L'INTERVISTA – Nonostante cinque processi e un'assoluzione piena, la vicenda disciplinare riguardante Daniele Bracciali non è finita: la prossima settimana, l'aretino sarà processato a Londra dalla Tennis Integrity Unity. “Tutto verterà su una partita che è già stata sviscerata – dice Bracciali, di nuovo top-100 ATP – mi sembra accanimento”.Non sono bastati tre anni di stop, una reputazione presa a picconate e decine di udienze nelle aule dei tribunali. Ci sarà una fastidiosa appendice. Fino ad oggi, Il 2018 è stato l'anno della rinascita per Daniele Bracciali: una ventina di vittorie nei tornei “giusti” e il ranking di doppio è tornato a sorridere. Oggi è numero 98 ATP, con ancora alcuni tornei da giocare e motivazioni a mille per un 2019 da protagonista. Eppure, nonostante un'assoluzione con formula piena certificata da una sentenza di 113 pagine, emessa dal Tribunale di Cremona, le faccende disciplinari dell'aretino non sono ancora terminate. I prossimi 18, 19 e 20 settembre sarà processato a Londra dalla Tennis Integrity Unit, corpo investigativo creato nel 2008 per vigilare sull'integrità del tennis e che, fino a oggi, ha sanzionato soltanto giocatori di secondo piano. Bracciali ha pagato moltissimo ma adesso rischia un'altra squalifica per un processo che verterà, ancora una volta, sulla partita giocata a Barcellona 2011 tra Potito Starace e Daniel Gimeno Traver, dibattuta nei minimi dettagli nei processi italiani. Quando risponde al telefono, Bracciali si trova all'aeroporto di Stoccarda. Sta tornando a casa da Szczecin, dove ha giocato il doppio in coppia con Simone Bolelli. Non è andata benissimo, visto che hanno perso al primo turno. Trascorrerà qualche giorno in famiglia (il piccolo Niccolò ha 4 anni) prima di recarsi a San Pietroburgo: farà coppia con Marco Cecchinato. La voce è squillante, i recenti successi gli hanno restituito voglia di combattere, ma l'indiscrezione dell'imminente processo trova conferma nelle sue parole.

Daniele, che succede?
Nel 2016 ero già stato interrogato dalla Tennis Integrity Unit, a Roma. In quel periodo ero fermo perché il mio status era “pending”, avendo un processo penale in corso. Durante la sospensione, avevo chiesto più volte alla TIU di essere processato. Mi hanno sempre risposto che attendevano gli esiti del processo di Cremona: dicevano che era molto importante per valutare la mia posizione. Per questa ragione, sono rimasto fermo quasi tre anni. Come è noto, lo scorso gennaio la sentenza di Cremona mi ha assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Ho pensato che avrebbero archiviato la mia posizione, anche perché la stessa TIU (insieme all'ITF) si era costituita parte civile al processo, dunque erano perfettamente aggiornati. Tenete conto che, soltanto a Cremona, ci sono state circa 15 udienze. Anche leggendo la sentenza, avevo pensato a un'archiviazione.

E invece?
Una settimana dopo ho ricevuto una mail in cui mi informavano che la TIU avrebbe fatto richiesta di processo nei confronti miei e di Potito Starace, accusati di aver alterato una partita al torneo di Barcellona nel 2011. Ma questo match è stato sviscerato nei minimi dettagli in tutti processi già svolti, ed è emerso che non c'è stata nessuna alterazione. Nella mail, invece, continuavano a sostenere questa tesi. Per questa ragione, la prossima settimana si terrà il processo.

Come hanno giustificato la decisione di processarti soltanto ora?
Nessuna spiegazione. Ho ricevuto soltanto una mail che mi ha lasciato di stucco. Loro ritengono che il telefonino intercettato sia il mio: sulla base di questa convinzione, pensano che quella partita sia stata alterata. Premessa: le persone coinvolte nella conversazione incriminata sono chiaramente due scommettitori e, dalla chat, si intuisce che non sanno come andrà a finire il match. A un certo punto, uno dice: “Che fa? Si ritira o non si ritira?”. A parte il contenuto, mi preme dire che i processi, soprattutto quello penale, hanno stabilito che quel telefonino non può essere addebitato a me. Lo ha scritto il giudice.
Anche il teste chiave ha cambiato versione dei fatti, giusto?
Esatto. In sede di processo, Manlio Bruni ha cambiato totalmente versione. I motivi della sua retromarcia sono facilmente intuibili: d'altra parte, la legge italiana lo prevede. Davanti al procuratore puoi dire quello che vuoi, ma davanti a un giudice sei sotto giuramento e sei obbligato a dire la verità. E, sotto giuramento, lui ha fatto retromarcia. D'altra parte, i fatti – appurati, non congetture – dicono l'esatto contrario di quello che sostiene la TIU. Io penso che gli organi inquirenti abbiano il dovere di trovare la verità senza accanirsi contro una persona, cercando di farla squalificare e mostrare che esistono. Quando le indagini non trovano riscontro, sarebbe giusto archiviare.

Il telefono che la TIU ti vuole attribuire è quello che Manlio Bruni aveva salvato in rubrica come “Braccio 2”?
Giusto. In proposito, lo stesso Bruni ha rilasciato una dichiarazione che ho inviato alla TIU stessa e a chi dovrà giudicare, in cui spiega dettagliatamente com'è andata. In sintesi, aveva salvato tutte le schede telefoniche legate al tennis con il nome “Braccio”: 1, 2, 3…. Negli anni, queste schede sono passate di mano in mano tra questi scommettitori, a seconda di chi si recava ai tornei. D'altra parte, tutti sanno che scommettere in loco offre quei 10-15 secondi di vantaggio che permettono di ottenere quote più vantaggiose. Visto che nel mondo del tennis conosceva personalmente me – che mi ero rivolto a lui per ragioni totalmente estranee – le aveva salvate con quel nome, senza mai cambiarlo. Diciamo che erano le schede dedicate al tennis. E vorrei sottolineare ancora una volta il contenuto della chat contestata: a parlare sono due scommettitori, ma è chiaro che non hanno idea di come si sarebbe sviluppata la partita.

Tutte le intercettazioni che ti riguardano sono state prese dai computer e dai dispositivi elettronici di Bruni?
Proprio così. A proposito, è emerso che lui modificava le chat con me facendo un copia incolla e poi modificando il contenuto delle conversazioni. Lo faceva per accreditarsi con gli altri. Anche altri sostenevano di conoscere questo o quel tennista, ma non era vero. Qualcuno scriveva assurdità del tipo: “Se non mi concede questa partita lo spacco”, ma in realtà non conoscevano nessuno. Erano millanterie.

Cosa pensi dell'operato della TIU? Quando escono squalifiche a personaggi secondari come Kicker, Federico Coria o Heras, cosa ti passa per la testa?
Sentendo qua e là, mi pare di aver capito che la condanna di Kicker sia arrivata perché un tennista ha parlato e gli hanno dato l'immunità in cambio della testimonianza. Senza niente di scritto, lo hanno condannato sulla base di una soffiata. Non so. La cosa strana è che vengono condannati soltanto giocatori di secondo piano, quando le scommesse più remunerative sono quelle con protagonisti i giocatori di alta classifica, specie quando perdono. Mi stupisce che nessuno sia indagato e che non si sia mai una donna coinvolta. Se date un'occhiata agli squalificati, trovate il numero 1000, il numero 800 ATP perché c'è stata corruzione nei tornei Futures… non saprei. Dicono che le indagini si svolgono a 360 gradi, ma alla fine non spuntano nomi eccellenti. Magari ad alti livelli non succede nulla, per carità. Per quanto mi riguarda, non mi sembra una questione di integrità. Mi sembra accanimento.
Hai idea dei rischi che corri? Affronti questo processo con buone speranze?
Spero di uscire vincitore già in primo grado. Dovesse andare male, andrò ai gradi successivi. Sicuramente al TAS di Losanna e, se fosse necessario, anche al Tribunale Federale Svizzero. Sono forte di una sentenza penale che è un punto molto forte a mio favore, anche perché è passata in giudicato. Né la procura, né le parti civili hanno fatto appello. Forse hanno capito che c'erano scritte cose giuste. Intanto, è diventata inappellabile.

Hai idea di quando uscirà la sentenza?
Per le motivazioni potrebbe essere necessario qualche mese, ma il dispositivo potrebbe uscire molto prima. Se mi dovessero fermare, mi farebbero saltare tutti i tornei invernali, arrecandomi un altro danno. Spero vivamente di no, ma negli ultimi quattro anni ne ho viste davvero di tutti i colori. Ad ogni modo, vado avanti con l'attività. Non andrò a Londra perché nella stessa settimana sarò impegnato a San Pietroburgo, poi farò una settimana di stop prima del Challenger di Firenze. Dopodichè deciderò se giocare il Challenger di Barcellona o quello di Ortisei. Mi sono già messo d'accordo con Matteo Berrettini per giocare il torneo ATP di Mosca.

Quattro anni fa, ti trovavi proprio a Mosca quando scoppiò il finimondo. Col senno di poi, come pensi che la stampa si sia comportata nei tuo confronti?
La faccenda è stata trattata male. I tanti articoli usciti sui giornali davano per scontato che fosse tutto vero. Posso dirlo: sono stati pubblicati articoli allucinanti che, col senno di poi, si sono rivelati non veritieri. Quando è uscita l'assoluzione non c'è stato lo stesso impatto mediatico. Anzi, è passata quasi sotto silenzio. Qualcuno mi aveva promesso che ne avrebbe parlato, ma poi non è stato fatto. All'inizio, invece, c'erano decine di articoli per ciascun giornale che ripetevano continuamente le stesse cose, anche quando non c'erano sostanziali novità. Per parlarne, si ripeteva quanto scritto mesi prima. Non so, forse sono strategie per vendere di più… però mi sento in credito con la stampa, anche con alcuni siti internet o la TV. Tanto rumore a suo tempo, trafiletti quando siamo stati assolti.

Da chi sarai rappresentato a Londra?
Sono molto tranquillo, perché ho confermato i difensori che mi hanno seguito fino a oggi: gli avvocati Filippo Cocco e Alberto Amadio, senza dimenticare il generale Umberto Rapetto come perito di parte. Sinceramente, non avrei potuto trovare di meglio.

A suo tempo, la FIT fu molto severa nei tuoi confronti. Il Tribunale Federale ti aveva addirittura radiato e, nel bilancio sociale FIT, la vicenda riguardante te e Starace fu racchiusa in poche righe in cui non era menzionato neanche il vostro nome. Attualmente che rapporti hai con la federazione?
Con la parte tecnica ho sempre mantenuto i contatti, peraltro sempre positivi. Con quella dirigenziale ho avuto contatti frequenti nel periodo in cui ero consigliere federale, ma quando è scoppiato il putiferio ne sono uscito e i rapporti si erano interrotti. Allo Us Open ho incontrato alcuni consiglieri che non vedevo da tempo. Da parte mia, non c'è nessun problema. Credo che il Tribunale Federale abbia preso un abbaglio, forse facendosi prendere dall'enfasi del momento. Qualcuno doveva pagare e decisero di radiarci, pena che non sta né in cielo né in terra. Quando uscì il caso di Marco Cecchinato, avevano radicalmente cambiato il tiro: per gli stessi articoli violati, a lui diedero appena 18 mesi. Furono frettolosi, si sono fatti prendere dal momento e condizionare da quanto uscito sui giornali. D'altra parte, sia gli avvocati di Starace che del sottoscritto avevano più volte sottolineato che il processo sportivo avrebbe dovuto attendere gli sviluppi di quello ordinario.

Ipotizziamo che vada tutto bene: hai fissato obiettivi per il resto della tua carriera? E poi, hai in progetto di trovare un compagno fisso? Quest'anno non hai mai giocato più di due tornei con lo stesso partner…
La scelta è stata esclusivamente per motivi di classifica. Se il ranking è buono si può trovare un compagno fisso, ma se sei in ritardo hai bisogno di trovare qualcuno che abbia una classifica migliore e che sia disposto a dare una mano. All'inizio ho avuto qualche problema a trovare partner stranieri, erano un po' restii a giocare con chi era fermo da tre anni.

Solo per ragioni tecniche o perché c'era dell'altro?
Non posso sapere cosa avessero per la testa, ma a me facevano un discorso tecnico. Mi dicevano che, essendo fermo da così tanto, non sapevano come avrei potuto rendere, dunque preferivano giocare con qualcun altro. Per questo, tengo a ringraziare i giocatori italiani che mi hanno dato una mano: Seppi, Bolelli, Arnaboldi, Cecchinato, Donati… per fortuna sono andato subito bene, passando un paio di turni al Roland Garros. Poi Matteo Berrettini ha dato una grossa mano a Gstaad, in cui abbiamo addirittura vinto il torneo. Senza gli italiani, non credo che ce l'avrei fatta. E con i risultati, spero di aver convinto tutti di essere ancora competitivo.