Marcora è il più longevo azzurro ad aggiudicarsi un incontro in un main draw Atp, davanti a Vanni e Dell’Acqua. Coach Francesco Aldi: “Contro Paire se la gioca, si è convinto che sul cemento può esprimere il suo miglior tennis”.

L’italiano più longevo a vincere una partita Atp

Non è mai troppo tardi. Roberto Marcora scrive una piccola pagina del tennis azzurro a Pune. Dopo aver superato le qualificazioni, eliminando l’amico Filippo Baldi e lo sloveno Blaz Rola, il trentenne di Busto Arsizio si è regalato la prima vittoria della carriera in un main draw Atp: un convincente 6-3 6-2 all’esperto Lukas Rosol vale il secondo turno in India, dove ora è Benoit Paire ad aspettarlo al varco. Marcora si prende il trono nella speciale classifica di tennista italiano più longevo ad aggiudicarsi un incontro in un tabellone principale: nelle ultime tre decadi solamente Luca Vanni e Massimo Dell’Acqua si sono avvicinati al singolare record (dato fornito da Luca Brancher). Vanni (allora ventinovenne) riuscì nell’impresa di spingersi fino all’atto conclusivo di San Paolo nel 2015, seppure fino ad un mese prima mai aveva presenziato in un Atp. Per Dell’Acqua (medesima età dell’aretino) nel lontano 2008 ci fu l’affermazione su Fabio Fognini al primo turno di s-Hertogenbosch prima di cedere a David Ferrer. Il tennis ci insegna che c’è sempre tempo per una prima volta e il trend di questi anni – in cui vari giocatori hanno trovato in tarda età il proprio exploit – ce lo dimostra. Ce lo dimostra anche l’onesto mestierante Jan Mertl, tennista ceco con best ranking alla piazza numero 163: a Gstaad 2016, a 34 anni, trovò il primo successo Atp contro un certo Yann Marti, che in patria hanno imparato più a ‘detestare’ che amare. Dietro a Mertl, da segnalare le prime vittorie Atp del redivivo Victor Estrella Burgos a 33 anni e di Jaroslav Pospisil (nessuna parentela con Vasek) che si regalò la gioia a 32 candeline soffiate.

Parola di coach Francesco Aldi

Il profilo di Roberto Marcora sta emergendo in maniera importante sono negli ultimi mesi. Il talento non è mai stato in discussione, così come gli infortuni che negli anni lo hanno limitato dal punto di vista della continuità. Un integrità abbinata alla passione, sacrificio con l’esperienza di coach Francesco Aldi. Il classe 1981 di Palermo, spintosi al numero 111 Atp nel 2005, è uno degli ingredienti più rilevanti nella crescita esponenziale del lombardo. “Si è riscoperto un giocatore da veloce l’anno scorso, ci siamo convinti che sulle superfici rapide lui potesse esprimere il suo miglior tennis – ammette Aldi da Roma, dove sta seguendo Andrea Pellegrino -. Quest’anno ha cominciato bene grazie ad un’ottima preparazione, con tanta qualità e aggiungendo qualcosa in più al suo gioco. Ora prende più la rete, cercando di tirare meno forte. Si sono subito visti dei miglioramenti, è merito suo”. Un inizio di 2020 condito da alti e bassi, che hanno permesso a Marcora di migliorare il proprio best ranking (ora è 174°): “Si è spinto fino ai quarti a Noumea, ma poteva fare meglio – prosegue Francesco – A Melbourne non credo potesse fare di più contro Gombos, che quel giorno ha giocato meglio di lui. A Bangkok invece ha fatto fatica ad adattarsi, era un po’ stanco”. Poi una settimana di riposo prima dell’exploit indiano: “Non ha ancora perso il servizio in tre partite. Devo dire che anche il suo livello di attenzione è salito, fattore che bisogna ancora migliorare”. Ora c’è l’ostacolo Benoit Paire, indiscusso favorito del torneo di Pune. Marcora conosce bene il francese, avendolo battuto al Challenger di Sophia Antipolis nel 2019: “Tutti lo conoscono, è fortissimo – conclude Aldi sul prossimo avversario del suo allievo – Si può giocare il suo match, deve essere sereno e continuare a portare avanti i suoi obiettivi. Vedremo come si evolverà la partita, ma mi auguro possa esprimere un livello alto. Sappiamo che il francese alterna partite incredibili ad altre meno spumeggianti”.