Il Tennis Italiano ha intervistato Chun-hsin Tseng, vincitore di due slam juniores e sorpresa del recente Challenger di Bergamo
Da Taiwan all’Europa
All’ombra di Leo Borg nel giorno del debutto, Tseng Chun-hsin è stata la grossa sorpresa dell’ultima edizione del Challenger di Bergamo. Partendo dalle qualificazioni, il 2001 di Taiwan si è spinto fino alla semifinale, riuscendo a conquistare anche la simpatia del pubblico. In occasione della manifestazione lombarda, IL Tennis Italiano lo ha incontrato, provando a conoscerlo meglio. “Ho iniziato all’età di sei anni perché mio padre era un grande appassionato – parte dall’inizio Tseng parlando del padre che tuttora viaggia con lui nel circuito – Mi ha portato ai campi e l’ho sorpreso perché sin da subito ero in grado di colpire la palla”. Spiega con una certa soddisfazione il ragazzo che è legato ad una storia familiare non semplicissima: “Mia madre è ancora a Taipei e lavora in un mercato notturno – qualche anno fa a causa di questo lavoro i suoi arti hanno sviluppato una brutta infiammazione ai muscoli e ai tendini – Quando può vede i miei match, mi fa sempre i complimenti e mi dice che ce la posso fare. La mia famiglia mi ha sempre spinto verso i miei sogni e sono grato per questo”.
Il ragazzo del 2001 inizia a sognare in grande presto, sono infatti precoci le sue trasferte fuori dall’Asia, la prima a dieci anni: “A Taiwan credo che il tennis stia diventando popolare e questo mi fa piacere. La prima volta che me ne sono andato è stata a 10 anni per giocare dei tornei in America – spiega Tseng – Poi all’età di 13 sono andato in Francia e sono stato invitato all’accademia di Patrick Mouratoglou. Da quest’anno invece mi sto allenando con Dominik Hrbaty”. Le parole del taiwanese che poi rimarca l’importanza del suo trasferimento: “Muovermi in Europa è stato un bene. Ho capito cosa mi mancava perché ho avuto l’occasione di confrontarmi con giocatori forti. I primi anni in particolare ho lavorato tanto sulla tattica per avere più variazioni nel mio tennis”. Alla domanda sulla preparazione invernale per il 2020 invece afferma: “Con Dominik all’IMG Academy abbiamo fatto un mese di lavoro prima della stagione. E’ sempre ottimo confrontarsi con gente competente, in particolare durante la preseason perché c’è il tempo per innalzare i propri limiti”.
Essere numero 1 il grande sogno. Federer e Nishikori gli idoli
Il risultato del Trofeo Perrel Faip ha permesso a Tseng di ritoccare il proprio best ranking alla posizione 272. L’obiettivo già per il 2020 è però ben più alto: “Quest’anno spero di poter raggiungere la top 100. Per riuscirci devo acquisire ciò che faccio in allenamento e devo portarlo in campo. Quando dico ciò parlo anche di tutto il lavoro atletico, molto utile per il tennis e del quale sento i benefici nei match lunghi. Poi faccio anche palestra perché devo aumentare la potenza dei colpi”. Chiude il discorso Tseng che in parte paga la sua struttura fisica e potrebbe colpire molto più forte visto il timing naturale sulla palla.
A livello junior il tennista asiatico si è messo in grande mostra, chiudendo il suo percorso Under 18 con due trionfi major, quelli di Roland Garros e Wimbledon. “Negli Slam Juniores c’è sempre una grande atmosfera. Stare su quei campi e vedere tanto pubblico mi ha sempre dato energia – dice Tseng – Sono state esperienze utilissime perché ho guadagnato confidenza nei momenti di pressione e questo mi è stato utile al passaggio tra i pro”. I risultati importanti e i grandi obiettivi futuri non mettono pressioni al ragazzo di Taipei che lavora in una sola direzione: “La vittoria degli slam non mi ha messo pressione, ma solo voglia di lavorare e migliorare per raggiungere gli obiettivi futuri”.
Il bilancio nel tennis dei pro è positivo, nel ranking l’ascesa per il momento non si è mai fermata e nel circuito Challenger Tseng ha subito trovato continuità, cosa che spesso manca al passaggio dal tennis junior: “Sono contento di essere un giocatore continuo. La parte mentale è fondamentale nel gioco, in particolare nel tennis professionistico dove essere sempre concentrati fa la differenza. Per me poi questo aspetto è ancora più importante dato che non ho un grande servizio o un dritto potentissimo”. A concludere una brevissima battuta sul sogno per il futuro e sugli idoli: “Vorrei diventare numero 1 del mondo. I miei tennisti preferiti sono Nishikori, perché giochiamo in maniera simile ed è uno dei più forti asiatici di tennis e Federer”.