Maria Sharapova sorprende tutti annunciando il proprio ritiro. Una carriera piena di grandi vittorie, su tutti i 5 tornei dello Slam, segnata dagli infortuni alla spalla e dai 15 mesi di stop per la positività al Meldonium. Gli auguri di Riccardo Piatti, il coach con cui aveva tentato un rientro impossibile

La lettera a Vanity Fair

“Come fai a lasciarti alle spalle l’unica vita che tu abbia mai conosciuto? Come ti allontani dai campi su cui ti sei allenata da quando eri una bambina, il gioco che ami – che ti ha portato lacrime indicibili e gioie indicibili – uno sport in cui hai trovato una famiglia, insieme ai fan che si sono radunati dietro di te da più di 28 anni? Lo so questo, quindi per favore perdonami. Tennis, ti sto dicendo addio“. Queste le parole con cui Maria Sharapova apre la lettera che annuncia il suo ritiro. La tennista russa all’età di 32 anni ha scelto di appendere la racchetta al chiodo affidando le sue ultime parole a Vanity Fair e Vogue. La sconfitta contro Donna Vekic all’Australian Open di quest’anno rimarrà l’ultimo capitolo della carriera di Sharapova che non giocherà un match ufficiale d’addio. Al momento non si sa nulla sulla possibilità di vedere se sarà organizzato almeno un evento per salutare la siberiana.

Prima di arrivare alla fine, però, vorrei iniziare dall’inizio. La prima volta che ricordo di aver visto un campo da tennis, mio ​​padre ci giocava. Avevo quattro anni a Sochi, in Russia, così piccola che le mie minuscole gambe pendevano dalla panca su cui ero seduta – ripercorre l’inizio di tutto – Così piccola che la racchetta che ho raccolto accanto a me aveva il doppio delle mie dimensioni. Quando avevo sei anni, ho viaggiato in tutto il mondo ed anche in Florida con mio padre. All’epoca il mondo intero sembrava gigantesco. L’aereo, l’aeroporto, l’ampia distesa americana: tutto era enorme, così come il sacrificio dei miei genitori”.

La lettera è lunga e sentita, ma per concludere si possono semplicemente usare le parole che Sharapova ha poi affidato ai suoi profili social: “Il tennis mi ha mostrato il mondo e mi ha fatto vedere di che pasta ero fatta. Mi sono messa alla prova e ho misurato la mia crescita. Qualunque cosa sceglierò per il mio prossimo capitolo, la prossima montagna, io darò il massimo. Continuerò a scalare e crescere”.

L’ascesa e i trionfi

Maria Sharapova fa il suo ingresso nel ranking WTA all’età di 14 anni. Nel 2002 infatti reduce dalla finale nel torneo Junior dell’Australian Open – sconfitta da Strycova – ottiene una wild card per l’accesso al tabellone principale di Indian Wells dove con un sorteggio benevolo riesce a battere Brie Rippner (giocatrice fuori dalle prime 300 posizioni). La siberiana lascia la prima traccia nel circuito prima di cedere a Monica Seles 6-0 6-2 nel turno successivo. Il 2003 sarà invece l’anno dell’ingresso in top 100, di un ottavo di finale a Wimbledon – battendo Elena Bovina e Jelena Dokic – e dei primi due titoli nel circuito vinti al Japan Open a Quebec City.

L’anno della rivelazione tennistica e mediatica è il 2004. A maggio, il quarto di finale del Roland Garros fa da preludio all’exploit sull’erba. Vittoria a Birmingham e poi primo sigillo slam a Wimbledon. Sharapova si laurea campionessa all’età di 17 anni battendo Serena Williams in finale. Il trionfo nei Championship apre un periodo d’oro per la siberiana capace a fine stagione di aggiudicarsi le WTA Finals. L’annata successiva Sharapova approda in vetta al ranking e nel 2006 ottiene la vittoria allo US Open.

A livello slam Maria non troverà mai continuità assoluta, ma dopo una finale persa nel 2007 all’Australian Open, si rilancia nell’edizione successiva alzando il trofeo dopo la vittoria su Ana Ivanovic. Nel 2011 fallisce per mano di Petra Kvitova il bis a Wimbledon, ma nel 2012 la vittoria al Roland Garros sulla nostra Sara Errani consente a Masha di essere la decima giocatrice della storia a completare il career Grand Slam. Poi altre due finali sulla terra parigina, una persa contro Serena Williams (2013) e una quella dell’ultimo slam vinto contro Simona Halep (2014).

Il tramonto dopo la positività

Nel 2016 le cose per Maria iniziano ad incrinarsi. Durante gli Australian Open viene trovata positiva all’utilizzo del Meldonium e riceverà 15 mesi di squalifica. Lo stop forzato durerà dal quarto di finale di Melbourne contro Serena Williams alla vittoria su Roberta Vinci nel primo round del torneo di Stoccarda 2017. Al ritorno in pompa magna sulla terra tedesca segue un periodo opaco dove si salvano la vittoria del torneo di Tianjin e il successo contro Simona Halep nel primo turno dello US Open. Una buona stagione su terra nel 2018 varrà il ritorno in top 30, ma niente di più.

Nel 2019 Sharapova gioca poco e male perdendo nuovamente la top 100. A novembre dello stesso anno la giocatrice annuncia l’inizio della collaborazione con Riccardo Piatti dopo aver recuperato a pieno dall’infortunio. Parole al miele e la convinzione che Masha fosse pronta a riprendersi le primissime posizioni del ranking. Le buone intenzioni vengono però disintegrate da Jennifer Brady e Donna Vekic che a Brisbane e Melbourne battono senza grandi intoppi la rientrante Maria. Da qui il nulla, fino all’annuncio del ritiro che lascia un l’amaro in bocca se ci fermiamo a riflettere su quanto velocemente abbiamo perso una delle regine del circuito.

«Maria è la più grande atleta che ho allenato nella mia carriera», dice Riccardo Piatti. «Ma soprattutto è una gran persona. L’ho allenata per poco tempo, ma è stato sufficiente per apprezzare le sue doti umane. Quando qualcuno si ritira mi dispiace sempre un po’. Nel suo caso sono anche felice: perché ora potrà godersi una bellissima vita. E se lo merita».