In un’intervista rilasciata alla Wta, l’ex numero 1 del mondo e sorella minore di Marat ha espresso la volontà di dedicarsi nuovamente al tennis.
L’esperienza agli Australian Open con Sofia Kenin deve averle fatto rivivere sensazioni ed emozioni che, si sa, solo questo meraviglioso sport può regalarti. L’ex numero 1 del mondo Dinara Safina, sorella minore di Marat, in una lunga intervista rilasciata ai microfoni della Wta ha espresso la volontà di tornare ad occuparsi di tennis, dopo l’addio formalizzato l’11 maggio 2014 durante il torneo di Madrid. Una carriera costellata di successi importantissimi, macchiata solamente dalla mancata affermazione nei tornei dello Slam, al netto delle due finali giocate al Roland Garros e da quella in terra australiana. A differenza della sua mentore, Kenin è riuscita al primo tentativo a mettere le mani sul primo Major della carriera: “Tutto quello che ho detto a Sofia è stato di godersi la finale – ha esordito Dinara – è un momento ed un’esperienza unica e come tale va vissuto. Io ero sempre troppo tesa, così ansiosa di vincere che la mia mente era completamente bloccata. Naturalmente tutti vogliono affermarsi, ma una volta che sei lì, devi goderti il momento e divertirsi. Questo è quello che mi mancava”. Per tornare sempre più ad assaporare la vita di campo, l’ex tennista russa non esclude un ritorno da coach. Quel che si evince dalle sue parole è che sia in attesa di un progetto di ampio respiro, che possa regalarle anche solo parte delle soddisfazioni che ha ottenuto giocando nel rettangolo di gioco: “Sostanzialmente ho due possibilità. Vorrei costruire un giocatore, non esattamente da zero. Preferirei avere qualcuno intorno all’età di 15-16 anni, a quell’età i tennisti iniziano a maturare e stanno per diventare professionisti. Oppure potrei prendermi cura di un gruppo. Fino a metà aprile voglio pensarci, nel frattempo voglio schiarirmi le idee e vedere cosa succede”.
Chiosa finale sull’esempio Kim Clijsters, che sta tentando di tornare in forma per tornare a competere ai suoi livelli. Il match d’esordio con Garbine Muguruza, nonostante una forma fisica precaria, ha comunque lasciato intravedere e riassaporare agli appassionati tutto il talento sopito della giocatrice australiana: “Mi piace molto pensare alla vita – ha concluso Safina – al perché veniamo al mondo e a quale sia il nostro scopo. Abbiamo solo una possibilità, non c’è altra vita dopo. Se questo è ciò che ti rende felice, perché non farlo? Forse qualcuno pensa che sia assurdo tornare a competere con tre figli, magari pensano che il suo tempo sia passato e che non sia più giovane. Li capisco, ma se questo ti rende felice, non devi ascoltare nessuno, solo il tuo cuore. Kim è stata onesta con se’ stessa e deve essere comunque felice perché ci sta provando. Poi, anche se non funzionasse, ha comunque fatto tutto quello che voleva”.