Le parole del serbo nel media day degli US Open, alla vigilia dell’esordio che lo vedrà tornare in campo a New York dopo due anni
La voglia di continuare a vincere e quell’incredibile voglia di rivalsa dopo l’assenza forzata dello scorso anno. Novak Djokovic si prepara all’esordio a New York dove affronterà il francese Alexandre Muller per iniziare con il piede giusto la corsa al suo quarto US Open.
“Mi innervosisco come gli altri. La gente pensa che non abbia stress o tensione – ha detto il serbo in conferenza stampa tornando a parlare della finale di Cincinnati vinta contro Carlos Alcaraz –. In realtà è il contrario, ne ho molta. Devo gestirlo. Ognuno ha il suo modo di gestire le emozioni e cerca di avere un buon equilibrio emotivo, mentale e fisico per dare il meglio. A Cincinnati avevo giocato molto bene prima della finale, tutte le partite in una sessione notturna. Poi è stata una giornata molto calda e ho avuto difficoltà fisiche“.
Sulla rivalità con Alcaraz: “Carlos sta giocando molto bene. Mi spinge sempre al limite. Penso di fare lo stesso anche con lui, per questo abbiamo firmato una finale memorabile. È stata una delle finali migliori e più difficili che abbia mai giocato al meglio dei tre set in tutta la mia carriera. Ecco perché mi sono buttato in campo dopo la vittoria, perché mi sembrava di aver vinto uno Slam, onestamente. Il numero di scambi è stato così impegnativo dal punto di vista fisico che ero molto stanco“.
La possibilità di continuare a scrivere la storia e sul ritorno negli USA: “A 36 anni ne ho ancora il desiderio di sacrificarmi e impegnarmi. Adoro la competizione. Più avversità trovo in campo, maggiori sono le opportunità che ho di crescere, di imparare qualcosa. Normalmente il massimo che impari è quando affronti le avversità. Non accetto la sconfitta come opzione e do il massimo. La prima sensazione che provo è l’entusiasmo di tornare nello stadio più grande del nostro sport e nell’atmosfera più divertente ed emozionante del tennis. Non vedo davvero l’ora di giocare la serata di apertura. Non vedo l’ora. Sono passati due anni dall’ultima volta che ho giocato qui. Non c’è rancore, l’anno scorso, durante il torneo, mi è dispiaciuto non poter essere qui. Ero triste di non poter partecipare. Gli Slam sono il più grande obiettivo che ho nella mia carriera in questo momento. Non so quanti me ne restano. Non ho un finale in mente per ora. Capisco che le cose cambiano quando hai 36 anni, quindi devo godermi il presente, trattando ogni Slam come se fosse l’ultimo in termini di impegno. Vedo ogni Slam in cui gioco come un’occasione d’oro per fare la storia“.