Punizioni per chi dice una parolaccia. Punizioni per chi si presenta in ritardo. Punizioni per chi porta il cappellino all'indietro. Sono solo alcune delle regole imposte da Ivan Lendl agli allievi che segue, di tanto in tanto, per conto della USTA. Forse non può permettersi la stessa severità con un top-5 ATP, ma non c'è dubbio che sappia tenere a bada gli ardori di Alexander Zverev, ex baby fenomeno che ormai è un big a tutti gli effetti ma che ogni tanto perde la tramontana. Gli è successo con Juan Carlos Ferrero, partnership finita male e ad accuse reciproche. Gli succede durante gli Slam, in cui non è ancora riuscito a togliersi di torno angosce e paure. Ma con Lendl, corteggiato a lungo, sa che non può sgarrare. Anche se manca appena un mese alla fine della stagione. E allora, dopo l'inopinata eliminazione a Pechino (per mano di Malek Jaziri), il tedesco si è sottoposto a intense sessioni di allenamento, inusuali in questo periodo dell'anno, per mettere benzina nel carburante in vista degli ultimi tornei. Zverev è arrivato nella capitale cinese addirittura al martedì precedente al torneo. “Mi sono allenato anche 4-5 ore al giorno – ha detto Zverev, poi ottimo semifinalista a Shanghai – lo abbiamo fatto anche nel corso del torneo perché pensavamo che fosse un buon programma. Però ero molto stanco, e allora non ho giocato al meglio”. Con lui, c'era Ivan Lendl. Non accade così spesso, perché Lendl non ha troppa voglia di lasciare il Connecticut, dove risiede, per girare il mondo ancora una volta.
"MI SENTO UN GIOCATORE MIGLIORE"
Però ha detto sì per la Cina, e Zverev ha pensato di sfruttare al massimo l'occasione, tenendolo in campo per ore, anche dopo l'eliminazione. Dopo Pechino, Lendl è tornato a casa. A Shanghai è arrivata una buona semifinale, ottima per centrare la matematica qualificazione alle ATP Finals. Il suo percorso è stato bloccato soltanto da un'inarrivabile Novak Djokovic. “Lendl deve sottoporsi a un piccolo intervento al polso, poi tornerà al mio angolo in Europa, sicuramente a Londra per le ATP Finals – ha detto Zverev – tranquilli, il tennis non è la causa dell'infortunio. La colpa è del golf, ci sta giocando troppo”. Mazze e green sono una grande passione di Lendl, da moltissimi anni. Dopo il ritiro dal tennis giocato, tentò addirittura di intraprendere la carriera professionistica. Non riuscì a passare le qualificazioni dello Us Open, dunque – visto che con la racchetta in mano aveva giocato otto finali consecutive – pensò bene di lasciar perdere. Da parte sua, Zverev ha accettato di averlo più come mentore che come coach itinerante, una volta capito che non c'era molta voglia di viaggiare. A parte gli scivoloni negli Slam, Zverev è soddisfatto della sua stagione. “Stabilirsi tra i top-5 è un grande risultato, specie considerando che Novak Djokovic è tornato alla grande e si è rivisto un altro big come Juan Martin Del Potro. È stato faticoso, ma mi sento un giocatore migliore, in grado di competere con i più forti per i tornei più grandi”. Anche se pensa di non essersi espresso al massimo contro Djokovic, è soddisfatto della settimana a Shanghai: “Sono molto contento di aver raggiunto la semifinale, poi ci sono altri grandi tornei da giocare, sono qualificato per Londra… vedo tanti aspetti positivi”. Lo rivedremo in gara la prossima settimana a Basilea, dove sarà testa di serie numero 2 dopo il forfait di Del Potro. Poi, Parigi Bercy e le ATP Finals.