Uno stage di tennis in un bel resort è un buon modo per trascorrere qualche giorno di vacanza. Però, se provi a mettere insieme il Teacher, il Pignolo, il Notaio, Pedrito e Richi il Principino…Ho già raccontato quanto sia difficile convincere un Quarta a prendere lezioni di tennis. Ho anche cercato di ovviare alla cosa veicolando gli amici del club a uno stage tennistico in un resort, blandendoli con il solito trittico: mare, sole e belle donne. Aggiungendo cibo a volontà, particolare molto gradito da Pedrito, l’uomo più pigro del mondo, capace di giocare un match di tre ore e mezzo senza problemi, ma che mangia la banana come unico frutto perché non fatica a masticarla. A ogni modo, un bel martedì di ponte siamo partiti con l’auto aziendale il Pignolo, il Teacher, il Notaio, Pedrito, il vostro e Richi il Principino.
«Partendo in mattinata non rischiamo code?» ho chiesto al gruppo di sciagurati. «Macché! Questa storia delle partenze intelligenti è una cavolata, vedrai che sono già partiti tutti», assicura il Teacher. Ovviamente a Lodi eravamo già fermi. Alla fine, dopo sette ore di auto e quattro autogrill, arriviamo al villaggio che ospita lo stage.
Sono le 5 del pomeriggio. «Che si fa?»
«Si gioca, si gioca» dicono Richi e il Pignolo all’unisono. Assatanati, aggrediscono Marco, ex giocatore ATP e organizzatore dello stage, gli rubano un cesto di palle, minacciano quattro bambini ticinesi per farli uscire dal campo e organizzano un doppio contro due avvocati di Macerata. «Ragazzi, facciamo solo due tiri che lo stage inizia domani, vediamo di non stancarci». «Due palle e basta», conferma Richi. Finalmente, alle nove meno un quarto e sopra 11-10 al quinto, escono dal campo. Senza nemmeno fare la doccia, si precipitano al buffet come oche canadesi giunte alla fine della migrazione e spazzolano ogni cibo rimasto.
A fine serata vengono fatti i gruppi, divisi per classifica e capacità. Cominciano i mugugni: il Notaio lamenta che è 4.2 solo perché non gioca tornei e non capisce perché è in gruppo con due signori sovrappeso di Saronno, mentre il Teacher addocchia una milf di Portogruaro e urla che la sua classifica da 3.4 è falsa, lui gioca come l’ultimo degli NC. Marco comincia a pensare che organizzare questi stage è da mal di testa.
L’inizio delle lezioni è fissato per le 8 e 30 del mattino. La notte è drammatica. Pedrito la passa al bagno, Richi lamenta un dolore persistente al ginocchio, il Notaio russa come un orso, il Pignolo chiama la reception per lamentare che le lenzuola non sono di cotone egiziano, il Teacher pattuglia tutta la notte la piscina in cerca della milf. Alle otto del mattino, la temperatura è di undici gradi, Richi indossa una canotta alla Nadal, Pedrito una giaccavento della Colmar con la scritta Coppa del mondo di sci 1979. A ogni gruppo viene assegnato un maestro e il Pignolo specifica che accetta consigli solo da un coach con esperienza ATP «perché altrimenti mi confondi il top di rovescio». Dopo cinque minuti di cesti, Richi lancia un urlo belluino: «Il ginocchio, il ginocchio, mi sono affaticato troppo ieri!» e il suo stage finisce li. Il Teacher spedisce sei palle nel campo della milf, fino allo sfinimento di Marco, che ivi lo trasferisce d’ufficio. Il Notaio è impegnato in un esercizio che prevede un dritto lungolinea, uno incrociato e una discesa a rete e chiaramente fa l’unica cosa che gli riesce: la palla corta. All'ottava consecutiva, un serio geometra di Urbino tenta di colpirlo alle spalle: «Corri vigliacco, corri, invece di lamentarti» lo schernisce il Notaio, mentre l’altro prova a centrarlo con un servizio alla Roscoe Tanner. Tutto il gruppo del club viene convocato in commissione disciplinare dal comitato del villaggio: «Io non c’entro nulla» dice Pedrito, che alle undici meno due aveva tentato di entrare al ristorante per rubare uno sfilatino al salame. Il Pignolo è imbufalito: «Che figure, che figure!» borbotta. Alla fine viene deciso che siamo incompatibili con qualsiasi gruppo e veniamo tutti trasferiti sul campo 19.
La domenica è previsto il torneo di fine corso con match al meglio di tre tie-break. In palio, un prestigioso attestato con la scritta Campione tra i canguri scelti e un tubo di palle Pirelli. Il Pignolo passa la notte su Tennistalker a studiare i risultati dei possibili avversari, Pedrito chiede di non giocare prima delle undici, il Teacher e Richi sono andati a fare una puntatina in un night di Punta Ala e non sono tornati. Scende una pioggerella leggera, il Pignolo gioca due match di un'ora e 45 per chiudere un paio di tie-break e si qualifica per la finale contro Pedrito. Marco, tipo il maestro Canelli in Fantozzi, sposta le lancette in avanti, tentando di chiudere lo stage prima di notte. Finalmente, quando già arrivano le ombre della sera e gli abbracci di tutti si sono dissolti, sono rimaste solo due auto nel parcheggio, la Peugeot di Marco e la Punto Turbo di Pedrito. Il portiere di notte sbadiglia, rivolgendosi a un collega: «Le camere sono pronte? Sta arrivando 'sto pullman di pensionati tedeschi da Norimberga».
«Sì, mancano solo la 450 e la 452, sono di quei tizi che ancora occupano i campi».
Il portiere si affaccia e vede una sfera gialla che vola sempre più lentamente da un lato all’altro. Toc, toc, toc.