Il marito di Serena Williams ha preso malissimo un articolo del NY Times in cui sono state pubblicate le multe comminate dagli Slam negli ultimi 20 anni. Gli uomini ne hanno ricevuto il triplo delle donne, ma lui prova a screditare i numeri e ne fa una questione di percentuali. Ma non mostra dati a supporto della sua tesi.

La coppia composta da Serena Williams e dal marito Alexis Ohanian ha vissuto momenti molto delicati. Il riferimento, ovviamente, è ai problemi di salute avuti da Serena dopo la nascita della figlia Alexis Olympia. “Ho rischiato di morire” ha raccontato qualche mese fa in un emotivo articolo pubblicato dalla CNN. Tutto sommato, perdere una finale dello Us Open non dovrebbe essere un dramma. Tuttavia, ai coniugi Ohanian non è andato giù quanto accaduto nella notte dell'8 settembre, quando Serena si è imbestialita con il giudice di sedia Carlos Ramos. La vicenda è talmente nota da aver scavallato la stampa specializzata e abbracciare il mondo mainstream. In generale, l'opinione pubblica si è schierata contro Serena. Qualcuno ha abbozzato qualche giustificazione, ma nel complesso nessuno le ha dato ragione. Una viva perplessità ha accompagnato le dichiarazioni a caldo di Billie Jean King e della WTA, le quali hanno spinto ancora una volta sul concetto di “sessismo” invocato da Serena durante il suo litigio con Ramos. “Ho visto uomini che hanno fatto cose molto peggiori delle mie e non hanno ricevuto sanzioni” aveva esclamato, disperata, mentre la finale dello Us Open volava via. In conferenza stampa ha rincarato la dose, parlando di un presunto "doppio standard". Come ha detto Adriano Panatta in un'intervista alla Gazzetta dello Sport di qualche giorno fa, il sessismo è una cosa seria. Ma non è certo quello che si è visto a New York. "Parlare di un argomento delicato come il sessismo per una partita di tennis, quando ci sono persone che veramente soffrono e sono discriminate per questo motivo è totalmente fuori luogo". Mentre Carlos Ramos è volato a Zara per arbitrare Croazia-Stati Uniti di Coppa Davis (e ha ricevuto le imbarazzate scuse di Katrina Adams, presidentessa USTA che a NY era stata tutt'altro che impeccabile), negli Stati Uniti è uscito un articolo del New York Times, a firma di Cristopher Clarey, uno dei più noti giornalisti tennistici al mondo. Prendendo in esame le statistiche degli ultimi 20 anni, Clarey ha rivelato come gli uomini abbiano ricevuto molte più sanzioni rispetto alle donne. Nella fattispecie, è emerso che dal 1998 al 2018 gli uomini hanno ricevuto 1517 sanzioni contro le 535 delle donne. Il triplo. Lo specchietto, tra l'altro, le segnala nel dettaglio. L'unica violazione in cui le donne sono decisamente "in vantaggio" – guarda un po' – è il coaching.

UNA QUESTIONE DI PERCENTUALI
Normale, visto che nel circuito WTA dal 2009 è stato legalizzato: le giocatrici hanno la possibilità di chiamare il proprio allenatore una volta per set, anche se il dialogo dalle tribune continua ad essere vietato. L'articolo ha fatto arrabbiare Ohanian, fondatore del social network Reddit, che ha definito “fuorvianti” le statistiche pubblicate dal New York Times. Il marito di Serena sostiene che i numeri pubblicati siano incompleti, poiché non ci sono informazioni su quante sanzioni siano iniziate con la violazioni del codice di comportamento. Ohanian ha twittato con una certa rabbia: “Un aiuto statistico per il NY Times e Cristopher Clarey: il punto è che le donne sono punite più spesso “per incidente” rispetto agli uomini. Questi dati mostrano soltanto che ci sono maggiori penalità complessive per gli uomini. Ad esempio, se gli uomini sono stati puniti 344 volte per 3440 oscenità udibili (10% del totale), mentre alle donne è successo 140 su 700 (il 20%), significherebbe che le donne sono punite il doppio rispetto agli uomini”. Rincarando la dose, Ohanian sostiene che l'articolo abbia un titolo fuorviante e che ha un corpo di 'ricerca' che non significherebbe nulla. L'intervento di Ohanian non risparmia una stoccata finale, poiché il Signor Williams mostra di aver donato 10 dollari per ogni parola dell'articolo di Clarey (714, dunque ha versato 7140 dollari) a un'associazione benefica, in modo che le nuove generazioni abbiano accesso alle statistiche di base. Detto che Ohanian è intervenuto soltanto per difendere sua moglie e cercare di sostenere la sua tesi sul sessismo, non è stato particolarmente chiaro.

DIFFICILE PARLARE DI SESSISMO
Cosa intendeva dire? Proviamo a capirlo. Lo specchietto pubblicato dal New York Times parla di “multe” e non di sanzioni ricevute dai giocatori, probabilmente le uniche statistiche a disposizione sulle varie infrazioni. Non ci risulta che esistano statistiche sulle singole violazioni commesse dai giocatori e che poi non siano sfociate in multe. O almeno, non ne conosciamo. La tesi di Ohanian, dunque, sarebbe che gli uomini ricevono più multe ma non si sa quante violazioni abbiano commesso. Soltanto paragonando il totale delle violazioni si capirebbe se c'è un diverso atteggiamento, anzi, il famoso “doppio standard” teorizzato da Serena Williams. Il principio della sua idea non è sbagliato, ma non esiste nessun supporto statistico per dimostrarlo! E allora, fino a oggi, gli unici dati certi sono quelli riguardanti le multe effettivamente comminate. Per ora, la proporzione dice che per ogni sanzione a una donna ce ne sono tre per gli uomini. Va detto che, nei tornei del Grande Slam, gli uomini giocano al meglio dei cinque set e le donne al meglio dei tre (in doppio solo a Wimbledon). Quindi il principio esposto da Ohanian ha un fondo di verità: gli uomini giocano più set, più game e più punti rispetto alle donne. Ergo: hanno più occasioni per essere puniti e, di conseguenza, è lecito attendersi un numero maggiore di multe “azzurre” rispetto a quelle “rosa”. Tuttavia, la proporzione non è certo 3:1. Per intenderci, all'ultimo Us Open si sono giocati 460 set nel singolare maschile contro i 297 nel singolare femminile. La proporzione diventa 3:2. Per questo, siamo ancora lontani dalle ipotesi di Ohanian e permangono buone ragioni per credere che gli uomini siano più multati delle donne, anche tenendo conto delle percentuali di Ohanian. In assenza di dati certi, è un banale esercizio di probabilità. E comunque, la tesi del sessismo e del “doppio binario” sembra lontanissima o, quantomeno, tutta da verificare. Per adesso, Ohanian si è limitato a screditare una statistica (incompleta ma reale) senza portare neanche un numero a supporto della tesi opposta. Per questo, il suo attacco non pare credibile. Così come le parole di Serena che, nella prima intervista post Us Open, alla domanda se sia pentita per il suo comportamento, ha risposto con un laconico “mmm”, peraltro reiterato. Per adesso, onestamente, qualsiasi giustificazione – compresa quella di Ohanian – sembra un affannoso arrampicarsi sugli specchi. Il sessismo, purtroppo, esiste in più campi. Ma non ce n'era traccia, sabato 8 settembre 2018, sull'Arthur Ashe Stadium di New York.