Dall’incubo doping al best ranking: “Magari tra due anni guardandomi indietro penserò di essere stato fortunato a riuscire a sistemare tutto”. Evans ce l’ha fatta, superando la dipendenza a suon di back di rovescio
24 giugno 2017, il punto più basso
“Ha buttato via una carriera”, disse Andy Murray dopo aver appreso della positività del connazionale Daniel Evans. Una frase pesante, ancor più se pronunciata dalla massima entità tennistica (e forse sportiva) della storia della Gran Bretagna. Il 24 giugno 2017 Dan tocca il punto più basso della propria vita: squalifica per uso di cocaina e un’etichetta difficilmente cancellabile. Non fu di certo il primo caso. Grandi campioni del calibro di Hingis, Wilander e lo stesso Gasquet si sono ritrovati coinvolti in termini diversi. Risalire è più difficile di quanto si pensi e in pochi avrebbero scommesso su una seconda carriera di spicco per Evans, a partire dallo stesso Murray con cui i rapporti non sono mai stati idilliaci. Qualche settimana dopo la positività ci fu la conferenza stampa di spiegazione, non lontano dal Queen’s Club dove era in corso il consueto torneo in preparazione a Wimbledon. Posti dove la droga non è minimamente contemplata e concepita, posti in cui tradizione e rispetto fanno la voce grossa. “Non considero accettabile il mio comportamento neanche per un secondo, è stata una cosa inaccettabile. Ho deluso molte persone, la mia famiglia, il mio team, gli sponsor, il tennis britannico e i miei fan”, dichiarò il talento di Birmingham che non hai mai messo in discussione il proprio errore. Come se l’avesse capito subito e si fosse imposto di tornare più forte di prima.
“Ci saranno dubbi fino a quando non ci saranno quelle due cifre di fianco al mio nome. Gli altri non mi temono più. Mi devo di nuovo guadagnare il loro rispetto. Ma è comunque eccitante e non si sa mai: magari tra due anni guardandomi indietro penserò di essere stato fortunato a riuscire a sistemare tutto”. La sua predizione si avvererà. A mente fredda, a distanza di qualche mese dallo shock, Evans riprende seriamente in mano la racchetta e il proprio destino. La voglia di rimettersi in gioco convincono la federazione britannica, la Lawn and Tennis Association (LTA), che lo appoggiò conferendogli quella fiducia persa. Parte dal Challenger di Glasgow la seconda carriera di Dan, nel maggio del 2018 quando gli viene offerta una wild card. Un invito che sa di perdono e di un nuovo capitolo da scrivere sul campo.
La gavetta nei Challenger sta stretta all’inglese. Il braccio merita di più, ma la testa viaggia leggermente in ritardo. Ben presto gli Atp ridiventano l’abituale cornice frequentata da Evans, capace di raggiungere la sua seconda finale Atp nel febbraio 2019, persa a Delray Beach al tie-break decisivo contro Albot. La dipendenza è alle spalle: oggi la serenità lo accompagna nelle sue discese a rete. Un giocatore vecchio stile, che fa delle variazioni l’elemento fondante del proprio gioco. Lo sa bene Fabio Fognini, sconfitto qualche giorno fa a Dubai. Il nuovo best ranking rimanda alla posizione numero 28. Evans è riuscito a far ricredere Murray, ma soprattutto se stesso, scacciando un incubo che va ben oltre un dritto lungolinea.