Quattro amici, tifosi della Giorgi, decidono di andare ad ammirare la Principessa nella finale del WTA di Linz. Ecco come un gruppo di fanatics di tennis ha vissuto un'esperienza unica. Direttamente a fianco di papà Sergio«Andiamo a Linz?» chiede in chat un Trombettiere, mentre Camila Giorgi stringe la mano di Alison Van Uytvanck e si guadagna la finale dell’Upper Austria Ladies di Linz. «Per Camila è importante la vicinanza dei suoi Trombettieri» aggiunge un altro convinto. «Non possiamo lasciar sola la nostra principessa in una finale» conclude il terzo. E così, fino a tarda sera parte un intreccio di telefonate, messaggi e riflessioni, di tentativi riusciti o meno di modificare i programmi domenicali concordati con mogli, figlie, fidanzate, mamme, amici; qualcuno si deve liberare da impegni di lavoro, qualcuno è convalescente e ci deve pensare, altri consultano gli orari ferroviari. Quanto costa Londra-Vienna? E un albergo a Linz? Quanto ci impiega un treno da Milano a Linz? Qual è il primo treno per Verona? Dove ci incontriamo? Si trovano i biglietti?

Sono già le 22 passate quando si forma l’equipaggio: si parte alle 5 antimeridiane da Milano e da Bologna, ci si incontra nei pressi di Verona, si lascia una macchina, si prosegue con quella diesel che consuma meno ed è più veloce, e che Dio ce la mandi buona: per le 13 dovremmo essere a Linz, il match comincia alle 14.15. Tra un cappuccino e una brioche, saluti e presentazioni per chi si conosceva solo con un nickname, un toilet break e una sigaretta, si parte alle sette e mezza, trenta minuti in ritardo sulla tabella di marcia. Si sta aprendo una magnifica giornata di sole e, salendo verso il Brennero, il paesaggio è come sempre incantevole: fiumi, colline, frutteti, vigne, castelli e montagne si aprono nel loro splendore, accompagnati da un cielo azzurro di rara limpidezza. Che fantastico paese è l’Italia, da nord a sud, e noi, oltrepassando il confine con la bandiera e le trombette, ci sentiamo veramente i trombettieri tricolori che vanno a salvare la loro principessa, se mi concedete un po’ di sana retorica.

Sono ormai le dieci quando scatta l’ansia del biglietto: e se fossero esauriti? Avevo inviato un whatsapp a Sergio, il papà-coach di Camila, per informarlo del nostro arrivo, ma non c'è traccia della spunta azzurra e così decido di chiamare con la preoccupazione di disturbare la meticolosa routine pre-partita: non mi risponde, ma richiama dopo dieci minuti. «Voi siete matti» dice, ma poi ci ringrazia, aggiungendo che anche Camila sarà felice di vederci. Purtroppo conferma che le condizioni fisiche sono quelle che sono e non ha intenzione di farle subire un’altra infiltrazione: quella del giorno prima le ha procurato un fastidioso formicolìo, durante e al termine del match. Proverà comunque a giocare fino a quando si sentirà di farlo. In cuor suo, sa perfettamente, come d’altronde lo sappiamo anche noi che la frequentiamo da anni, che uscirà dal campo solo da vincitrice, sconfitta o in barella. Chiediamo di farci sapere se gli fosse possibile acquistare i biglietti, con la consapevolezza che, fosse possibile, ne metterà a disposizione qualcuno tra quelli a loro destinati. «Quanti siete? Vi richiamo all’una».

Vamos! Anche no, perché all’imbocco del tratto tedesco dell’autobahn c’è un severo controllo di frontiera e bisogna incolonnarsi in una strettoia con conseguente formazione di una lunga coda. Come non bastasse, il poliziotto, sbirciando all’interno della vettura, non si sente sufficientemente rassicurato dal nostro aspetto e decide che dovremo sottoporci a un controllo più dettagliato e severo e ci invita a raggiungere i suoi colleghi al lato della strada. Per fortuna qualche reminiscenza di tedesco ci aiuta a spiegare che stiamo andando a Linz per seguire un torneo di tennis e per salvare una principessa, un motivo che rassicura i burberi sceriffi teutonici e così, dopo un rapido controllo dei documenti, ci congedano.
Ma siamo in ritardo e il driver, dopo il breve tratto tedesco senza limite di velocità, deve seguire una serie di prescrizioni molto severe nel tratto austriaco, e così scopro che lo speed limit in Austria varia ogni pochi chilometri e può essere di 60, 80, 90, 100, 110, 120, 130 e anche 140 km/h. Gli automobilisti sono molto ligi con conseguente rischio di tamponamento e imprecazioni frequenti degli autisti. O almeno del nostro. Così, quando arriva puntuale la telefonata di Sergio, il navigatore dice che mancano ancora trenta minuti alla destinazione. Papà Giorgi dice che ci aspetterà vicino all’ingresso. Mi scaricano davanti al palazzetto mentre cercano di capire dove si trovi un parking adeguato. Ormai manca meno di mezz’ora all’inizio e io sono mortificato per il disagio che sto creando. Ma, mentre sto cercando di contattarlo, vedo Sergio che ci sta aspettando. Ha in mano quattro biglietti di ingresso per i quali lo vogliamo ringraziare anche pubblicamente. Ce li consegna e scappa via.

Mentre commentiamo la rara disponibilità che ha sempre Mr. Giorgi ha sempre dimostrato verso coloro che li seguono nei tornei e ci sottoponiamo ai controlli di routine, le giocatrici scendono in campo. Le finaliste vengono presentate all’americana e alla nostra, parafrasando Rocky, viene assegnato un azzeccatissimo (almeno per noi) appellativo: la Principessa Italiana. Cerco di capire se la cosa le strappi un'emozione, ma la nostra Sissi mostra come sempre il suo imperscrutabile sguardo pre-match. Alziamo lo stendardo tricolore e la bandierina che ci siamo portati appresso e ci uniamo con calore ai sinceri applausi del pubblico. Potrà farvi sorridere sapere che abbiamo con noi anche una scaramantica trombetta.

Il match è ormai storia: Camila è sempre stata in controllo fin dal primo quindici, senza mai aver dato l'impressione di poter perdere la partita. La sua avversaria, la russa Ekaterina Aleksandrova, 23 anni, pare aver esaurito gran parte delle sue energie psicofisiche, o forse si è semplicemente resa conto che l’impresa era fuori dalla sua portata. Metteteci un po’ di appagamento e l’emozione di giocare il match più importante della sua carriera e il risultato così netto (6-3 6-1) è facilmente spiegato. Come spesso succede, la finale non è stata la più bella partita del torneo ma raramente i tornei si vincono in finale, se riesco a spiegarmi. Camila, al contrario, è rimasta assai focalizzata sul match e le è stata sufficiente una discreta prestazione per assicurarsi la vittoria senza troppo faticare. La nostra posizione (lato corto) mi ha comunque consentito di gustarmi in tutta la loro bellezza un paio di forehand di difficoltà pazzesca che vorrei definire con frasi fatte ma efficaci, del tipo «per cui val la pena di pagare il biglietto», se non ce lo avessero regalato. Il solito sublime rovescio, da vicino e indoor, appare ancor più performante. Game, set and match in un’oretta, con Camila che ha vinto il suo secondo torneo WTA della carriera.
Approfittiamo di una curiosa esibizione di un gruppo folk locale per avvicinarci e gustarci, ancor più da vicino, la consegna del trofeo artisticamente più brutto che io rammenti. Ricordo il sorriso radioso della bimba quando ha alzato la coppa e quello commosso di Sergio, il solito improbabile discorso di Camila che sicuramente non ama le frasi di circostanza (per usare un eufemismo) e l'elegante e spesso provocante Barbara Schett, infilata in un costume che potrei definire tirolese ma che più esattamente immagino sia della tradizione dell’Alta Austria. Di certo, la bella Barbara non ne è uscita particolarmente valorizzata. Per non farci mancare nulla ci siamo fatti autografare il biglietto e, mentre il team Giorgi espletava le formalità post-partita, ci spariamo finalmente una birretta felici come bambini.
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Sergio concede un’intervista e poi corre da noi a far due chiacchiere: «Andiamo a fumarci una sigaretta». E così ci avviamo in uno spazio aperto e, mentre accendiamo una Marlboro, si aggiungono per felicitarsi alcune persone provenienti da Udine che hanno approfittato del torneo per trascorrere un week-end a Linz e desiderano complimentarsi. Si chiacchiera del più e del meno. Sergio e due dei @Trombettieri a Linz scherzano sul fatto che al termine della finale persa con Pliskova nel 2014 (con match point), i miei compagni che erano presenti anche in quella più triste circostanza, ripartirono con il trofeo vinto dalla finalista, forse perché Camila l’avrebbe volentieri buttato nello sciacquone. E così uno di loro ebbe anche il privilegio di ospitarli per una colazione quando lo ritirarono un mesetto dopo.

Mi attendevo champagne per festeggiare la vittoria, invece mi ha colpito il fatto che Sergio fosse già proiettato al futuro: «Per la prima volta giocheremo Brisbane, Sydney e Melbourne senza la necessità di dover superare per le qualificazioni, che son sempre complicate. Non immaginate le difficoltà che si incontrano nel preparare una tournée non sapendo dove e quando si giocherà. Credi che saremo dentro anche a Sydney? Lì chiude molto basso anche se di solito non vanno proprio tutte» dice speranzoso. Sergio insiste molto su questo aspetto, lo ritiene fondamentale ed è quello che chiedeva a questo finale di stagione, di poter allenare Camila, in particolare la parte fisica, scegliendo la programmazione.

Papà Giorgi è sempre orgoglioso della figlia, ma a Linz lo sembrava particolarmente; ha raccontato che soltanto il venerdì precedente il torneo erano scaduti i dieci giorni di riposo concordati con i medici e che Camila ha insistito per giocare il torneo. «Se vuoi, andiamo». Sono partiti in macchina il sabato, si sono allenati domenica e lunedì, il torneo ha accettato volentieri di farla giocare martedì e così, anche un po’ casualmente, è venuta fuori questa bella e importante vittoria. «I meriti sono tutti suoi insiste Sergio -. Hai visto che colpi ha giocato? Hai visto quel dritto? Non è possibile con quel piede, è pazzesca. E il servizio? In semifinale e finale non ha subito nemmeno un break». Gli mostrano il tabellone di Lussemburgo, gli chiedono se proprio non sia il caso di andare, sono bei punti in fondo: «Sono molto stanco anch’io, è stato un anno intenso dove sono successe tante cose ed è tempo di fare una pausa. E Camila si deve curare e riposare. Preferiamo iniziare una settimana prima la preparazione. Anche psicologicamente, chiudere con una bella vittoria è importante». Come dargli torto?

La principessa, che abbiamo un po’ trascurato, si sta preparando perché è prevista una sessione fotografica per la vincitrice, ovviamente in un castello, proprio come nelle fiabe. Esce dalla parte opposta del palazzetto e per salutarla dobbiamo fare il giro. E così i @Trombettieri hanno circumnavigato la TipsArena per baciare la loro Principessa. Scorgiamo la macchina di Sergio e Federico che sta caricando del materiale perché, quando è possibile, mentre Camila e lo sparring viaggiano in aereo, Sergio li precede in auto, portandosi appresso il materiale che usa per allenarla. Alcuni attrezzi li ha modificati per i suoi scopi, altri li ha creati personalmente. È assolutamente maniacale sotto questo aspetto. Così come non tutti immaginano l'estrema considerazione di cui Sergio gode nel circuito come coach perché tanti hanno ben presente il lavoro che serve per portare una giocatrice (in particolare avendo una sola fiche a disposizione) a interpretare il tennis in quel modo fantastico, indipendentemente dal ranking che tra l’altro comincia ad essere interessante (top 30 mondiale).

Finalmente esce la bimba. È comprensibilmente radiosa e pare felice di ricevere l’applauso che le dedichiamo, con i complimenti di rito. Si è evidentemente sottoposta a un leggero trucco e parrucco e si è tirata per il photo shooting. Chiarendo che nessuno di noi la concepisce in modo diverso da quello con cui si ammirano le proprie figlie, nipoti e sorelle… beh, per usare un francesismo è una gran gnocca! I fotografi le dicono che occorre fare in fretta per catturare la luce migliore, immagino soddisfatti della modella (da un certo punto di vista, l’hanno scampata bella). «Venite al castello con noi, mezz'oretta e abbiamo fatto» dice Sergio. E così li seguiamo per raggiungere il vicino Linzer Schloss, posto in una posizione magnifica, affacciato sul Danubio. Scopro che fu costruito intorno al 1500 dall’Imperatore Federico III e completato da Rodolfo d’Asburgo, cent'anni dopo. Si impara sempre qualcosa. Ne approfittiamo per una breve visita, qualche foto di gruppo e, finalmente, riusciamo a mangiare qualcosa, con la bella vista del fiume sullo sfondo, in un simpatico risto-bar all’interno del castello. Sono le 19.30 quando ci rimettiamo in macchina e imbocchiamo l’A1 in direzione Munchen-Salzburg. Il fantastico driver non cederà il volante nemmeno un secondo e, tra una chiacchiera e l’altra, ricordi comuni e discorsi più personali, raggiungiamo il Brennero. Ci dividiamo a Verona, due da una parte, due dall'altra. Cosa non si fa per questa ragazza!

Alla medaglietta I Have Queued in the Sun, Wimbledon 2018, aggiungo sul petto del Trombettiere Sono andato a Linz in giornata e abbiamo vinto il torneo. Una magnifica e ben riuscita follia che i @Trombettieri non dimenticheranno mai.