Epilogo surreale nella prima semifinale del Masters: un ottimo Sascha Zverev vince con merito contro Federer, ma il pubblico si arrabbia per un presunto torto subito dallo svizzero nel tie-break decisivo. Zverev non ha fatto nulla di male, ma si è preso qualche fischio di troppo e ha sentito il bisogno di chiedere scusa. Inaccettabile.

Il processo di santificazione sportiva di Roger Federer può sfociare in fastidiosi effetti collaterali. Si è visto, ahinoi, durante la semifinale del Masters vinta da Alexander Zverev. Va bene fare il tifo per lo svizzero, ma non è accettabile esercitare una tale pressione psicologica sull'avversario, costringendolo a scusarsi dopo aver vinto. Incredibile: Sascha Zverev ha chiesto scusa ai 17.500 della 02 Arena, imbufaliti per una situazione occorsa nel tie-break del secondo set. Sul 4-3 Federer, con il tedesco al servizio, i due stavano giocando uno scambio di manovra. A un certo punto, Zverev ha alzato il braccio e interrotto il punto. Motivo: il raccattapalle di rete si trovava a fondocampo e, durante lo scambio, ha cercato di passare la pallina alla sua “collega” da dietro la schiena. Purtroppo per lui, la pallina è caduta, rotolando verso il campo. Istintivamente si è mosso per recuperarla. Non c'è spazio per discussioni: il regolamento impone di fermarsi e rigiocare il punto. Il giudice di sedia Carlos Bernardes ha chiesto lumi al ragazzino, lo ha fatto anche Federer, trovando conferma di quello che solo Zverev aveva visto. Il pubblico non ha capito e gli ultimi punti si sono giocati in un clima surreale, con addirittura qualche fischio all'indirizzo del tedesco. Vergognoso. Passi non capire cosa era successo (per quanto Bernardes lo abbia chiaramente detto al microfono), passi non conoscere il regolamento, ma avrebbero dovuto rendersi conto che non era successo nulla dall'atteggiamento di Federer. Era stizzito, ma sapeva che non c'era niente di cui lamentarsi.

IL DRITTO DI ZVEREV
Un finale un po' così ha macchiato una bella partita, in cui il tedesco ha meritato di vincere per la solidità espressa, sia sul piano tecnico che su quello mentale. Pur non essendo ancora ai livelli di Djokovic, ha provato a impostare la partita come solitamente fa il serbo: grande attenzione ai colpi di inizio gioco, ricerca quasi ossessiva del colpo debole di Federer (il rovescio) e nessuna incertezza: appena poteva, spingeva. Nel primo set non ha concesso nulla al servizio, poi ha trovato il break proprio in extremis, sul 6-5. Un break maturato a zero, in cui ha mostrato tutti i miglioramenti con il dritto, colpo su cui aveva scherzato il giorno prima (“In molti dicono che è una m…., ma a me non sembra così male”). Un paio di risposte profonde e un bel passante in corsa (che gli ha dato lo 0-30) hanno sigillato il primo set. Da parte sua, Federer giocava benino ma mostrava il logorio dell'età in alcuni piccoli dettagli. Cose già viste: la reattività in risposta, uno sprint meno incisivo verso la rete, qualche prima sbagliata nei momenti importanti. Nel secondo, Federer trovava il suo unico break (2-1 e servizio) grazie a uno splendido rovescio in avanzamento sul 30-40. In effetti, la partita sarebbe potuta girare. Invece Zverev, tra i timidi applausi del pubblico (che diventavano boati quando il punto andava a Federer), trovava l'immediato controbreak e la partita filava, via, liscia, fino al tie-break (a parte l'ottavo game, in cui Federer era bravo a restare a galla dopo aver rimontato da 0-30). Sul 4-3 si è vissuta la situazione già descritta. “Se la palla è rotolata sul campo la regola è chiara – ha detto Federer in conferenza stampa – certo, passare da una situazione di palleggio a un ace è una bella differenza”. Ma sorrideva, non c'era astio nelle sue parole.

QUELLA VOLEE IN RETE…
Zverev ha reagito da campione: nonostante i fischi e l'inevitabile tensione, ha sparato un ace a conquistare il 4-4. Tuttavia, Federer deve rimproverarsi per il clamoroso errore poi risultato decisivo: sul 5-4 Zverev, si era costruito il punto con servizio e dritto, ma la disperata difesa di Zverev lo ha costretto a giocare una volèe in avanzamento, facile facile, a campo aperto. Roger l'ha incredibilmente messa in rete, scatenando la disperazione di Hugh Grant, suo grande tifoso, presente a bordocampo. Cancellava il primo matchpoint, ma sul secondo Zverev giocava un altro scambio di grande intelligenza e chiudeva con un rovescio al volo, vincente. Il pubblico non ha accettato l'uscita di scena del suo idolo, mischiando fischi e applausi in un cocktail dallo strano sapore. Zverev, che pure è un ragazzo di personalità, si è detto dispiaciuto per l'accaduto e ha sentito il bisogno di scusarsi. Inaccettabile, inconcepibile. Federer, come sempre, si è rivelato più elegante di tanti suoi sostenitori. “Ho chiesto al raccattapalle se gli fosse caduta la pallina e ha detto di sì. Fa niente, succede. Alla stretta di mano Sascha si è scusato, gli ho detto che non c'era bisogno di farlo”. Adesso guarderà la finale da spettatore, poi lancerà l'assalto al 2019, per il quale si è già detto “elettrizzato”. Questa è una delle notizie migliori di giornata. Quanto a Zverev, merita la finale (primo tedesco dopo 22 anni) e il lavoro con Ivan Lendl inizia a dare i primi – concreti – segni di riuscita. La speranza è che domani il pubblico di Londra lo applauda, comunque vada. Sarebbe un bel modo per farsi perdonare. Perché, se c'è qualcuno che deve scusarsi, non è certo Alexander Zverev.

NITTO ATP FINALS – Semifinale
Alexander Zverev (GER) b. Roger Federer (SUI) 7-5 7-6