Si dice spesso che Fabio Fognini sia un giocatore imprevedibile, un “cavallo pazzo”. Analizzando i risultati, tuttavia, si scopre che è diventato molto affidabile. Non è facile scendere in campo da favorito, con il peso di dover rispettare i pronostici e una critica pronta ad sottolineare il minimo passo falso. In questo curioso 2018, “Fogna” ha già vinto tre titoli ATP e si è messo in ottima posizione per fare poker, come non è mai successo nella storia del nostro tennis. Fabio è in finale a Chengdu, ricco torneo cinese (oltre 1 milione di dollari di montepremi) in cui sta legittimando il ruolo di testa di serie numero 1. Perso il primo set contro il giovane Taylor Fritz, si è imposto col punteggio di 6-7 6-0 6-3 e si giocherà il titolo (domenica alle 10.30 italiane, diretta SuperTennis) contro il redivivo Bernard Tomic. Ci sono voluti 109 minuti per battere lo statunitense: “Ho risposto molto bene e mi muovevo sempre meglio” ha detto un raggiante Fognini dopo il successo. Ha già vinto 40 partite in stagione e andrà a caccia del nono titolo in carriera, il che lo porterebbe a un passo dal dato numerico di Adriano Panatta, l'azzurro più titolato dell'Era Open. È ovvio che Fabio darebbe in cambio i suoi otto titoli per i successi a Roma e Roland Garros di Panatta, ma non per questo devono essere disprezzati certi risultati. Oggi c'è grande concorrenza, il livello medio degli avversari è molto alto e salire al numero 13 del mondo è risultato per nulla trascurabile. “Il 2018 è di gran lunga la mia migliore stagione – ha detto Fognini – ed è bello essere in finale a Chengdu alla prima visita". Come detto, per aggiudicarsi il titolo dovrà battere Bernard Tomic, talento di primo piano che per oggi langue al numero 123 ATP. Il bagno d'umiltà nei tornei Challenger sembra avergli fatto bene: negli ultimi mesi sembra essersi rimesso in carreggiata, forse consapevole che a 26 anni sta passando l'ultimo treno per mettere in piedi una carriera quantomeno accettabile.
TROPPI ATP 250 IN CALENDARIO?
“Fabio sta giocando alla grande – dice l'australiano – quest'anno ha vinto tre tornei e vorrà fare il poker. Inoltre punta a raggiungere le ATP Finals e per lui sarà un match importante, ma io non avrò niente da perdere”. L'ultima affermazione di Tomic è l'assist per fare l'unico appunto a Fognini: la programmazione. In questo 2018 ha giocato troppi ATP 250, conquistando moltissimi punti ma senza essere davvero pungente nei grandi tornei. Dei 2.120 punti del suo attuale bottino, 1.020 arrivano dagli ATP 250 (diventeranno 1.180 se dovesse battere Tomic), mentre tra Slam, Masters 1000 e ATP 500 ne ha intascati “appena” 1.100. Vista la grande differenza di punti in palio, in chiave 2019 sarebbe forse meglio eliminare qualche “250” dalla sua programmazione per cercare di fare meglio nei tornei più importanti (pur riconoscendo che gli ottavi a Melbourne e Parigi sono buoni risultati). Se l'obiettivo finale è raggiungere i top-10, l'exploit in un Masters 1000 (o magari in uno Slam) è una conditio sine qua non per arrivarci. Nonostante i tanti successi, infatti, la qualificazione alle ATP Finals citata da Tomic è utopia. Kevin Anderson, attuale numero 8 nella Race, distava 1.510 punti prima di questo torneo. Purtroppo, gli ATP 250 sono poco utili in funzione del traguardo, fermo restando che le partite vanno vinte e che i successi rimangono. Tuttavia, l'onestà giornalistica impone di ricordare che una finale a Pechino o una semifinale a Shanghai darebbero più punti dell'eventuale vittoria a Chengdu. E sarebbero punti “netti”, mentre nel nuovo ranking Fabio dovrà comunque scartare i 90 punti della semifinale a Stoccolma.
ATP CHENGDU – Semifinale
Fabio Fognini (ITA) b. Taylor Fritz (USA) 6-7 6-0 6-3
Bernard Tomic (AUS) b. Joao Sousa (POR) 6-4 6-4