Crescere sul cemento americano lo ha certamente aiutato: Liam Caruana vince le qualificazioni italiane per le Next Gen Finals. Rappresenta senza incertezze l'Italia, ma ha un tipo di gioco atipico per noi. La sua classifica attuale (n.622 ATP) non è veritiera: spera di imitare il percorso di Quinzi, capace di dimezzare il suo ranking dopo l'esperienza a Rho.

Luogo di nascita e passaporto non ingannano. Per questo, è legittimo considerare Liam Caruana un tennista italiano a tutti gli effetti. Magari un giorno arriverà in Coppa Davis e potrebbe tornarci utile, vista la profonda attitudine a giocare sui campi veloci. Tuttavia, non lo si può certo definire “italiano” sul piano tennistico. Il ragazzo è volato negli Stati Uniti insieme a tutta la famiglia (genitori e due fratelli) quando aveva sei anni, in modo che papà Massimo potesse riunirsi con gli altri tre figli, nati negli Stati Uniti da un precedente matrimonio. Prima California, poi Texas, dove risiede ancora oggi. Abita negli Stati Uniti e continuerà a restarci, ed è lì che si è sviluppato il suo tennis aggressivo. Negli anni da junior ha rappresentato gli Stati Uniti. Il padre sostiene che sia stato un errore dell'ITF, che lo aveva considerato americano in virtù della sua provenienza dal college (Liam ha frequentato un semestre salvo poi scegliere il professionismo a tempo pieno). Tale “errore”, tuttavia, gli aveva consentito di essere convocabile dagli Stati Uniti nella Davis Cup Junior, in cui – ad ogni modo – non ha giocato. La svolta di bandiera risale al 2016, quando papà Massimo ha incontrato Sergio Palmieri e ha permesso che il figlio fosse inserito nei quadri tecnici della FIT, con supporto prevalentemente economico e logistico. Ha giocato il suo ultimo torneo "da americano" in Costa Rica, nel marzo 2016. È capitato che s allenasse a Tirrenia, “base” nei suoi mini-tour europei degli ultimi anni, fondamentalmente a cavallo tra maggio e giugno, ma i riferimenti restano altrove: Stati Uniti e anche Argentina, laddove effettua la preparazione presso l'accademia di Mariano Hood e Mariano Monachesi, secondo l'ATP il suo coach principale.

UNA VITTORIA DA 52.000 DOLLARI
Monachesi è stato uno dei tanti allenatori che si sono alternati sulla panchina di Gianluigi Quinzi,
colui che dodici mesi fa si qualificò per le Next Gen Finals. Chiuse con zero vittorie, e chissà che la prima vittoria azzurra non la firmi proprio Caruana, reduce da una stagione difficile per colpe non soltanto sue. A gennaio, una botta di fortuna gli aveva permesso di giocare il main draw ad Auckland. Fece una bella figura contro Steve Johnson, salì al numero 375, andò in Australia a fare da sparring (era nell'angolo di Leonardo Mayer durante il match contro Rafael Nadal), poi una serie di problemi fisici (in particolare addominali e adduttori) lo hanno bloccato, generando uno scadimento dei risultati. Il numero 622 ATP, sua classifica attuale, non rispecchia il suo valore. Lo ha mostrato a Basiglio, vincendo una bella finale contro Raùl Brancaccio, altro azzurro che si allena all'estero (anche se nel suo caso fu una scelta consapevole). Contro Giacomini aveva perso i primi due set, stavolta ha carburato in anticipo e ha chiuso col punteggio di 2-4 4-1 4-3 4-3. Fondamentale, nell'economia della partita, il terzo set. Brancaccio ha avuto un setpoint ma Caruana l'ha annullato, aggiudicandosi due tie-break consecutivi. Un po' di trepidazioni nell'ultimo, quando Brancaccio lo aveva riacchiappato da 5-2 a 5-5. Ma il Greenset è troppo più amico di Liam, sebbene Raùl arrivasse da 12 vittorie consecutive (prima di questo torneo, aveva vinto due Futures consecutivi a Santa Margherita di Pula). Sarà dunque Caruana a rappresentare l'Italia in un torneo che gli garantirà soltanto effetti positivi: in primis, un assegno garantito di 52.000 dollari (che aumenteranno con ogni eventuale vittoria) e poi l'esperienza con alcuni dei migliori giovani del tour.

MODERATO OTTIMISMO
Per Caruana non sono sconosciuti, avendoli già affrontati nel circuito junior. In particolare, conosce Taylor Fritz e Frances Tiafoe. Con il primo, ha giocato addirittura quando erano bambini, in California. Dando un'occhiata alla sua carriera junior, si trova un precedente di prestigio contro Stefanos Tsitsipas, al terzo turno dell'Australian Open 2016. Perse 6-4 6-4. Il suo girone a Rho sarà guidato da Alex De Minaur, affrontato tre anni fa a Porto Alegre (6-3 6-1 per l'australiano). Ha già affrontato anche Andrey Rublev (a Città del Messico nel novembre 2014) mentre, curiosamente, non ci sono precedenti ufficiali proprio con quello che conosce meglio: Taylor Fritz. È consapevole che la differenza con gli altri è notevole, almeno sul piano dell'esperienza, ma su quello tennistico potrebbe esserci partita. Liam dovrà scendere in campo tranquillo e godersi il momento: le recenti prestazioni a Ortisei (vittoria contro Stephane Robert, match alla pari contro Pierre Hugues Herbert) autorizzano un moderato ottimismo. Al di là dei risultati alle Next Gen Finals, sarà importante prendere slancio in vista della prossima stagione. Caruana metterebbe la firma per imitare il percorso di Gianluigi Quinzi: lo scorso anno, GQ era n.312 ATP quando sfidava Rublev, Shapovalov e Chung. Oggi è numero 149. Ad oggi, per Liam sarebbe un risultato notevole.