopo il successo di mercoledì sera. Subito a smanettare per mandare un messaggio. “Il destinario era il mio fidanzato!” ha detto con un sorriso. I bookmakers hanno le idee piuttosto chiare: per il secondo anno consecutivo, dovrebbe esserci una finale tutta americana a Flushing Meadows: Serena Williams è favorita contro la Sevastova, così come la Keys contro la Osaka (anche se con un margine ridotto: un suo successo paga circa 1.70). Nel torneo delle sorprese e della calura non si può dare nulla per scontato, anche perché entrambe le semifinali si giocheranno in notturna. Tuttavia, se c'è una giocatrice che ha saputo stare lontana dalle difficoltà (almeno fino a ora), è proprio Madison Keys. Un risparmio fisico e cognitivo che potrebbe tornarle utile nelle fasi finali. E poi ci sono corsi e ricorsi storici. Vent'anni fa, Lidsay Davenport vinceva il suo primo titolo del Grande Slam proprio a New York, battendo in finale Martina Hingis. Oggi siede all'angolo della Keys. E questa cose, si sa, agli americani piacciono parecchio.
US OPEN DONNE – Quarti di Finale
Madison Keys (USA) b. Carla Suarez Navarro (SPA) 6-4 6-3