Lo avevamo scritto a inizio torneo: equilibrio vuol dire incertezza, ma non necessariamente qualità. Le WTA Finals 2018 sono andate proprio così, senza match memorabili ma con ben dieci partite arrivate al terzo set. Sono terminate con una vincitrice a sorpresa, quella Elina Svitolina che era forse la meno accreditata alla vigilia: d'altra parte, negli ultimi tre mesi aveva vinto poche partite ed era dimagrita moltissimo, alimentando illazioni di vario genere sulla sua salute. Invece ha vinto con merito, prendendosi cinque partite su cinque e dominando alla distanza Sloane Stephens, battuta – quasi schiantata! – sul suo territorio preferito, quello dello scambio intenso, quasi sfinente. È finita 3-6 6-2 6-2 ed è stato un match di discreta qualità, in cui è stata premiata la giocatrice più coraggiosa. La Svitolina non ha avuto paura di prendersi punti (anche pesanti) a rete, e ha mantenuto per tutta la settimana un linguaggio del corpo molto positivo, simbolo di una rinascita personale che soltanto poche settimane fa sembrava lontanissima. In finale, nonostante fosse in svantaggio negli scontri diretti contro la Stephens, ha confermato di aver un gran feeling: su quindici finali, ne ha vinte tredici. E pensare che non è partita bene: subito in svantaggio, ha dovuto rincorrere (senza successo) per tutto il primo set. Avrebbe potuto perderlo più nettamente, perché sull'1-4 ha dovuto cancellare tre palle break. È rimasta in scia, ma la Stephens ha ugualmente chiuso il set grazie a qualche vincente in più e un numero sostanzialmente uguale di errori. Le statistiche sono cambiate radicalmente nel secondo set. Sloane ha preso a sbagliare, anche se la Svitolina ha favorito gli errori altrui con una fase difensiva perfetta, frutto di una condizione atletica pienamente ritrovata.
STAGIONE EQUILIBRATA
In un match tra due delle giocatrici più rapide del tour, l'ucraina ha fatto la figura migliore. Va detto che parecchi game sono andati ai vantaggi, ma i punti importanti li ha intascati sempre Elina. La differenza, comunque, l'hanno fatta gli errori: 18 Stephens, 6 Svitolina. La qualità del tennis si è elevata nel terzo, così come l'intensità agonistica. L'ucraina è salita 2-0 grazie a uno splendido punto, in cui ha giocato una bella controsmorzata dopo che un colpo della Stephens era stato corretto dal nastro. Esultanza sfrenata, da cui è scaturito uno slancio che l'ha portata sul 3-0, peraltro al termine di un punto bellissimo (rovescio lungolinea e volèe in avanzamento dall'altra parte). Sembrava finita, invece ecco il passaggio a vuoto: con un parziale di otto punti a uno, la Stephens si è riportata in scia. Una volta riequilibrato il match, tuttavia, ha ripreso a commettere troppi errori e il match è finito lì. La Svitolina è l'ottava giocatrice nella storia a chiudere il Masters da imbattuta, la prima dopo Serena Williams nel 2013. Un epilogo sorprendente per una stagione che – in effetti – non ha avuto vere dominatrici. Soltanto Simona Halep ha saputo scavare un solco tra sé e le altre, ma c'è stato grande equilibrio: sia gli Slam che i tornei più importanti sono andati a quattro giocatrici diverse. Ad aggiudicarsi i Major sono stare Wozniacki, Halep, Kerber e Osaka, mentre i Premier Mandatory hanno premiato Osaka, Stephens, Kvitova e Wozniacki. La Svitolina aveva vinto tre ottimi tornei (Brisbane, Dubai e Roma) ma aveva fallito negli Slam, poi la sua crisi aveva raggiunto picchi quasi preoccupanti. In particolare, la stagione asiatica era stata avara di soddisfazioni. Si è ritrovata in tempo e adesso, a 24 anni, sogna di poter imitare Caroline Wozniacki, che lo scorso anno si impose a Singapore per poi vincere il suo primo Slam a Melbourne. Di certo non vorrà imitare Agnieszka Radwanska e Dominika Cibulkova, vincitrici a Singapore nel 2015 e nel 2016, ma poi incapaci di restare su livelli assoluti. La sfida di Elina sarà proprio questa: non perdersi. Anzi, continuare a migliorare.
WTA FINALS SINGAPORE – Finale
Elina Svitolina (UCR) b. Sloane Stephens (USA) 3-6 6-2 6-2