Il serbo ha accorciato le distanze da Roger e Rafa con gli Australian Open e non ha paura di dire di voler essere il migliore di sempre
“Federer o Nadal?”, ma Djokovic è sempre lì
Alzi la mano chi non hai mai preso parte, volente o nolente, all’annoso dibattito sul Goat: “Federer o Nadal?“, la più classica delle domande tra gli appassionati nonostante sia ormai impossibile parlare di una coppia al vertice. Se Rafa ha ormai messo nel mirino i venti Slam di Roger portandosi a una sola lunghezza di ritardo, gli Australian Open 2020 hanno ricordato al mondo intero che Novak Djokovic non è ancora (lo è mai stato?) fuori dai giochi. E non solo per la corsa al maggior di numero di Slam, ma anche per il record di settimane al numero 1 delle classifiche mondiali, un primato che sembrava assolutamente inattaccabile fino a poco tempo fa. Sì, perché dal 3 febbraio il serbo è tornato sul trono sul quale si era accomodato già per 275 volte prima dell’ottavo sigillo a Melbourne, per il terzo gradino all-time in solitaria. L’obiettivo a portata sono ormai le 286 settimane di Pete Sampras, raggiungibili mantenendo la vetta sino al lunedì di Pasquetta del 13 aprile, a quel punto scatterebbe l’ennesimo attacco ai record di Roger Federer e le sue 310 settimane. Ne mancano al momento 33, quasi una stagione intera, ma per il primo tifoso di Nole non ci sono limiti.
Papà Srdjan sicuro: “Nole vincerà tutto nel 2020”
Dopo il trionfo in Australia, papà Srdjan ha incensato come al solito le prodezze del proprio figliolo e non ha avuto alcun dubbio: “Novak vincerà gli altri tre Slam, l’oro olimpico e supererà Federer”, ha detto in una lunga intervista al Telegraf. Facile, no? Se è pur vero che ogni ‘scarrafone è bello (in questo caso) a papà suo’, non possono esserci dubbi sui progetti di Djokovic, smascherati dal numero 1 stesso in conferenza stampa post-vittoria degli Australian Open. Senza falsa modestia, lui vuole diventare il migliore, crede di potercela fare e ci pensa. A maggior ragione dall’ormai consolidata abitudine del pubblico di tifargli contro, usanza che per certi versi gli fornisce ulteriori stimoli per far ingoiare bocconi amari a chi spera in un suo passo falso. Nole può fulminarti con lo sguardo mentre è in campo, può sbraitare e prendersela con l’arbitro ma batterlo è sempre più dura. Nole è uno che ‘fa rumore’, come la canzone di Diodato vincitrice del Festival di Sanremo, in cui si è anche esibito dopo essere stato trascinato sul palco dall’amico Fiorello. Fa rumore e non ha paura di scombinare gli equilibri di un duo capace di raccogliere oltre 52.000 anime solamente per un’esibizione. L’impero dei “big three”, d’altronde, è ancora saldamente in piedi: degli ultimi 65 Slam disputati, solamente in dieci c’è stato un vincitore diverso dai soliti Roger, Rafa e Nole. Prossimo crocevia sarà Parigi, storicamente feudo di marca ‘Nadal’ a caccia del suo Roland Garros numero tredici (13!): impossibile non dare il maiorchino in pole position sul rosso ma se Federer può non rientrare nella rosa dei principali indiziati per il successo finale, altrettanto non può dirsi di Djokovic, l’unico a batterlo sul campo nella storia del torneo dopo l’impresa di Soderling nel 2009. All’ombra della Torre Eiffel si avranno altre risposte, e quale torneo più simbolico se non quello della “Coppa dei Moschettieri”.