Il Tribunale Indipendente, chiamato a giudicare sui casi di corruzione, ha squalificato a vita i gemelli ucraini Gleb e Vadim Alekseenko. Colpisce l'entità della sanzione: 250.000 dollari a testa. Come mai altri squalificati a vita se l'erano cavata senza multe? Per adesso, il pugno duro arriva soltanto per i carneadi.

Le squalifiche frutto delle indagini della Tennis Integrity Unit, ormai, non fanno più notizia. Tuttavia, nella sospensione a vita dei gemelli Gleb e Vadim Alekseenko c'è qualcosa di inedito. I due ucraini sono giocatori di terza fascia, ormai a fine carriera, visto che hanno entrambi compiuto 35 anni e sono fuori dai primi 1.000 del ranking ATP. A seguito della canonica indagine, il Tribunale Indipendente ha deciso di allontanarli per sempre dal tennis, ma li ha stangati in misura molto pesante: 250.000 dollari di multa a testa, il massimo previsto dai regolamenti, per un totale di mezzo milione. Una sanzione (sia pure appellabile al CAS di Losanna) che rischia di mandare in rovina i due ucraini, che in tanti anni di carriera hanno raccolto (sommati) circa 130.000 dollari di prize money ufficiale. Negli ultimi mesi, il Tribunale Indipendente ha squalificato diversi giocatori (il più forte è l'argentino Nicolas Kicker), ma non sembra esserci un modello riconoscibile per le sanzioni, sia quelle disciplinari che quelle economiche. La Tennis Integrity Unit opera nel massimo riserbo e rivela soltanto gli articoli del Tennis Anti Corruption Program che vengono violati, quasi sempre gli stessi. È il caso dei fratelli Alekseenko: hanno violato gli articoli D.1.b. E D.1.d, i quali – semplicemente – vietano le scommesse in qualsiasi forma, sia diretta che indiretta, per le persone coinvolte nel mondo del tennis. Gli Alekseenko avrebbero commesso una serie di violazioni in parecchi tornei Futures giocati tra Romania, Russia, Germania e Turchia, in un periodo compreso tra il giugno 2015 e il gennaio 2016. Ad aggravare la loro posizione, il fatto che abbiamo sollecitato una “terza parte” a scommettere sulle partite di cui avevano truccato il risultato. Fatti gravi, puniti con la massima severità e una multa pesantissima, la più sostanziosa che si ricordi da quando l'integrità viene tutelata dal corpo investigativo che comprende ex diversi agenti di Scotland Yard.

UNA MULTA PESANTISSIMA
Prima degli Alekseenko, si ricorda la multa rifilata a un altro ucraino (Dmytro Badanov), squalificato a vita e multato per 100.000 dollari. Tuttavia, le sanzioni del Tribunale Indipendente sono molto variabili. Per esempio, l'egiziano Karim Hossam era stato squalificato a vita e aveva commesso infrazioni per un periodo più lungo degli Alekseenko (dal 2013 al 2017), ma non è stato multato. Stessa sorte per altri due carneadi, il rumeno Alexander Daniel Carpen e il greco Konstantinos Mikos. Al contrario, il giapponese Junn Mitsuhashi è stato squalificato a vita nel 2017, con l'aggravante di non aver collaborato con le indagini della Tennis Integrity Unit. Per questo, ricevette una multa di 50.000 dollari. E allora ci si domanda cosa abbiano fatto Gleb e Vadim Alekseenko per meritare una stangata così pesante. Di sicuro, la Tennis Integrity Unit non ce lo dirà mai. L'unico modo per conoscere i dettagli sarebbero eventuali dichiarazioni dei diretti interessati, o magari un ricorso al CAS di Losanna, le cui sentenze vengono pubblicate e – sia pure ripulite dai dati sensibili – permettono di comprendere l'oggetto del contendere. Il più forte dei gemelli Alekseenko è stato Vadim, numero 497 ATP nel 2014. Attualmente è numero 1.113 e ha guadagnato 77.430 dollari in tutta la carriera. Gleb è stato numero 609 (oggi è 1.724) e ha intascato 52.734$. Il sito americano Deadspin, incuriosito per le forti discrepanze tra le varie sanzioni, si è rivolto alla Tennis Integrity Unit e ha ottenuto risposta dal portavoce Mark Harrison. Come prima cosa, ha specificato che l'entità delle sanzioni non è stabilita dal corpo investigativo, bensì dall'Anti Corruption Hearing Officer. “Le regole prevedono una serie di sanzioni e ammende che sono a disposizione dell'AHO, e ogni caso ha circostanze diverse – ha scritto Harrison – alcune di queste potrebbero essere: la gravità delle infrazioni; il grado di coinvolgimento di altre parti corrotte; precedenti rilevanti; la collaborazione o meno alle indagini; il pentimento o un genuino rimorso; circostanze personali; la capacità o meno di pagare una multa”.

LA COLLABORAZIONE CON L'INTERPOL
Viene dunque da pensare che gli Alekseenko abbiano raggiunto il massimo grado di violazione, magari senza collaborare alle indagini, e che si trovino in una condizione economica sufficiente per pagare una multa così salata. “Non posso dire in modo specifico per gli Alekseenko siano stato condannati in questa misura – ha replicato Harrison a Deadspin – se non che l'AHO deve aver valutato le loro attività, multiple e coordinate, al massimo livello di una scala di gravità e che abbia utilizzato tra le tipologie di multe a disposizione”. In questi giorni, tra l'altro, la Tennis Integrity Unit ha pubblicato il report trimestrale sulle proprie attività. Non c'è molto da segnalare, se non il fatto che è attiva una collaborazione con l'INTERPOL. Nel mese di settembre si è svolta a Lione una task force con coinvolti un'ottantina di rappresentanti di forze dell'ordine, organizzazioni internazionali, dipartimenti governativi e associazioni sportive. L'obiettivo era identificare nuovi metodi di investigazione e collaborazione per individuare casi di corruzione ed eventi sportivi truccati. Nel trimestre luglio-settembre sono arrivate 63 segnalazioni su match sospetti: 50 riguardavano i Challenger e i Futures maschili, nessuna i circuiti ATP-WTA e due lo Us Open. Si tratta di cifre più o meno in linea con il passato: lo scorso anno, nello stesso periodo, i match segnalati erano stati 65. Fino a prova contraria, è giusto avere fiducia nell'operato della Tennis Integrity Unit, a maggior ragione dopo il rapporto dell'Independent Review Panel che ha sostanzialmente sancito la buona fede della TIU (mentre per adesso è rimasto inascoltato il consiglio di interrompere la collaborazione tra ITF e Sportsradar), ma permangono i dubbi sulla scarsa trasparenza delle operazioni. Se è legittimo adottare il riserbo durante le indagini, le sentenze dovrebbero essere rese pubbliche e i casi illustrati meglio. In questo modo, si dà adito a illazioni di vario genere. E al sospetto che non ci venga detto tutto.