C'è una virtù che si sta rivelando decisiva, in queste strane WTA Finals: la pazienza. Su una superficie decisamente lenta, la più lenta che si ricordi, stiano assistendo a parecchi match maratona. E allora, chi la dura la vince. È il caso di Sloane Stephens, brava a intascare il secondo successo di fila adottando una tattica da “formica”. Gli atteggiamenti da cicala li ha lasciati ai giorni di riposo: martedì, per esempio, si è concessa un photoshooting presso Koon Seng Road, una delle vie più note e caratteristiche di Singapore. Ma sul campo ha capito che questo Masters si può vincere con la testa, ancor più che con il gioco. Nell'ultimo match di giornata, l'ennesima maratona, chiusa quando a Singapore era quasi l'1 di notte, ha giocato peggio di Kiki Bertens ma si è imposta 7-6 2-6 6-3. Col senno di poi è stato decisivo il primo set, ma l'olandese ha molto da recriminare per alcune situazioni favorevoli gettate via nel terzo. La lentezza del campo sta facendo la differenza, anche se alcune rotazioni come lo slice restituiscono un rimbalzo piuttosto basso. Sembra che la Stephens abbia compreso meglio delle altre i segreti della superficie, sfruttandoli a suo vantaggio. Ha lasciato che fosse la Bertens a essere aggressiva, a “scoprirsi”, a esporsi ai suoi colpi di sbarramento. Tattica che non avrebbe pagato su un campo più rapido, mentre a Singapore ha generato alcuni scambi quasi surreali, con decine di “moon ball”, tirate da entrambe. La Stephens ha giocato meglio nel tie-break del primo set (in cui ha vinto 5 dei primi 6 punti), poi la Bertens ha aggiustato il mirino ed è stata eccezionale per un set e mezzo.
SI DECIDERÀ TUTTO VENERDÌ
Non solo ha vinto 6-2 il secondo, ma ha avuto palla game anche nei due giochi intascati dall'americana. Sullo slancio è salita 2-0 nel terzo, ma nel tennis femminile – si sa – l'incertezza regna sovrana, anche se l'olandese veniva da nove vittorie consecutive contro le top-10. Giocando con pazienza, attendendo l'errore o la giocata insicura dell'avversaria, la Stephens ha ricucito lo strappo e ha vinto sei degli ultimi sette game. Il punto-simbolo è stato quello che le ha dato il 4-2. La Bertens si era riavvicinata da 40-0 a 40-30, si era costruita il punto alla perfezione, ma poi ha sbagliato una facile volèe da sopra la rete. Molto grave, per una buona interprete del doppio. L'olandese ha provato a restare in gara, ha chiesto l'intervento “magico” di coach Raemon Sluiter, ma stavolta non c'è stato nulla da fare. Recrimina, perché in caso di vittoria avrebbe avuto la certezza matematica di un posto in semifinale, peraltro come prima nel girone. Invece dovrà tribolare fino all'ultimo: venerdì dovrà vincere contro Naomi Osaka e poi vedere cosa succederà tra Stephens e Kerber. Come il Gruppo Bianco, anche quello Rosso è colmo di incertezza. Tutte le quattro giocatrici hanno ancora la teorica possibilità di farcela, anche la giapponese, sempre sconfitta fino a oggi. Ci sono talmente tante opzioni che non vale la pena riportarle: non è da escludere che si arrivi a calcolare la differenza set, se non addirittura quella dei game. Incertezza, tuttavia, non è sempre sinonimo di qualità.
WTA FINALS SINGAPORE – Seconda giornata Gruppo Rosso
Sloane Stephens (USA) b. Kiki Bertens (NED) 7-6 2-6 6-3