La nuova competizione maschile a squadre ripropone i punti aggiuntivi in caso di successo sui top player dopo venti anni di assenza

Atp Cup tra passato e futuro

Non solo novità nell’Atp Cup: tra l’introduzione del Var (già sperimentato nelle Next Gen Finals) e una competizione a squadre itinerante con un montepremi da urlo per dare il via alla stagione 2020, c’è anche un ritorno al passato con i bonus point. Battere un top-10 tra Perth, Sydney e Brisbane non equivarrà al vincere contro un top-50 o un tennista fuori dalle prime cento posizioni del ranking. Non solo: i punti assegnati varieranno in base al turno in cui sono stati conquistati, con differenze importanti tra una semplice vittoria nella fase a gironi o una piazzata negli ultimi atti. Di seguito lo specchietto che sintetizza la correlazione tra punti, ranking e fase del torneo.

Ranking avversario1-1011-2526-5051-100101+
Finale2502001507550
Semifinale1801401055035
Quarti di finale120100753525
Vittoria nel girone7565502520

Il format è stato strutturato in modo da concedere un massimo di 750 punti al tennista imbattuto e vincente in tutte le partite possibili con un avversario top-ranking. Con un rapido calcolo, parliamo di un bottino che supererebbe quello di una semifinale Slam o di una finale in un Masters 1000. Per questo motivo – oltre ad altri 15 milioni rappresentati dal prize money – parlare di esibizione riferendosi all’Atp Cup è decisamente sbagliato. Non a caso gli unici top-10 assenti sono Federer e l’infortunato Berrettini e per tutti i tennisti in gara c’è la possibilità di incamerare punti pesanti e partire col piede giusto nella nuova stagione. Battere Nadal, Djokovic ma anche Monfils o Goffin in una ipotetica finale da sola varrebbe quanto portare a casa un titolo della categoria “250”, farlo nel girone quasi quanto raggiungere una semifinale negli stessi tornei.

Come funzionavano i vecchi bonus point

I bonus point, come già accennato, non sono affatto una novità nel Tour. Sino al 1999, battere un avversario con un ranking di livello corrispondeva a guadagnare punti extra, addirittura raddoppiati ottenendo lo scalpo in una partita al meglio dei cinque set (quindi in uno Slam o in una finale dei grandi tornei, all’epoca ancora disputata tre su cinque). Ecco la tabella corrispondente.

RankingPunti Punti
raddoppiati
150100
2-54590
6-103672
11-202448
21-301836
31-501224
51-75612
76-10036
101-15024
151-20012

La riforma degli anni 2000

L’accantonamento dei bonus point è arrivato assieme al nuovo secolo, scomparsi insieme ai “Best 14”, ossia i migliori quattordici risultati di un tennista nell’arco dell’anno solare valevoli per il ranking. Dal 2000 si è passati all’introduzione dei “Best 18” con obbligatorietà riguardante gli Slam, i Masters 1000 (tranne Montecarlo) e quattro Atp 500. Prima della nuova denominazione delle categorie di tornei, infatti, vigeva una grande diversità tra Championship Series e World Series per quanto riguarda i punti assegnati in base al montepremi dell’evento: in un Championships Series si spaziava dai 360 ai 250 punti al vincitore, in un Word Series da 250 a 130. La riforma del 2009 ha fatto sì chiarezza dividendo il circuito in “1000”, “500” e “250” ma ha scelto di privilegiare i piazzamenti rispetto ai singoli exploit. Ci si chiede come sarebbe la classifica di uno come Nick Kyrgios, già capace di battere per undici volte in carriera un top-5: l’ottavo di finale vinto sul numero 1 Nadal con il Centre Court di Wimbledon come teatro gli sarebbe valso la bellezza di 280 punti (180 + 100 di bonus). O del ranking di Stan Wawrinka, vittorioso per cinque volte in carriera contro il primo delle classifiche del momento, tre di queste per altro in una finale Slam.

Se da un lato i “pro” a favore di questo sistema sono indiscutibili (compreso lo stimolo a non partire già battuto per gli outsider), tra i “contro” c’è l’innegabile complicazione delle classifiche già basate su un sistema a tratti cervellotico. Al momento dell’abolizione dei bonus point c’era alla base probabilmente l’idea di rendere il ranking più “pronosticabile” e meno aperto a variabili impazzite di un giorno o di una settimana. Con buona pace di chi al primo turno in uno Slam la spunta su Nadal invece di un lucky loser fuori dai primi 300 al mondo, almeno per il momento.