La Corea del Sud capitanata da Hee Sung Chung si appresta a sfidare l’Italia per l’ingresso alla fase finale di Madrid: scopriamo insieme chi saranno i nostri avversari

La lezione che arriva dai Mondiali di calcio

Era il 16 giugno del 2002 quando a Daejeon andavano in scena gli ottavi di finale dei mondiali di calcio tra Corea del Sud e Italia. Potrebbe averne qualche sfocato ricordo Matteo Berrettini, che all’epoca di anni ne aveva compiuti sei, a differenza di Jannik Sinner che in quel pomeriggio stregato aveva appena dieci mesi. In panchina c’era Trapattoni, in campo nomi da brividi e subito capaci di suscitare nostalgia: oltre a Buffon ancora in attività, solcavano il campo Maldini, Del Piero, Totti, Vieri con il lusso di tenere in panchina centravanti del calibro di Inzaghi e Montella. Eppure non è bastato per proseguire il sogno iridato, svanito a cavallo tra finale di tempi regolamentari e supplementari nonostante il vantaggio del “Bobo” nazionale. Chi ha vissuto quel pomeriggio drammatico per lo sport italiano non può dimenticare il faccione dell’arbitro Byron Moreno, finito sotto indagine dalla Fifa ma poi scagionato prima di essere incriminato per ben altri motivi molti anni dopo (traffico di droga prima, evasione fiscale poi). In quella giornata, anche e soprattutto per dei fischi del direttore di gara decisamente casalinghi senza paura di essere smentiti, la Corea è tornata ‘Fatal’ per l’Italia. Riavvolgendo il nastro al Mondiale del 1966, infatti, fu la Corea del Nord a far vergognare la nostra nazionale. Nella patria dei Beatles, la squadra di “Ridolini” e formata da calciatori dilettanti, eliminò l’Italia nello ‘spareggio’ dell’ultima giornata della fase a gironi. Fini 1-0, con gol del ‘dentista’ Pak doo-ik, sergente dell’esercito coreano che in realtà faceva il professore di educazione fisica. Una pagina nera nella storia per gli azzurri allenati da Edmondo Fabbri, accolti – per modo di dire – con lancio di ortaggi vari in aeroporto al rientro nel Bel paese. A Cagliari si cambierà sport, l’Italia sarà ancora favorita ma per centrare il ‘Mondiale’ di fine stagione dovrà dimostrare di aver imparato la lezione derivante dai colleghi del calcio. L’abbinamento con la Corea, intesa a qualsiasi latitudine, lascia comunque quel senso di ansia da prestazione e la paura di un’altra sconfitta. A prescindere dai valori in campo e il precedente di Seul del 1987 ne è un esempio. Il capitano Adriano Panatta, nel libro ‘Il tennis lo ha inventato il diavolo’, ha raccontato quei tre giorni complicati e una retrocessione evitata solamente al quinto match grazie alla vittoria di Canè su Bong-Soo Kim. Si era temuto il peggio, ‘un’altra Corea’, con Dong-Wook Song capace di riportare alla mente il gol di Pak Doo-Ik. Alla fine tutto si risolse con un 8-6 liberatorio al terzo di Paolino che scacciò ogni tipo di spettro, almeno in campo tennistico.

Chi sono gli avversari di Cagliari

Il 6 ed il 7 Marzo, orfani del malconcio Matteo Berrettini e di Jannik Sinner, sfideranno una formazione fortemente rimaneggiata, a causa dei forfait ai quali capitan Hee Sung Chung ha dovuto porre rimedio. La squadra asiatica dovrà infatti rinunciare, oltre all’ex top 20 Hyeon Chung ancora alle prese con guai fisici che lo stanno tenendo fuori da match ufficiali da Ottobre 2019, al suo giocatore al momento maggiormente rappresentativo, quel Soonwoo Kwon che nel 2019 ha disputato una stagione che lo ha proiettato in pianta stabile tra i primi 100 giocatori del mondo. Reduce dai quarti di finale ad Acapulco dove si è arreso solo a Rafael Nadal, il tennista di Sangju ha lasciato libero lo slot numero 1 a Duckhee Lee, giocatore numero 235 del mondo noto a tutti per essere l’unico professionista sordo a giocare nel circuito Atp. Nonostante l’handicap il coreano sta ottenendo risultati più che soddisfacenti: in carriera ha gia vinto 11 titoli Itf e si è spinto due volte in finale a livello Challenger, mentre in questa stagione è riuscito a passare un turno delle qualificazioni agli Australian Open nel match rocambolesco contro Alessandro Giannessi, vinto anche grazie all’ausilio di un medical time-out per crampi concessogli erroneamente dal giudice arbitro, con l’azzurro in vantaggio 4-0 ne long tie-break decisivo. Seguendo la classifica la seconda insidia più grande per la squadra capitanata da Corrado Barazzutti corrisponde al nome di Ji Sung Nam, modesto tennista classe 1993 che attualmente ricopre il 242esimo gradino del ranking mondiale. Una classifica costruita prevalentemente tramite i tornei Futures e grazie all’exploit nel Challenger di Columbus del Giugno scorso, dove solo il danese Mikael Torpegaard gli ha negato la gioia del primo sigillo nel circuito cadetto. Modesto doppista, con un best ranking al 105 Atp, Nam dovrebbe essere il secondo singolarista della squadra, con i restanti Yun Seong Chung (329 Atp), Min-Kyu Song (978 Atp) e Hong Chung (1320 Atp) a giocarsi un posto per disputare il doppio. Curiosa la convocazione di Hong, fratello maggiore di Hyeon, che nonostante abbia un best ranking al numero 632 datato 2 gennaio 2017 può vantare una discreta carriera Juniores, che l’ha visto entrare tra i primi 70 giocatori più promettenti del 2011. Di certo, quella coreana è una formazione decisamente alla portata dei nostri giocatori: Fabio Fognini, Lorenzo Sonego, Stefano Travaglia, Simone Bolelli e la new entry Gianluca Mager sono tennisti di tutt’altra caratura e livello tecnico, rispetto a tennisti che oltre alla poca esperienza mal digeriscono la terra battuta in quanto cresciuti, come la maggior parte degli asiatici, prevalentemente su superfici rapide. L’ostacolo che ci separa dall’accesso alla fase finale della Coppa Davis, nonostante ogni match vada preso con le molle, non appare di certo insormontabile.