Doveva essere uno dei prodotti di punta della piattaforma di streaming, ma Netflix si è vista costretta a cancellare la serie “Break Point” dopo solamente due stagioni.
Il documentario si proponeva di essere una risposta concreta del tennis a “Drive to Survive” – una delle serie di maggior successo che racconta il mondo della F1 – ma si è rivelato in realtà un vero e proprio flop. Netflix ha ufficialmente cancellato la serie “Break Point” dopo solamente due stagioni: nonostante la produzione alle spalle sia la stessa, il confronto in termini di numeri e di successo è impietoso tra le due serie.
Quali sono le cause di questo mancato successo? Probabilmente sono diverse, tra le prime l’obiettivo piuttosto ambizioso che la serie si proponeva. Se infatti da un lato ATP e WTA volevano ampliare la propria fan base a livello mondiale, dall’altro la produzione Netflix si proponeva di offrire un prodotto di successo anche per chi era già avvezzo al mondo del tennis. Il risultato? Una via di mezzo discutibile, che probabilmente ha allontanato entrambi i target. Il secondo aspetto è anche la mancanza di alcuni tra i protagonisti più importanti del circuito, Djokovic e Sinner lato ATP così come Swiatek a livello WTA. Protagonisti di questo calibro avrebbero avuto una maggiore attrattiva su un pubblico poco avvezzo al mondo del tennis, nonostante la serie abbia proposto alcune interviste esclusive ad Alcaraz e Gauff.
Infine probabilmente è mancato un po’ di “coraggio” da parte della produzione. Tanto il circuito maschile quanto quello femminile hanno offerto negli ultimi anni alcune storie d’interesse – dalla vicenda Djokovic in Australia fino al caso Halep – ma questi temi sono solamente appena accennati o totalmente assenti.