Le parole del numero 1 d’Italia, che si è concesso ai microfoni dell’Atp al termine della preparazione invernale svolta a Monte Carlo. L’azzurro si appresta a vivere un 2020 da assoluto protagonista, a partire dagli imminenti Australian Open

La giornata tipo di Matteo

Matteo Berrettini ora non può più nascondersi. Dopo una cavalcata entusiasmante nell’anno appena trascorso, culminata con la top ten e la qualificazione alle Finals, il 23enne tennista romano è chiamato alla stagione della conferma. Raggiunto a Monte Carlo, dove attualmente risiede, l’azzurro ha passato una giornata di preparazione invernale in compagnia dell’Atp, che l’ha seguito in attesa di ammirarne le gesta in giro nei vari tornei del Tour, a cominciare dagli imminenti Australian Open.

La giornata tipo di Matteo inizia intorno alle 9.30, allo storico circolo “Monte Carlo Country Club”. Dopo la sessione mattutina di palestra, quantomai importante per un ragazzo che da Junior ha avuto parecchi incidenti di percorso a livello fisico, un pranzo leggero “di solito riso o insalata, è importante per la mia carriera e salute mangiare bene” e poi 3 ore circa di lavoro sul campo, fino alle 18.30.

“Sono molte ore – ha dichiarato il numero 8 del mondo ai microfoni dell’Atp – la mattina lavoro molto sulle gambe, per me è molto importante migliorare la mia flessibilità e mobilità sul campo”. Un lavoro certosino, quello sullo sviluppo fisico e atletico, iniziato e proseguito con preparatori di fiducia che conoscono pregi e difetti di una macchina tanto potente quanto potenzialmente fragile. Grazie all’attività di prevenzione svolto in questi anni e alle contromisure adottate, come ad esempio giocare con le cavigliere, le ricadute e gli acciacchi che avrebbero potuto frenarne l’ascesa sono stati limitati in maniera drastica. A tal proposito, lo storico coach Vincenzo Santopadre ha definito “molto importante lavorare a livello fisico soprattutto in preparazione, perchè durante le settimane di tornei è difficile mettere carichi di lavoro importanti”.

L’emozione delle Finals

Un rapporto quasi fraterno quello che lega l’ex top 100 azzurro al suo allievo, un rapporto tra amici sincero e leale: “Tra me e Vincenzo c’è una bella sintonia, questo penso sia la chiave per avere un grande team affianco. Ci conosciamo da quando ho 14 anni, passiamo tanti mesi insieme quindi è importante essere accompagnato dalle persone giuste.”

Sulla parte tecnica il lavoro è stato incentrato molto sulla mobilità, oltre che alle doverose migliorie da apportare sullo slice di rovescio e sulla risposta al servizio: “Matteo ormai è un top 10, ma credo abbia ancora tantissimi margini di miglioramento. Siamo curiosi di vedere cosa ci riserverà la prossima stagione”.

Sull’anno appena vissuto, è palpabile l’emozione del tennista romano nel ricordare il traguardo raggiunto con la qualificazione alle Nitto Atp Finals: “È stato un sogno, fatico ancora a crederci. Sono arrivato ad un obiettivo che non mi ero prefissato, ma partita dopo partita sono migliorato e ho giocato bene in tutte le superfici. Ora arriva il difficile: prima molti giocatori non mi conoscevano, ora sono un top ten ed è normale che tutti vogliano battermi. Ora devo godermi tutto quello che verrà, cercando di lavorare duro per fare sempre meglio”.