Dovrebbe essere un match per giocarsi lo spritz della sera, invece è spesso il più acceso. Perché alla fine, sul campo da tennis, esce una personalità spesso nascosta. Scegliere un buon compagno non è dunque così facile, però a pensarci c'è l'implacabile organizzatore Filini con la collaborazione decisiva del Generale*Fatti e personaggi del racconto sono assolutamente reali
In questo periodo invernale, nel freddo dei palloni, con pochi tornei in calendario e le competizioni a squadre diventate sbiaditi ricordi, al club è tempo di doppio. O meglio di doppietto, che già di per sé è una diminutio.
«Che fate sabato?» ci si domanda, seduti al bar.
«Mah, che ne dite di un bel doppietto» si butta lì, quasi a voler sottolineare la lievità dell’impegno, il modesto contenuto agonistico, la pugna ridotta a zero, soprattutto se paragonata a quella espressa durante tornei e gare a squadre per tutta la stagione. Insomma, il doppietto pare una buona alternativa alla scopa per quattro, al bridge negli ambienti più snob. Un incontro che nelle intenzioni dovrebbe essere un piacevole scambiare tra amici, foriero di prese in giro e pallonetti, il giocarsi lo spritz e la pizzetta con un tie-break finale, un impegno che ha come obiettivo finale la doccia calda.
Invece, spesso si trasforma nel più problematico e difficile dei match da mettere in piedi.
Doriani, detto Filini, è l’implacabile organizzatore dei doppietti del week-end, un martellamento diventato ineludibile con l’avvento di WhatsApp. Infatti, se una volta bastava nascondersi dietro un albero del parcheggio oppure chiudere il malcapitato in un bagno dello spogliatoio, adesso il nostro organizzatore inizia a trillare quando il posticipo della domenica sera non è ancora terminato. La prima preoccupazione di Filini è trovarsi un socio mediamente forte, se non proprio fortissimo, che per una volta gli consenta di sfangare una partita e potersi gloriare: «È un terza ma una volta l’ho battuto» dice con estrema nonchalance, omettendo di ricordare che quella volta era sette anni prima, pioveva a dirotto e lui giocava in coppia con un ex giocatore cileno di Coppa Davis
Delle sue qualità di doppista naturalmente l’organizzatore dice modestamente: «Sembro Mac dalla parte sinistra, Fleming dalla destra e copro la rete come McNamara e McNamee messi insieme». In realtà, è famoso soprattutto per la temerarietà del suo serve and volley: nessuno infatti avrebbe il coraggio di scendere a rete dopo la sua… ehm… letale prima di servizio, così veloce, dicono, che arriva prima lui, poi la palla. Pare evidente il motivo per cui i giocatori più forti del club lo rifuggono: i migliori doppisti, Arrigo il Notaio e Ricky detto Il Piccolo Principe, signorilmente ignorano i trilli, finché uno, sfinito e spaventato dalla possibile esplosione del cellulare, gli invia una laconica approvazione, non senza qualche pentimento. Formata la prima coppia, parte la ricerca degli avversari. Idealmente dovrebbe essere male assortita, per favorire il successo dell'organizzatore. Un esempio è quella formata da Pinelli detto l’Anarchico, che gioca una sorta di doppio in solitario, intervenendo su qualsiasi cosa (tanto che l’ultima volta il suo compagno gli ha dovuto spiegare che non poteva rispondere sia da destra sia da sinistra). L’altro negato per il doppio è Pertica, un longilineo di due metri che ha il vizio di servire al salto. Lancia la palla, mette il piedone un metro dentro la linea, salta e colpisce praticamente da metà campo. Il problema è che odia stare a rete (da piccolo ha preso una pallata sulla nuca) e dunque, sparato il servizio, si volta improvvisamente correndo in maniera forsennata verso i teli di fondo.
Indisponibili Pinelli e Pertica, viene contattato Marione, ex portiere di serie A. Marione gioca bene, solo che è il terrore di tutti gli altri, soprattutto di chi deve giocarci insieme. Ancora carico di spirito agonistico, lo stesso che lo ha portato a calcare gli stadi di mezza Europa, Marione fa dei cazziatoni giganteschi a tutti, perfino se il compagno è un clone ben riuscito di Nicola Pietrangeli. Non c’è scusa che tenga: se Marione ha sbagliato lo smash a un metro dalle rete, è sempre colpa della superficialità del compagno, del suo scarso impegno, del suo essere poco professionale. E non è permesso replicare, se non con un vago: «Mi scusi, dottore».
Ci sono poi da evitare gli incontri pericolosi. Pericoli è un ometto simpaticissimo, ma odia il geometra Mazzoleni per questioni di corna risalenti ai tempi del liceo Parini; a sua volta Mazzoleni non può giocare con Marione, ferocemente antimilanista, che a sua volta detesta Arrigo per le sue simpatie politiche (essendo notaio, si pone ovviamente alla sinistra del Partito Popolare cinese). Facile capire come tali disegni geometrici siano meno incastrabili del mitico livello 100 di Tetris Pro. Giannò, professore di matematica quantistica, ha provato per divertimento a creare un algoritmo che riuscisse a combinare la coppia perfetta, ma nemmeno lui è riuscito nell’impresa. Si arriva così al venerdì pomeriggio, il campo è fissato, si annuncia una radiosa ottobrata, con cielo azzurro e vento da ovest. Gardella detto Cotoletta perché va d’accordo con tutti, ha dato il suo benestare, ma manca ancora il quarto. L’organizzatore è disperato e comincia a scavare il fondo del barile: Silvio detto Ottomani per la sua propensione a far sparire i segni buoni dal campo, si dice disponibile, ma il Piccolo Principe sbuffa all'idea di rincorrere i suoi pallonetti. Per fortuna, si palesa Francesco, il socio più pigro del club, che mangia solo banane «perché non faccio fatica a masticarle». Doppista naturale, l’orario è di suo gradimento, i compagni anche e quindi raggiunge felice la compagnia. Filini è raggiante, la notte di venerdì non dorme per la felicità: in fondo si considera un uomo semplice e il doppietto con gli amici è un appuntamento al quale tiene come nient'altro.
Arrivano le 14 del sabato, il doppio è fissato per le 15: arriva un trillo di WhatsApp, Filini fissa terrorizzato l’apparecchio. Quando vede che il messaggio è di Gardella sbianca. Noto per i pacchi dell’ultimo momento causa prolungate sedute in un equivoco centro estetico di viale Abruzzi, il messaggio è chiaro: «Non ce la faccio». Filini ha un mancamento, poi vede, seduto sulla solita panca, Il Generale, un simpatico vecchietto sugli ottanta, noto per le sue simpatie di estrema destra, coinvolto nel tentato golpe del generale Borgese nel 1974. Il Generale non chiede mai a nessuno di giocare: sa benissimo che sabato alle 15 mancherà qualcuno e verrà felicemente convocato.
Et voilà, che il doppietto abbia pure inizio.
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