Ha scelto la città natale di Na Li per scrivere un pezzo di storia del tennis cinese. Qiang Wang è la prima giocatrice del suo paese a raggiungere i quarti nel ricco torneo di Wuhan. Imbattuta da 13 partite nei tornei di casa (prima di scendere in campo a Wuhan, si era aggiudicata i tornei di Nanchang e Guangzhou) adesso sogna il colpaccio al Dongfeng Motor Wuhan Open dopo tre successi di rilievo contro Maria Sakkari, Karolina Pliskova e Daria Gavrilova. Risultati che la emozionano. “Da piccola mi allenavo proprio a Wuhan – ha detto la 26enne di Tianjin – ho sempre sentito che giocare a Wuhan fosse un po' come tornare a casa perché sono cresciuta qui. Spero di fare ancora meglio per regalare una gioia al pubblico”. La cinese è impegnata oggi (alle 10, diretta SuperTennis), nei quarti, in un match tutt'altro che impossibile contro Monica Puig. Può sognare, poiché sono state eliminate tutte le prime 15 teste di serie. L'unica rimasta in gara è Ashleigh Barty, numero 16 del draw. “Credo di aver fatto un salto di qualità sul piano tecnico già lo scorso anno, ma adesso ho molta più fiducia. Credo in me stessa: è l'elemento più importante”. Dopo Wimbledon, ha vinto 19 degli ultimi 23 match giocati, quasi tutti in Asia. Non solo si è imposta a Nanchang (suo primo titolo WTA), ma si è anche aggiudicata la medaglia d'oro agli Asian Games (battendo in finale l'altra cinese Shuai Zhang). Come detto, la scorsa settimana è arrivato il successo a Guangzhou, in cui ha lasciato per strada appena 18 game in cinque partite. Numero 34 WTA e prima cinese, salirà ancora.
LA CUCINA CINESE
“Il mio coach (l'australiano Peter McNamara, ndr) è davvero felice della mia seconda parte di stagione. Ho dimostrato di poter giocare grandi partite. Nella prima parte dell'anno non sono andata molto bene, e sembrava già concentrato sul 2019. È molto sorpreso di quello che sono riuscita a fare negli ultimi mesi”. Per adesso, l'unica sconfitta stagionale in Cina è arrivata lo scorso gennaio, al torneo di Shenzhen. “Amo gareggiare in Cina, c'è il sostegno del pubblico e poi amo la cucina cinese. È molto importante per me! – ha detto con una risata – durante gli Asian Games c'era tanta pressione perché giocavo per il mio Paese, il mio governo. Non giocavo soltanto per me. Qui a Wuhan sono più rilassata, posso essere me stessa”. Tipica cinese anche nell'educazione e nell'atteggiamento compassato, la Wang ha ringraziato il pubblico che sta affollando (più o meno…) l'impianto di Wuhan. “La gente lavora durante il giorno, ma ha trovato il modo di venirmi a vedere. Mi sostiene anche quando le cose vanno male: penso che sia la ragione per cui sono ancora qui”. I giornali locali stanno dando grande spazio alle sue imprese, anche perché la Cina ha applaudito anche il terzo turno della Zhang e la bella performance della 17enne Xiyu Wang, recente vincitrice allo Us Open junior. Martedì è stata a un passo dal battere Daria Kasatkina. E pensare che era appena il suo sesto match nel circuito maggiore. È simbolico che tutto questo accada proprio laddove è nata Na Li. “La sua figura ha fatto crescere il tennis cinese – dice Qiang Wang – adesso si vedono giovani giocatrici: abbiamo chance anche a questi livelli. Penso che nell'immediato futuro ci saranno sempre più giocatrici cinesi nel tour. Na Li è l'obiettivo, il modello per molti atleti cinesi. Potessi giocare bene come lei, la mia vita sarebbe perfetta”. Intanto si sta costruendo qualcosa di simile. Il bersaglio grosso, in fondo, non è così distante. D'altra parte, lo stesso McNamara l'aveva previsto. Ma pensava che ci volesse più tempo.