L'esibizione tra Rafael Nadal e Novak Djokovic, prevista il prossimo 22 dicembre, poteva essere criticata per ragioni tennistiche. Da tempo, i giocatori si lamentano della durezza del calendario, poi però accettano qualsiasi tipo di esibizione, a patto che offra ingaggi a cinque o sei zeri. E poco importa se si gioca in luoghi poco probabili come l'Arabia Saudita. Oggi, tuttavia, il match previsto a Gedda diventa un caso politico. Il recente rapimento e omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi nell'ambasciata saudita ad Ankara è diventato un caso internazionale, che ha ulteriormente minato l'immagine dell'Arabia Saudita e il suo scarso rispetto dei diritti umani. I fatti: lo scorso 2 ottobre, Khashoggi è entrato nell'ambasciata del suo Paese nella capitale turca (doveva ottenere alcuni documenti che testimoniassero il fatto che fosse divorziato, in modo da potersi sposare di nuovo), ma non ne è mai uscito. Nelle ultime ore si sono susseguite indiscrezioni sulle modalità con cui sarebbe stato ucciso, alcune decisamente macabre. Una certa stampa, soprattutto quella britannica, è indignata per il silenzio dei due tennisti e del loro entourage sulla questione. “È come se aspettassero che l'imbarazzo passasse – ha scritto Mike Dickson sul Guardian – ed è ragionevole concludere che non siano consapevoli delle critiche che si possono radunare attorno a loro, o ignorano la gravità delle circostanze. Non è una buona cosa per due atleti che sono sempre stati consapevoli delle loro responsabilità”.
King Salman Tennis Cup… The World Two Champions in the Biggest Competition
— تركي آل الشيخ (@Turki_alalshikh) 7 ottobre 2018
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SPORT E PROPAGANDA
In effetti, la spinta umana e sociale di Djokovic e Nadal è innegabile, tra fondazioni benefiche e gesti importanti. Soltanto pochi giorni fa, il maiorchino si è prodigato per dare una mano dopo l'alluvione a Maiorca. L'esibizione è stata annunciata una decina di giorni fa e si chiamerà “King Salman Tennis Championships”. Proprio il giorno prima era uscita la notizia della scomparsa di Khashoggi, fiero oppositore del regime saudita, in particolare del Re Salman e del principe ereditario Mohammad bin Salman. Si era anche schierato apertamente contro l'intervento saudita in Yemen. Non è questa la sede per discutere l'attendibilità delle notizie diffuse dai media turchi, secondo cui una parte del commando inviato ad Ankara per uccidere Khashoggi farebbe parte della sicurezza personale di Mohammad bin Salman. È però legittimo domandarsi, su un piano strettamente etico, se sia il caso che due sportivi così famosi vadano a giocare un'esibizione proprio lì. D'altra parte, da ormai un secolo, lo sport viene spesso utilizzato come strumento di propaganda: i Giochi Olimpici di Berlino 1936 o i Mondiali di Calcio di Argentina 1978 sono soltanto i casi più noti. Da un paio d'anni, l'Arabia Saudita ha lanciato una viva propaganda sportiva. Quest'anno, per la prima volta, hanno ospitato un evento motoristico, mentre nei giorni scorsi c'è stato un torneo di calcio in cui l'Arabia Saudita ha giocato con Iraq e, soprattutto, Brasile e Argentina. Tuttavia, l'accaduto sembra poter avere delle conseguenze: si vocifera che possa essere cancellato un evento di wrestling previsto a novembre, così come il European Tour di golf sta “monitorando la situazione”. Vedremo se e quando Nadal e Djokovic romperanno il silenzio sulla questione. Per adesso c'è una sola certezza: né l'uno, né l'altro, hanno bisogno del denaro messo in palio da questa esibizione. Il resto si vedrà.