Il serbo recupera uno svantaggio di due set a uno sull’austriaco e conquista l’ottavo trionfo agli Australian Open. Da lunedì sarà nuovamente numero 1 al mondo scalzando Rafael Nadal

L’ottava meraviglia a Melbourne, lo Slam numero 17 in bacheca e il trono del ranking riconquistato. Sono solo alcuni dei numeri di Novak Djokovic dopo l’ennesima fatica portata a termine negli Australian Open, di gran lunga il Major in cui riesce a imporre la propria legge. Ci ha provato Dominic Thiem a spezzare un’egemonia quasi totale negli ultimi dieci anni down under ma, dopo aver sognato il primo hurrà, si è arreso al quinto (6-4 4-6 2-6 6-3 6-4) dopo quattro ore di battaglia.

Un impatto del genere in una finale Slam, a dire il vero, avrebbe potuto indirizzare sin da subito la partita verso il giocatore favorito, tra risposte telecomandate contro le prime di servizio e una solidità da fondo all’apparenza inscalfibile. Thiem fa fatica a trovare il tempo per sbracciare e resiste, sopporta, fa passare il momento limitando i danni in attesa di un’occasione che si manifesta all’improvviso nel settimo gioco. Dom ringrazia ma sotto 5-4 si fa nuovamente schiacciare dalla pressione di un Djokovic all’attacco in ribattuta: sul secondo set point all’austriaco la seconda di servizio scappa in lunghezza e Nole chiude i conti nel primo parziale. Il secondo set ripropone un copione simile ma a protagonisti invertiti. Il primo a tentare la fuga è il numero 5 al mondo ma il campione in carica reagisce e impatta sul 4-4, prima di staccare completamente la spina per una mezz’ora da incubo. Al servizio per mettere la testa avanti Djokovic si disunisce con un doppio fallo e poi ingaggia la sua personale sfida con il giudice di sedia Dumusois, ‘reo’ di avergli inflitto due warning consecutivi per time-violation.

Una situazione scomoda, un nuovo break regalato e qualche “great job” urlato all’arbitro durante il cambio campo ma nel frattempo Thiem non si lascia distrarre. Dopo aver pareggiato il conto con la battuta, Dominic approfitta di un evidente calo di tensione del suo avversario, scomposto al servizio, fermo sulle gambe e persino acciaccato. Spento, scarico e in difficoltà sugli spostamenti cui viene sottoposto da Thiem, Djokovic scivola abbastanza rapidamente sotto per 4-0, preludio di un 6-2 mai in discussione in favore dell’austriaco. Nole lascia il campo per ricevere un medical time-out negli spogliatoi, il linguaggio del corpo non è quello dei giorni migliori ma il servizio torna a funzionare e a risolvere qualche situazione di potenziale pericolo. Inseguire un diciassette volte campione Slam non è mai l’ideale, un paio di errori concentrati nello stesso game possono costare carissimo. E infatti sul 4-3 Thiem si disunisce prima con una volèe tremebonda, poi con un sanguinoso doppio fallo che spiana la strada a Nole verso il 6-3 e il quinto set. L’inerzia cambia nuovamente padrone, il break nel secondo gioco confermato sul 3-1 annullando due chance condanna di fatto l’austriaco: le ultime cartucce vengono sparate con meno convinzione e con più discontinuità e l’ultimo dritto in corridoio vale la resa sul 6-4. In Australia a regnare è ancora Djokovic.